Ho perdonato “l’altra”
Dopo trent’anni di matrimonio, non sono cose che ti aspetti, però le sai riconoscere. Mio marito è un introverso, ma io ho sempre compreso i suoi silenzi e un giorno, posso dire di aver percepito che stava succedendo qualcosa che non andava bene. Lei era la madre di una compagna di scuola di mio figlio che si stava separando dal marito. Noi l’avevamo aiutata ad ottenere una casa, ad imbiancarla, anche a traslocare. Quanto ero arrabbiata! Mio marito confessò subito il tradimento, quasi sollevato dalla mia scoperta. Tagliò quel rapporto e mi chiese scusa. Non fu facile ricominciare tra di noi. All’inizio, passavamo le giornate insieme ma io non riuscivo a parlare. Il silenzio, questa volta, era diventato il mio modo per fargli capire tutto il dolore che provavo.
Non riuscivo a darmi pace anche del tradimento di lei. Se sei una persona normale, non puoi pensare che qualcuno che hai aiutato tanto possa arrivare a ferirti così. Vedevo quella donna ovunque. Io volevo perdonare, chiedevo ogni mattina a Dio che mi aiutasse. Ma non ci riuscivo. Passai così diversi mesi, finché un pomeriggio non ricevetti una telefonata.
«Perdonami!»: la sua voce dentro la cornetta era solo un soffio ma bastò a risvegliare tutta la mia rabbia e il mio dolore. L’unica cosa che riuscii a fare fu mettere giù il telefono, con l’anima in subbuglio. Non trovavo pace. Poi, un giorno, entrando in chiesa, il mio sguardo fu catturato da un poster su cui era scritto: “Senza perdono non c’è futuro!”. Fu come una lama, una lama che mi aprì l’anima e che fece uscire tutto il male che provavo. “Senza perdono non c’è futuro”, continuavo a ripetermi. Era vero. Da troppo tempo non trovavo pace, quella pace che ti consente di guardare avanti con fiducia.
Quelle parole mi lavorarono dentro e, un poco alla volta, la mia anima si placò. Sapevo che non sarei riuscita ad andare da lei, per chiarire. Però, chiedevo a Dio che il mio animo fosse pulito. Libero dal rancore. Trascorsero diversi anni. Fu durante un torneo di burraco che, inaspettatamente, me la ritrovai di fronte, come avversaria. Certamente, non posso dire che la cosa mi lasciò indifferente. Ma dopo uno smarrimento iniziale, prese il sopravvento una strana naturalezza, giocammo l’una contro l’altra senza l’ombra del passato.
Recentemente, ci siamo ritrovate compagne di viaggio durante una gita di diversi giorni. La naturalezza della volta prima, sollecitata dalla frequentazione, è diventata in me serenità. Alla fine, si è offerta di riaccompagnarmi a casa e io ho accettato. Eravamo sole in auto, dopo tanti anni da quel tradimento, ma nessuna delle due era più la donna di allora.
Così, mi confidò dolorosamente la sua consapevolezza di aver vissuto una vita sbagliata, il senso di colpa per aver fatto soffrire la figlia, anche di aver voluto “prendere” la mia famiglia per farmi star male, come lei. Non riusciva a perdonare e a perdonarsi queste cose: «Oggi sono un’altra persona, sto cercando di cambiare, sto cercando Dio…». Quella notte non riuscii ad addormentarmi per la gioia.
Da qualche tempo, io e lei condividiamo lo stesso cammino di fede. Durante un incontro a cui l’ho invitata, si è sentita libera di raccontare tanti fatti negativi della sua vita e anche il suo desiderio di cambiamento. Quando sono arrivata a casa, ho trovato sul cellulare un suo sms. Diceva: «Sei speciale, ti voglio bene».
Mi sono messa a piangere. Davvero Dio trasforma le cose impossibili. Dopo tanti anni, mi aveva reso capace di perdonare e questo aveva aperto una strada di speranza per entrambe.