Persone che “ce l’hanno fatta”
Quando si parla di persone disabili che “ce l’hanno fatta”, capita di farlo come se il mondo si dividesse in disabili, normodotati, e – a metà strada tra queste due categorie – i “disabili che ce l’hanno fatta”. Ci sono però anche storie che dimostrano come queste categorie siano limitative, e di come i “disabili che ce l’hanno fatta” siano più correttamente delle persone che hanno coltivato, sviluppato e messo a frutto i propri talenti, nonostante le difficoltà. È il caso ad esempio di Mariagloria Gallian, trentacinquenne rodigina, di cui ancora prima che della sindrome di Down è interessante parlare della sua vasta produzione poetica e artistica, delle medaglie di nuoto sincronizzato ottenute, o del contributo che ha dato e ancora dà alla creazione e gestione di un’attività imprenditoriale qual è un ristorante.
Ma partiamo dall’inizio. Mariagloria nasce a Rovigo, la più piccola di quattro fratelli, e alla nascita le viene subito diagnosticata la sindrome di Down. Dopo i primi momenti di grande sconforto i genitori reagiscono, cercando un modo di affrontare la condizione della figlia che sia diverso da quella che loro stessi definiscono “una resa incondizionata condita di buonismo”. Inizia così un percorso volto a far acquisire a Mariagloria diverse abilità e farle sviluppare le sue potenzialità, grazie in particolare agli specialisti dell’Istituto don Calabria e dell’associazione AGBD di Verona. Mariagloria si dedica così, oltre che ad andare alla scuola dell’infanzia come ogni bambino, ad esercizi fisici mirati, e finanche ad imparare a leggere e scrivere grazie a grandi cartelli con lettere già all’età di cinque anni.
Diventa un’appassionata lettrice, copiando tutto ciò che legge, ed acquisendo così un lessico molto ampio – che sarà poi anche la base dei suoi lavori futuri. Inizia poi la scuola elementare, seguita con successo da insegnanti di sostegno; a suonare il pianoforte e l’arpa – la mamma è arpista – e a fare sport, nuoto e nuoto sincronizzato in particolare, a livello agonistico. Sviluppa poi una spiccata passione per il disegno e si iscrive al liceo artistico. È in questi anni che inizia non solo a dedicarsi alla pittura su tela e vetro – di cui prende anche lezioni – ma anche alla poesia: una scoperta fatta da una sua insegnante, che per prima legge e apprezza i versi scritti dalla ragazza. «In effetti – ricorda la madre, Patrizia – fin da piccola ha voluto scrivere lei i biglietti di auguri, e lo faceva sempre con una frase poetica, mai con parole di circostanza».
Si diploma con 95/100, e inizia a partecipare a concorsi di poesia anche a livello internazionale; e i genitori raccontano della sorpresa che spesso dimostrano i presenti quando, alle premiazioni, vedono che l’autrice dei versi che si sono guadagnati uno dei primi posti ha (e chi l’avrebbe mai immaginato) la sindrome di Down. Nel 2008 viene invitata al Quirinale dall’allora presidente Giorgio Napolitano per la Giornata della donna, in cui viene dato riconoscimento a donne che si sono distinte in vari campi – in questo caso lo studio, l’arte e la poesia: e con l’occasione Mariagloria dona al presidente un suo dipinto su vetro.
La giovane continua con lo sport e l’arte, e partecipa ad un progetto avviato nel 2012 dall’associazione “Gli amici di Elena” per la formazione alla ristorazione di persone adulte con disabilità. Da lì nasce il ristorante “L’Osteria della Gioia”, con sede dal 2021 a Villanova del Ghebbo (Rovigo) grazie all’interessamento del Comune, a cui Mariagloria tuttora contribuisce.
Nel 2020 Mariagloria mette a frutto anche il tempo del lockdown, dipingendo 66 quadri e realizzando con la madre orecchini a braccialetti – da cui è nata la collezione “Le gioie di Glo”, diffusa sull’omonima pagina Instagram. Nel 2021 ottiene la medaglia d’oro nazionale nel nuoto sincronizzato paralimpico a squadre, e nel 2022 l’argento per il singolo.
A inizio 2024 viene pubblicato il libro Luci nella notte, una raccolta delle poesie di Mariagloria dagli anni del liceo. «Era tanto che desideravamo pubblicare questo libro – racconta la madre –; non tanto per far conoscere la storia di Mariagloria, quanto soprattutto per portare la speranza a tanti bambini e genitori, tante famiglie. Dire che si può avere speranza nel futuro e non bisogna mai dare per scontato che non sia possibile fare qualcosa. Aspirare ad un futuro migliore non è qualcosa di eccessivo».
Oggi Mariagloria lavora all’Osteria della Gioia come cuoca, continua a praticare nuoto agonistico e a portare avanti le sue passioni artistiche. Per ritornare la punto di partenza, una storia che dimostra come la banale definizione di “disabile che ce l’ha fatta” sia decisamente limitativa; e che invita a scoprire quanta ricchezza ci sia nel conoscere il percorso di ciascuno, senza incasellare in categorie.