Perfetti come il Padre

Da una cpnversazione della presidente dei Focolari su "La volontà di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich.  
Jgor Mitoraj

«Ma quale il segreto per non scostarci mai dalla volontà di Dio?».

È la domanda che Chiara stessa, con le sue prime compagne, si era posta fin dagli inizi e che anche oggi può comparire all’orizzonte, soprattutto quando numerose occupazioni rischiano di riempire il nostro cuore. Ed ecco che anche qui la sua esperienza diventa per noi paradigmatica. Dio subito le ha fatto capire come fare.

 

«Fammi fermare il tempo!», aveva pregato una volta. Ed ecco la risposta di Dio: «Vivi l’attimo presente bene, con tutto il cuore, tutta l’anima e le forze, perdendo tutto, tutto, tutto. Non esiste nulla per te, tu sii la volontà di Dio viva. Fa’ quella data cosa così bene da fare di essa un pacchetto ben confezionato, bellissimo, presentabile agli angeli e a Dio».

Lo sottolinea anche Bonhoeffer: «C’è sempre e soltanto il momento decisivo, e cioè ogni momento che può diventare eticamente importante. Ma ieri non può diventare decisivo per il mio agire morale di oggi. Si deve piuttosto cercare sempre di nuovo il rapporto diretto con la volontà di Dio e non pensare: rifaccio oggi di nuovo una cosa perché ieri mi è sembrata buona; bensì: la rifaccio perché anche oggi la volontà di Dio mi mette su questa strada».

 

Essere dunque nel presente, «come un viaggiatore sul treno», suggerisce Chiara con un’altra bella immagine, che ricordiamo fin dai primi giorni in cui abbiamo conosciuto l’Ideale. Il viaggiatore non può accelerare l’arrivo andando avanti e indietro sul treno, ma, stando fermo al suo posto, si lascia portare dal treno. E così succede anche all’anima nostra: «Per arrivare a Dio deve compiere la Sua volontà con interezza, nel momento presente, perché il tempo cammina da sé».

 

«Fare la volontà di Dio, solo quella e non altro. E ciò significa fare bene, per intero, ogni momento, quell’azione che Dio ci chiede. Essere tutti lì in quell’opera, eliminando ogni altra cosa, perdendo pensieri, desideri, ricordi, azioni… che riguardano altro. Parlare, telefonare, ascoltare, aiutare, studiare, pregare, mangiare, dormire, senza curarci di nient’altro; fare azioni intere, pulite, con tutto il cuore, la mente e le forze. È questo il modo di amare Dio».

In una luminosa pagina inedita, tratta dal ’49, spiegando quali sono le conseguenze dell’essere “la volontà di Dio in atto nell’attimo presente”, Chiara annota ancora che significa esser Dio: «È vivere Gesù Abbandonato e cioè il vuoto di sé per esser Dio». E in un altro punto precisa che «chiunque è Gesù, è la volontà di Dio vivente in quell’attimo, è perfetto come il Padre».

 

È chiaro che questa è anche la via che tutto il movimento è chiamato a percorrere. Infatti scrive Chiara: «Anche l’Opera di Maria, nella sua storia, dopo aver conosciuto […] Dio che è Amore, è stata chiamata a rispondere con un sì alla sua volontà».

Ma come può farlo ora? Come essere questa realtà viva ora che non possiamo più attingere dalla viva voce della fondatrice quella ispirazione sempre nuova che ha accompagnato ogni nostro passo?

Tante volte nei numerosi indimenticabili incontri con lei, le abbiamo confidato questo interrogativo e ci ha sempre esortati a non preoccuparci, perché ci sarebbe bastato attingere agli scritti, alle bobine, ai video che ci avrebbe lasciato e in particolare agli Statuti; Statuti che riguardano l’intera Opera con tutte le sue vocazioni, religiose e laiche.

 

È negli Statuti prima di tutto che Chiara ha espresso il disegno di Dio sul movimento così come lo Spirito Santo glielo ha suggerito e la Chiesa lo ha confermato, approvato. Lì è descritto il nostro cammino, la precisa volontà di Dio su di noi, ed è lì, quindi, che dobbiamo continuamente attingere per realizzarlo nell’oggi.

Gli Statuti – ci ha detto – sono «il “Verbo” del movimento, la parola del movimento, quello che il movimento esprime». Sono «una cosa sacra». Perciò siamo chiamati a viverli così come sono, «senza toccare il bambino», come diceva Chiara, per salvaguardare per l’eternità l’identità di questa creatura nata dalla sua ispirazione.

 

Negli Statuti c’è quanto Dio vuole da noi, l’unità prima di tutto, come premessa di ogni altra sua volontà, «come norma di ogni norma, come regola da attuare prima di ogni altra regola».

«Noi non abbiamo significato nella vita se non in questa parola, dove tutto prende senso: ogni nostro atto, ogni preghiera, ogni respiro. E, se saremo concentrati su questa parola, se la vivremo meglio che possiamo, tutto sarà certamente salvo per noi: salvi noi e salva quella porzione di Opera che ci è stata affidata».

(continua)

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