Pericolose dipendenze

In aumento il consumo di sostanze stupefacenti, le “abbuffate d’alcol” e le scommesse online, a rischio soprattutto giovanissimi e anziani. In occasione della giornata mondiale contro l'abuso e il traffico di droga riproponiamo l'inchiesta sulle dipendenze pubblicata sulla rivista Città Nuova di febbraio.

Bastano 6 euro per acquistare su Internet il kit per produrre marijuana, che sarà recapitato a casa con un imballaggio “discreto” contenente un seme autofiorente, un vasetto e il compost per far sbocciare in poche settimane una piantina a 5 punte. La legge vieta la produzione di cannabis, ma la Corte di Cassazione, con una rivoluzionaria sentenza emessa a sezioni riunite a fine 2019, ha stabilito che le coltivazioni di minime dimensioni, eseguite nella propria abitazione con tecniche rudimentali e per uso individuale, non comportano un reato penale. Pochi mesi prima, la suprema Corte aveva stabilito che non è lecito cedere e commercializzare foglie, infiorescenze, olio e resina della cannabis sativa light. Le vivaci reazioni alle sentenze si sono aggiunte alla discussione sulla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, riportando l’attenzione sui vari tipi di dipendenze e sulla loro pericolosità.

cannabis-foto-di-jirapong-pnngjiam-da-pixabayQualche dato sulle droghe
La Relazione annuale del 2019 della direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno afferma che per le organizzazioni malavitose (’ndrangheta, cosa nostra, camorra, organizzazioni criminali albanesi) il traffico delle sostanze stupefacenti resta «il principale moltiplicatore di ricchezza, perché i suoi utili sono di gran lunga i più rilevanti fra quelli da qualsiasi altra attività umana, sia lecita che illecita». Nel 2018, spiega il direttore Giuseppe Cucchiara, i sequestri di droga sono stati i più alti dal 1985 per eroina, droghe sintetiche, cannabis e hashish, segno di un consumo maggiore. Tra i dati che destano preoccupazione c’è l’incremento delle morti per overdose, che sono state 334, quasi una al giorno (+12,84%). Il 46% dei decessi è attribuibile al consumo di eroina, mentre il 19% alla cocaina.

In aumento anche i minorenni che spacciano hashish (+26,15%). Le organizzazioni malavitose, spiega Enrico Coppola, presidente dell’Associazione genitori antidroga (Aga), si infiltrano nelle scuole coinvolgendo gli studenti anche perché spaccino tra i coetanei. Secondo la Relazione del Parlamento sulle tossicodipendenze del 2019, un terzo degli studenti delle superiori ha consumato cannabis, iniziando tra i 15-16 anni. Nel 2018 la spesa per il consumo di sostanze psicoattive illegali è stata di 15,3 miliardi di euro. Il costo, stimato per difetto, per la cura delle tossicodipendenze è invece di circa due miliardi di euro l’anno, senza tener conto delle patologie correlate. Tra le sostanze più pericolose ci sono le droghe sintetiche, che arrivano ad essere anche 500 volte più potenti dell’eroina. Possono essere acquistate su Internet e sono sempre nuove, perciò sfuggono ai test tradizionali, costano poco e hanno effetti devastanti, se non letali, anche in piccole dosi.

In aumento anche  le violazioni per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti e gli incidenti con almeno un conducente sotto l’effetto di droghe: sono stati 1.048 e hanno provocato 1.893 feriti e 40 vittime. Il contrasto al traffico di stupefacenti è dunque fondamentale, per frenare la diffusione di sostanze che danneggiano gravemente la salute e la sicurezza delle persone e arricchiscono la malavita. «Le droghe – sottolinea Coppola – fanno male: danneggiano il cervello, con danni rilevanti soprattutto per i più giovani. I livelli di Thc (uno dei maggiori principi attivi della cannabis) hanno superato i limiti tollerabili per qualunque persona. I ragazzi, soprattutto, ne fanno un uso smodato, per sballarsi», e non parlare dei pericoli farebbe passare un messaggio sbagliato. «Lo Stato – aggiunge – non può legalizzare o rendere normale una sostanza che fa male alla salute».

