Pescando il futuro in Myanmar

Il Paese più esteso dell’Indocina e grande il doppio dell’Italia attraversa un periodo di rapido cambiamento politico e sociale. Sono in atto riforme sostanziali che favoriscono investimenti e turismo. Fanno gola a tanti le materie prime. Dal nostro corrispondente in Thailandia
Myanmar

Myanmar 2013. Tutto o diciamo tanto sta cambiando e te ne accorgi quando si chiede il visto d’ingresso. Nell’ambasciata del Myanmar a Bangkok, ormai le procedure sono veloci ed in poche ore ti ritrovi una pagina del passaporto completamente occupata da un bell’ adesivo, un moderno visto. Ti stupisce pensando a pochi mesi fa, quando si doveva subire quasi un interrogatorio dal funzionario di turno per ottenere poi, se tutto andava bene, un timbro d’altri tempi compilato a mano. Il batticuore era sempre garantito perché non ero sicuro che andasse tutto bene, mentre ora tutto è computerizzato: un visto colorato, con la proprio foto stampata.

Quando atterri a Yangon ti accorgi che il Paese si sta preparando ad una pesca miracolosa: pesca d’investimenti stranieri, turisti e genti d’ogni provenienza si stanno riversando su questo misterioso e stupendo Paese situato in una delle zone più fertili del Sud est asiatico. Irrigato dal fiume Irrawaddy, con montagne al Nord e spiagge inesplorate (da sogno) al Sud. Attira anche per la posizione geografica, per la varietà di climi che trovi: dal centro sud caldo, al nord fresco ed anche freddo con le ultime montagne della catena dell’Himalaya dove si trova neve tutto l’anno. C’é’ chi dice che un potente della regione (prima che fosse deposto, condannato e cacciato) si fosse comprato una di queste montagne, per farne un resort, dove poter far venire i suoi sudditi tutto l’anno a sciare a prezzi modici. Per questo ed altri motivi, “sto signorotto” è stato cacciato e si trova ora in esilio da anni andandosene in giro col suo bel jet privato. Beghe regionali e di soldi: neppure pochi! Il Myanmar fa gola a tutti i potenti di questo mondo, diciamoci la verità, per petrolio, gas, rubini, legno pregiato, giada. Tutto quanto di prezioso ci può essere e si possa vendere.

Il Paese ha ancora molti problemi, riguardanti le tante e diverse etnie che lo compongono. Ci sono difficoltà con la minoranza Rohinya, per esempio, in prevalenza musulmana, recentemente oggetto di angherie e soprusi. I mesi scorsi sono stati caratterizzati anche da scontri violenti tra buddhisti e musulmani in varie aree del Paese. A detta di alcuni osservatori in realtà tutto accadeva da anni, ma i fatti erano sconosciuti all’estero iperchè la nazione era blindata. Ora si sa quasi tutto di quello che accade e le notizie corrono veloci battute dalle agenzie d’informazione.

Il presidente Thein Sein e il premio Nobel, Ang San Suu Kyi, insieme ad altri, fanno di tutto per tenere il Paese unito, per riappacificare, placare, sanare con lo sguardo rivolto al futuro. Lo sviluppo galoppante dà una vita migliore a tutti, se continuerà la pace sociale. La situazione non è facile e non lo sarà nemmeno nei prossimi mesi. Ma si va avanti, perché ormai è iniziato un processo di rinnovamento, d’apertura, di riforme che possiamo definire irreversibile. La visita del presidente Obama ha segnato un punto di non ritorno e tutti gli accordi che ne sono seguiti ne sono la prova. Anche l’Europa, con i suoi massimi rappresentanti, ha voluto partecipare al cambiamento attraverso molte ong che lavorano con grande profitto, aiutando per uno sviluppo eco-sostenibile come in agricoltura.

Fa comodo a tutti un Myanmar in pace e completamente inserito nella scena internazionale perché grande fonte di mano d’opera a basso costo sia per il mercato interno che estero e di questo, anche la confinante Thailandia ha grande bisogno. Attualmente nell’area metropolitanta della grande Bangkok si stima vivano un milione di cittadini dal Myanmar che svolgono le mansioni più umili: cuochi, personale di servizio, commessi nei negozi di strada, manovalanza nelle costruzioni dei grattacieli. Il proprietario di un negozio (che impiega solo personale dal Myanmar) mi diceva che sono dei gran lavoratori, onesti, parlano varie lingue e sono ottimi venditori. È proprio soddisfatto, tanto che il mese scorso si è concesso una bella vacanza in Italia, sicuro che il negozio sarebbe stato in buone e oneste mani.

Lo posso testimoniare personalmente per le amicizie di lunga data che mi legano ai Karen, una delle etnie che costituiscono il Myanmar. Bella gente, forte, sincera, avvezza al dolore ed alla fatica. Gente vera e tenace, per la maggioranza cristiana, con una fede come il loro carattere: forte, incrollabile ed un cuore tenero e sincero.

Anche muoversi all’interno del Myanmar è più facile escludendo, naturalmente, le zone dove si svolgono ancora operazioni militari. Ma per il resto si può viaggiare tranquillamente. Ora ci sono degli autobus provenienti dalla Cina e dal Giappone (con un’aria condizionata davvero ghiacciata!) che scorrazzano da Yangon un po’ per tutta la nazione. Si costruiscono anche le prime stazioni di servizio nell’unica grande autostrada esistente che da Yanong porta a Mandalay (passando da Naypyidaw, la nuova capitale). Ci sono persino i taxi nuovi! Anni fa ho perso il mio amato paio di jeans perché entrando in uno degli allora “top” taxi la sedia era sfondata (il taxista un giapponese ubriaco e vi lascio immaginare le condizioni) ed una molla aveva disegnato un bel sette sul mio amato pantalone. Ora ci sono degli ottimi taxi, col tachimetro, (ma non viene utilizzato perché la contrattazione è a voce ed in lingua birmana, anche se qualche parola in inglese è compresa!).

Il Myanmar ti impressiona per i colori, le varietà e per la gente dolce e volenterosa. Chi andrà in Myanmar, e lo consiglio davverosi prepara a quest’esperienza davvero simpatica. Vi sentirete come un pesce che nuota felice nell’acqua dell’avventura della vita. E ringrazierete d’essere tali nel mare del Myanmar!

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