Pericolo selfie
Sono un camminatore urbano, specie in via di estinzione. Da qualche anno in qua, due o tre, la deambulazione nelle piazze e nelle vie del centro è diventata vieppiù complicata, a volte persino pericolosa. Per via dei telefonini: non solo per l’uso che ne fa il sottoscritto (a chi non è capitato di prendere in pieno un palo di segnalazione verticale o un umano che se ne va ignaro per la città perché troppo immerso nello schermo del suo smartphone?), ma anche e soprattutto per l’uso che ne fanno gli altri. Gli intruppamenti sono allora inevitabili, in particolare quando ci si fa un selfie. Così nella convulsione di una via del Babuino a Roma colma di turisti e di avventori, un gruppo di studentesse ceche è riuscita l’altro giorno a provocare un incidente stradale per un selfie prolungato.
Ben più gravi le conseguenze per il ragazzino che ieri, per immortalarsi in un “selfie estremo” sulla linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria, a Soverato, mentre arrivava l’Intercity delle 17.30, è stato travolto dal convoglio rimanendo ucciso sul colpo. Due suoi compagni, 13enni coetanei, che partecipavano alla bravata, se la sono cavata, fuggendo per la paura. Sono stati rintracciati dalle forze dell’ordine in evidente stato di choc. Solo qualche mese fa, sempre in Calabria, a Fuscaldo, una ragazzina quindicenne era stata travolta da un treno, non essendosi accorta del fragore, perché ascoltava musica dal cellulare con gli auricolari.
Nessuno nega più la portata della rivoluzione digitale, che per noi cittadini normali si concretizza soprattutto nell’uso talvolta esagerato dei telefonini-computer ormai entrati negli oggetti da portare con sé assieme al fazzoletto, al portafogli, alle chiavi di casa. Il numerico ci sta cambiando, letteralmente, il cervello. Ma questi strumenti, peraltro ricchissimi di potenzialità anche relazionali oltre che tecniche, non hanno in sé la possibilità di indicarci il limite da non superare. Limiti che vengono spesso dimenticati quando entrano in gioco le emozioni estreme, quelle che fanno perdere il senso della realtà. Ciò vale per il volume eccessivo, così come per i contatti a sfondo sessuale con sconosciuti, o come nel nostro caso per provare l’ebbrezza di un selfie messo sui social per farsi belli con i coetanei. Sono in primo luogo la famiglia e la scuola che possono dare ai ragazzi questo senso del limite. Prima che sia troppo tardi.