Internet, azzardo e social network
«Tenendo presente che non sono un allarmista, quello che mi preoccupa di più in questo momento sono le scommesse, il gioco d’azzardo online». Lo psichiatra Federico Tonioni del Policlinico Gemelli di Roma spiega che sono in aumento i ragazzi, dai 15 anni in su, che giocano con lo smartphone sulle piattaforme online, spendendo anche mille euro al giorno. In Italia sono circa 300 mila i ragazzi tra i 12 e i 25 anni che hanno una dipendenza da Internet, gaming (giochi online) e social network. Poco più di 100 mila, invece, i cosiddetti hikikomori, i giovani che si chiudono in casa isolandosi e trascorrendo in Rete le giornate. In Italia, secondo l’Istat, oltre il 90% dei ragazzi di 15-24 anni naviga su Internet. L’85% degli adolescenti (11-17 anni) usa quotidianamente il telefonino, il 63% (tra 14 e 19 anni) lo utilizza a scuola; mentre il 50% trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno con lo smartphone in mano. Per quanto riguarda i social network, secondo una ricerca di Skuola.net, la Sapienza di Roma e la Cattolica di Milano per la Campagna “Una vita da social” della polizia postale, condotta su 6.671 giovani tra gli 11 e i 25 anni, un ragazzo su tre ha un profilo fake e uno su due è vittima di violenze. Dal 2016 al 2018 i dati sono raddoppiati e le vittime hanno tra i 14 e i 17 anni. Dilaga la mania del selfie: ogni tre minuti si controllano le notifiche e, per un ragazzo su tre, se non si ricevono like, l’umore ne risente negativamente.

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A capodanno ha fatto discutere la notizia della ragazzina di 12 anni di Rovigo finita al Pronto soccorso in coma etilico. Ebbene, le emergenze non sono un’eccezione. Nel 2017 ci sono stati poco meno di 40 mila accessi al Pronto soccorso: nel 20% dei casi erano codici gialli, nel 13,5% codici bianchi, nel 2% codici rossi. Dalla Relazione del 2019 del ministro della Salute sui problemi legati all’alcol, emerge che si inizia a bere a 11 anni. I soggetti più a rischio, per una scarsa conoscenza dei pericoli, sono circa 700 mila minorenni (soprattutto di 16-17 anni) e 2,7 milioni di ultra 65enni (di 65-75 anni). Complessivamente, ci sono 8 milioni e 600 mila consumatori a rischio e 68 mila alcoldipendenti. Frequenti gli incidenti stradali (dal 2017 al 2018 sono stati 4.575 quelli in cui alme- no uno dei conducenti era in stato di ebbrezza) e in aumento i mix con le droghe. «L’emergenza di questi ultimi anni – afferma il presidente dell’Aga, Coppola – è l’aumento del policonsumo, l’uso cioè di più sostanze, insieme o alternate, che provoca dei danni al cervello molto gravi». Preoccupano  in particolare «le richieste di aiuto dei giovanissimi. Ci sono ragazzi di 11, 12 anni che al mattino vanno a scuola ubriachi o  sotto  l’effetto di droghe. Le famiglie spesso sono assenti. In media, si accorgono del problema 5 anni dopo l’inizio dell’assunzione e chiedono aiuto dopo due anni, quando ormai c’è una dipendenza».

La prevenzione
Il semplice proibizionismo, nel caso delle dipendenze, non appare efficace. Storicamente, i migliori risultati si hanno con la prevenzione, soprattutto tra i giovanissimi. La Relazione europea sulla droga del 2019 esamina il cosiddetto “modello islandese”, che ha drasticamente ridotto in una decina di anni l’abuso di alcol e il consumo di droghe e di tabacco, con maggiori controlli sul tempo libero dei ragazzi, l’accesso gratuito ad attività sportive e culturali, un coprifuoco per i minorenni e più tempo da trascorrere in famiglia. Il Rapporto cita anche il “gioco della buona condotta”, un programma educativo per i bambini della primaria, che giocando punta a ridurre i comportamenti a rischio con incentivi comportamentali di gruppo per rinforzare norme e regole positive. «La vera prevenzione è la promozione della vita nelle sue mille forme», afferma Bartolomeo Barberia, responsabile delle comunità terapeutiche della Comunità papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. «La dipendenza è, in profondità, una risposta sbagliata che l’individuo dà ai bisogni autentici che vive. Il bisogno di dare senso alla propria esistenza è fondamentale per la persona umana, come il bisogno di motivazioni, di essere protagonisti della propria vita, che non vuol dire fare cose mirabolanti, ma vivere un mondo di relazioni positive. Uniamoci tutti per promuovere la positività della vita, diamo gambe per camminare alla solidarietà e non all’individualismo. Aiutiamo le famiglie e le persone che vivono il dramma delle dipendenze a non perdere mai la speranza, perché la rinascita è possibile ed è testimoniata da tante esperienze».

