Persona, società, stato
I cattolici liberali fra Stato e Chiesa secondo Rosmini
Non ha dubbi Rocco Pezzimenti, professore di Filosofia politica e di Storia delle dottrine politiche presso la Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma: a suo giudizio, Antonio Rosmini deve essere considerato un moderno Padre della Chiesa, un pensatore in grado di non sfigurare accanto a uomini del calibro di Agostino, Basilio e Gregorio Magno.
A fargli da corona, Pezzimenti pone alcuni intellettuali di area cattolica che, ingiustamente dimenticati o inopportunamente sottovalutati, meritano di essere studiati e conosciuti: è, tra gli altri, il caso di Niccolò Tommaseo, Vincenzo Gioberti, Pasquale Galluppi e Cesare Balbo.
Questo ampio volume rappresenta anche una sorta di risarcimento alla memoria di quelle significative personalità spesso trascurate pure da chi dovrebbe tenerne vivo il ricordo. Allora: Rosmini decisamente e meritatamente al centro.
Un Rosmini del quale viene colto soprattutto l’alto magistero morale, sociale e politico, poggiato sulle solide fondamenta di una filosofia personalista. Secondo il Roveretano (afferma Pezzimenti, facendo sue alcune illuminanti espressioni di Giuseppe Capograssi), la persona va intesa come «connessione profonda» di «infinito destino» e «individualità empirica»: essa, sostiene con forza Rosmini, possiede una tale eccellenza che non può essere sottomessa a niente se non alla verità. Ed è a questo punto che entra in gioco la Trascendenza, il Dio cristiano che mette al sicuro il rosminianesimo da ogni caduta nel panteismo e nell’immanentismo che, nell’Europa dei primi decenni dell’Ottocento, avevano preso le sembianze della filosofia di Hegel, il quale, non casualmente, sul piano della riflessione politica, era giunto a teorizzare una specie di 'statolatria' dimentica del valore della persona.
Rosmini non fu soltanto un teorico puro: egli guardò con occhio attento alla complessa situazione dell’Italia del suo tempo e più volte vi recitò un ruolo significativo.
Pezzimenti ricostruisce bene questo aspetto della personalità del grande Roveretano: un capitolo del libro è dedicato a chiarire la posizione di Rosmini nel dibattito sui rapporti fra Stato e Chiesa, un altro alla valutazione che egli dette degli eventi del 1848, un altro ancora alla proposta da lui avanzata in merito al problema dell’unità d’Italia. Vi sono poi le pagine in cui l’autore scrive cose molto interessanti sui comprimari di cui si è detto, spiegando bene in che cosa consistano la liberaldemocrazia di Tommaseo, il moderatismo di Gioberti, il liberalismo di Galluppi, il gradualismo di Balbo, e regalando così al lettore un bel ritratto della famiglia dei cattolici liberali.
Maurizio Schoepflin, Avvenire, 21 dicembre 2012
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