Pesante condanna per Berlusconi
Il reato contestato. La sera del 27 maggio 2010, una ragazza marocchina, Kharima el Maroug (nota come Ruby), all’epoca minorenne, venne portata alla questura di Milano a seguito di una denuncia per furto. L’allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, fece una telefonata in Questura, chiedendo ai funzionari di turno di liberare la ragazza, al fine di evitare incidenti diplomatici, avendo notizia che si trattasse della nipote del presidente egiziano Mubarak. Ottenne che Ruby – che da parte del giudice competente per i minori avrebbe dovuto essere destinata ad una Comunità di accoglienza – fosse piuttosto affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti. La quale, a sua volta, la consegnò subito dopo a Michelle Conceicao, una escort brasiliana.
Secondo l’accusa, la telefonata del Cavaliere mirava ad impedire che la ragazza potesse rivelare i suoi rapporti con il presidente del Consiglio.
La sentenza di primo grado. Il Tribunale di Milano – giudici Giulia Turri (presidente), Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro – dopo sette ore di camera di consiglio ha condannato ieri Berlusconi a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per concussione e prostituzione minorile.
Il PM Boccassini aveva chiesto un anno in meno. Ma il tribunale ha riqualificato il primo capo d’imputazione, modificando il reato contestato da “concussione per induzione” a “concussione per costrizione”, adottando la nuova formulazione dell'articolo 317 del codice penale (così come risultante dopo l’approvazione della legge anticorruzione del novembre scorso), che prevede pene più severe.
Sono stati altresì trasmessi gli atti alla Procura per valutare le presunte false dichiarazioni rese da alcuni testimoni nel corso del processo, ed è stata anche disposta la confisca dei beni già sequestrati a Karima-Ruby ed al suo fidanzato.
Le reazioni. Berlusconi parla di una «sentenza incredibile» tendente ad eliminarlo «dalla vita politica del Paese». Tutto il Pdl fa quadrato attorno al suo leader. Amarezza, solidarietà, invito a «tenere duro» e ad «andare avanti» gli giungono da Alfano, Brunetta, Santanché e da altri parlamentari del partito.
Nessuna dichiarazione ufficiale si registra da parte dei leader delle altre formazioni politiche. Solo i senatori Andrea Marcucci e Mauro Del Barba (PD, area Renzi) fanno un appello: «Dobbiamo andare oltre, senza lasciarci influenzare da questa condanna. La sinistra non cada nel solito tranello e tenga bene distinte le vicende personali di Berlusconi da quelle della politica». Una dichiarazione in sintonia con quella rilasciata dall’ex ministro Giancarlo Galan, secondo cui Berlusconi «va affrontato nell'agone politico, non in quello giudiziario. Chi pensa di batterlo a suon di accuse e sentenze si sbaglia».
Non sembrano intravvedersi, all’orizzonte, possibili ripercussioni della sentenza sulla tenuta del governo.