Legalizzare le droghe leggere?
Ad Antonio Tajani di Forza Italia, che aveva  scritto su Twitter che «tutti coloro che fanno uso di droghe pesanti hanno iniziato facendosi una canna», l’immunologo Roberto Burioni aveva risposto: «Tutti quelli che  hanno  infilzato il cognato con un serramanico hanno iniziato tagliando il filetto con un coltello da cucina». Ma la questione delle dipendenze, per i pericoli che comporta, non può essere liquidata con i tweet. Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, gira l’Italia per spiegare perché è contrario alla legalizzazione. Da una parte ci sono le ragioni di chi è a favore: le droghe leggere non fanno male, in un mercato legale si avrebbe certezza delle sostanze vendute, si ridurrebbero i guadagni della malavita, si allontanerebbero i giovani dagli spacciatori, le forze dell’ordine potrebbero dedicarsi ad altri compiti, ci sarebbero cospicui introiti per lo Stato, si creerebbero nuovi posti di lavoro… Dal punto di vista scientifico, spiega Gratteri nel video “è Storia 2019, il contrasto alla famiglia mafiosa”, non esistono droghe leggere e droghe pesanti.

La marijuana non è come quella degli anni ’70, ma ha un Thc (il principio attivo) decisamente superiore. Con la legalizzazione, il prezzo della marijuana (4-5 euro al grammo) raddoppierebbe, arrivando a costarne – secondo le stime – anche 10, 12 euro, diventando poco conveniente rispetto al mercato parallelo della malavita. Non si allontanerebbero i minori dagli spacciatori: non potendo richiedere la cannabis in farmacia perché minorenni, continuerebbero ad approvvigionarsi dalla criminalità organizzata, che privata della marijuana potrebbe concentrarsi sulle droghe più pesanti, impegnando di più le forze dell’ordine. Gratteri non è allettato neanche dai 4,5 miliardi di euro che lo Stato potrebbe incassare ogni anno. «Quando si è regolamentata la distribuzione delle slot machine nei bar – spiega –, si disse che lo Stato avrebbe incassato 2,5 miliardi di euro. Oggi, però, nessuno fa il calcolo di quanti malati di ludopatia ci sono, con spese a carico della sanità pubblica». L’uso sistematico della marijuana, inoltre, porta alla diminuzione della corteccia celebrale, che è la parte del cervello dove risiede la memoria, situazione che può determinare problemi mentali soprattutto tra i più giovani e l’aumento delle violenze domestiche e non solo. «Quando vengono a parlarvi di questi argomenti – conclude Gratteri –, prima di abboccare, documentatevi!».

Giovani e alcol, la moda degli shot e del binge drinking
«Nella mia città la maggioranza dei miei coetanei fa uso di alcol. Di sabato, la strada dei pub è pienissima di ragazzi che bevono. Anche alle feste capita di bere un po’ di più. Alcuni lo fanno apposta, perché si vogliono sciogliere, qualcun altro esagera senza neanche accorgersene». Marta ha 18 anni e vive in una città del Centro Italia. Quando si esce, spiega, di solito si bevono un paio di birre. Ma la vera moda sono gli shot: i bicchierini di superalcolici che costano 1, 2 euro e vengono bevuti d’un colpo «per sballarsi. Ne abbiamo parlato anche a scuola, dopo l’incidente che a Roma ha ucciso due ragazze. Un professore ci ha chiesto se beviamo e qualcuno ha raccontato che beve uno shot a inizio serata, uno a metà e due per concluderla. Dopo 4 shot sei davvero allegro!». Tra i ragazzi, il binge drinking (abbuffata di alcolici) è una vera moda, diffusa soprattutto al Centro Nord. C’è anche chi fuma gli spinelli, che sono molto facili da trovare, e non manca chi li consuma in presenza dei genitori, che condividono la stessa abitudine. La moda dell’alcol e dei superalcolici, spiega Marta, è un po’ preoccupante, perché «mentre si sa che le droghe fanno male, l’alcol sembra più accettabile, perché i genitori stessi bevono un bicchiere di vino a tavola. Non si conosce il limite da non superare».

enrica-salvadorIl limite lo indica Enrica Salvador, psichiatra e psicoterapeuta, coautrice del libro “Abuso di alcol, quando bere affoga il sentire” (L’Asino d’oro edizioni). L’alcol diventa tossico perché, se si accumula nel corpo, viene trasformato dagli enzimi in acetaldeide, una sostanza cancerogena. «In un ragazzo l’apparato enzimatico inizia a svilupparsi intorno ai 15 anni e si completa verso i 21. In questa fascia d’età c’è un corredo enzimatico ancora insufficiente, per cui il quantitativo di alcol diventa uno spartiacque importante. L’Organizzazione mondiale della sanità limita l’utilizzo a una unità alcolica al giorno per le donne e a due per gli uomini».

