Peter Fill, un bronzo che vale oro

Nonostante le difficoltà e i problemi familiari, premiato l'impegno dell'azzurro
peter fill

Innerhofer, un argento dopo l’oro e il bronzo. Fill, un bronzo che vale oro, o forse molto, molto di più. Nel giorno che proietta Christof Innerhofer nella storia dello sci azzurro (tre medaglie nella stessa edizione dei Mondiali, come lui soltanto Zeno Colò ad Aspen ’50), Peter Fill può finalmente sfogare la tensione di una stagione vissuta a metà fra le piste di mezzo mondo e un letto d’ospedale, al capezzale del padre Luis, colpito da una grave forma di pancreatite che ne ha messo a serio rischio la sopravvivenza.

 

«Quest’anno ho cercato tante volte di provare a dare il massimo, ma non ci sono mai riuscito – ha raccontato Peter, visibilmente commosso, al termine della Supercombinata di Garmisch che gli ha consegnato la seconda medaglia iridata dopo l’argento nel Super-G di Val d’Isère 2009 –. Quando mettevo i bastoni fuori dal cancelletto, pensavo sempre a papà. Sono contento, però, che quella forza che non riuscivo a esprimere in gara si sia riversata su di lui. Spero che questa medaglia lo aiuti a guarire il più in fretta possibile».

 

Racconta e si racconta Peter, descrivendo le sfumature di una stagione terribile, con la testa gonfia di pensieri e dubbi e le gambe stanche, sfibrate, semplicemente deboli. «Le tante ore trascorse in ospedale non mi hanno certo aiutato – ammette il 28enne carabiniere altoatesino –. Facevo le gare di Coppa del Mondo, andavo da papà e tornavo in pista, senza mai riuscire a fare allenamento. Del resto, a me interessava soltanto dare forza a lui. Lo sci non era nei miei pensieri: se fosse arrivato qualcosa dalle gare tanto meglio, ma io volevo solo aiutare il mio papà».

 

Il premio, inatteso, cercato ed estremamente meritato, è arrivato nell’appuntamento più importante dell’anno. «Quando sono arrivato al traguardo e ho visto che ero primo (faranno meglio di lui soltanto Innerhofer e il norvegese Svindal, ndr) mi sono tolto un grandissimo peso dalla pancia – ammette Peter –, perché è proprio in pista che sentivo maggiormente il dolore per mio padre. Per me è bellissimo cogliere questo risultato nell’ultima gara del mio Mondiale e regalarlo a lui, il mio più grande tifoso». Che adesso, nel suo letto d’ospedale, attende una nuova visita del figlio. Stavolta, però, con un metallo prezioso da appoggiare sul comodino.

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