Percussioni a Santa Cecilia
Il concerto del giovane Martin Grubinger che esegue Conjurer per percussioni e orchestra strabilia il pubblico. Stasera ultima replica
Oggi ultima replica dell’evento all’Accademia romana, cioè il concerto del giovane Martin Grubinger che esegue Conjurer per percussioni e orchestra (2008) di John Corigliano, autore americano sulla breccia per concerti, sinfonie e colonne sonore. Grubinger, ragazzo disinvolto in possesso di una tecnica sbalorditiva che richiama urla da stadio tra i giovani, è figlio d’arte, salisburghese, aperto a tutti gli strumenti di percussione.
Nel concerto Conjurer passa dai Legni, primo tempo, ai Metalli, secondo tempo e chiude con le Pelli. È un mondo di suoni, primordiali e attuali, di civiltà sonore che si intersecano: affascinante la commistione di ritmi. Si passa dai pianissimi ai fortissimi, dal tremolo al glissando, dalla “cadenza” per strumento solo (ed è allora esplosione) al dialogo orchestrale, soprattutto nel dolce e delicato secondo movimento, il più ispirato in un musicista eclettico come è Corigliano.
Martin furoreggia, suda, impazza felice passando da una sezione all’altra, regalando un bis ad ultrasuoni, e i l direttore trentasettenne Philippe Jordan l o segue attento, complice, anche lui ragazzo già sul punto di diventare star, ma musicista preparato, scrupoloso. Lo dimostrerà dirigendo energicamente l’enciclopedica Decima Sinfonia di Sostakovic (1953), roboante e forse non quel capolavoro di un compositore che sembra talora sopravvalutato.
Quanto a Grubinger vale la pena non perderlo, è un geniaccio dalla fantasia scatenata: e la sua arte è affascinante, perché dice lo spirito ribelle della gioventù e dionisiaco anche del nostro tempo.
Quanto a Grubinger vale la pena non perderlo, è un geniaccio dalla fantasia scatenata: e la sua arte è affascinante, perché dice lo spirito ribelle della gioventù e dionisiaco anche del nostro tempo.