Per i ragazzi è difficile stabilire un quantitativo adatto. «Io direi – aggiunge Salvador – che fino ai 18 anni è bene evitare. L’assaggio non è un problema, ma un abuso di alcol prima dello sviluppo degli enzimi comporta sempre un danno che non è tangibile finché non si arriva agli eccessi che portano al ricovero in pronto soccorso. E anche se non si arriva a tal punto, non si può escludere che non ci sia un danno». Per la psichiatra bisognerebbe lavorare meglio sulla prevenzione, che oggi viene operata in un modo discordante tra le varie istituzioni. «La strada delle pene esemplari, della tolleranza zero, delle forme di proibizionismo nella storia – commenta Salvador – ha sempre fallito, perché se sotto l’abuso di alcol c’è una malattia mentale, il deterrente non funziona. Serve un approccio culturale multidisciplinare. Bisogna cambiare mentalità».

«A rischio i bambini che non si sentono amati»
Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile del Centro pediatrico per la psicopatologia da web, presso il Policlinico Gemelli

Professore, quali sono le dipendenze più pericolose, oggi?
Il fenomeno che negli adolescenti preoccupa di più sono le scommesse con gli smartphone, ovvero il gioco d’azzardo online. Le conseguenze possono essere molto gravi, perché si perdono veramente tanti soldi e si possono innescare dei comportamenti reattivi pericolosi.

Federico TonioniDi che età stiamo parlando e di quali importi?
I ragazzi giocano dai 15 anni in su, quando hanno qualche soldo e lo smartphone, e lo possono usare 24 ore su 24. Per quanto riguarda gli importi, ho visto perdere anche mille euro in un giorno e poi provare a recuperarli, perché ci sono piattaforme che fanno credito, senza curarsi del fatto che l’adolescente sia un minorenne. Esistono situazioni che fanno di questa forma di abuso una delle più gravose da recuperare. Più di quanto, paradossalmente, si parla della cannabis e della prima sbornia, cose che possono rientrare nel bagaglio delle prime esperienze degli adolescenti. Sono esperienze che non fanno bene: sappiamo tutti che le sigarette e le canne fanno male e anche l’alcol, in prospettiva. Però, dal mio punto di vista, è peggio un ragazzo che non riesce mai a fare un’esperienza che rasenta la trasgressione di quello che invece la fa una volta.

Perché sono pericolose le scommesse online?
Perché è una forma di azzardo. È un eccitante molto forte, come un’amfetamina a rilascio lento. Il problema non è solo quanto perdono i ragazzi, ma quanto ci pensano. Se un ragazzino fa una scommessa e il risultato arriverà la settimana dopo, lui sarà eccitato tutta la settimana e anche un po’ dissociato.

Qual è la situazione per le altre dipendenze?
Più che parlare di nuove sostanze, parlerei di un nuovo modo di assumerle, dove lo scopo non è la ricerca del piacere, ma il bisogno di perdere il controllo. Per quello che riguarda Internet, invece, il concetto di dipendenza nei ragazzi è molto fragile. Dal mio punto di vista, se non dà dolore mentale, l’iperconnessione è un diritto degli adolescenti, e lo stesso vale per il gaming online, cioè i ragazzini che giocano ai giochi sparatutto. Dobbiamo preoccuparci esclusivamente se queste forme di abuso, soprattutto quella del gaming online, si verificano insieme a un ritiro sociale.

Non si rischiano dipendenze?
Per quanto riguarda l’innescarsi di dipendenze patologiche in età adulta non c’entrano i comportamenti avuti nell’adolescenza o nell’infanzia, ma il fatto di avere uno spazio interno che ti fa diventare dipendente patologico e questo ha a che fare esclusivamente con bambini che non si sono sentiti amati. Basterebbe divertirsi con i figli e aiutare i bambini da piccolini, soprattutto i più silenziosi, a riconoscere quello che provano e a dirlo a parole. Li aiuterebbe a tirare fuori quello che si tengono dentro e a valorizzare la loro autostima. Basterebbe questo per prevenire un sacco di disarmonie nell’adolescenza.

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