Perché voto NO al referendum costituzionale
Ho deciso di andare a votare No il prossimo 4 dicembre in maniera convinta e molto consapevole. Per molti motivi formali e sostanziali ma anche di contesto, eccone alcuni. Sono convinto che è proprio votando No che si può cambiare. Cioè può cambiare di segno una deriva nella concezione dello Stato interpretato e gestito oggi sempre più come se fosse un'azienda sotto il dominio della grande finanza e non una comunità orientata al bene comune e alla persona.
Questa deriva è cominciata da tempo ma ha avuto le sue tappe ben definite. La storia più recente comincia nel 2011 e in soli sei mesi porta ad una modifica costituzionale che introduce il principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.
Esiste un orientamento preciso in questo senso da parte degli attori della finanza mondiale che vogliono far passare per cambiamento il rafforzamento e il consolidamento del loro potere di ricatto su interi popoli. La stessa finanza senza regole che ha prodotto i guasti in cui ci dibattiamo attualmente.È noto il report del 2013 della JP Morgan con il quale la banca d'affari statunitense, considerata dallo stesso governo Usa responsabile della crisi dei sub prime, ha invitato l’Europa a sbarazzarsi delle “costituzioni antifasciste”, perché «I sistemi politici dei Paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l'integrazione. C'è forte influenza delle idee socialiste» intendendo con questo termine la tutela garantita ai diritti dei lavoratori considerata come fattore di debolezza e non di coesione sociale.
Sempre secondo l’analisi della stessa società finanziaria statunitense, tra i responsabili della attuale e persistente grave crisi economico finanziaria, «i sistemi politici e costituzionali del Sud Europa presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)».
Proprio a partire da questa resa di posizione molto influente, affermo che votare No vuol dire reale cambiamento mentre il Si va a consolidare quel sistema finanziario che ha messo sotto scacco l’intero Pianeta.
Fatta questa premessa necessaria per capire, a mio parere, il contesto da cui nasce questa riforma costituzionale Boschi Renzi, ho deciso di votare NO perché la deriva sta spostando in modo strisciante, ma di fatto e velocemente, il Paese da una repubblica parlamentare ad una presidenziale senza dichiararlo e senza i controlli e gli equilibri dei poteri che sono previsti nei paesi governati da quel modello.
Voto No perché l’esecutivo, e in particolare il primo ministro, potrà eleggersi tutte le principali cariche dello stato, della magistratura, della corte costituzionale senza equilibri e controlli tra poteri.
Voto NO perché i padri avevano voluto una Carta Costituzionale che unisse il Paese e non lo spaccasse e quello fu il momento più alto di sintesi condivisa delle diverse culture uscite dalla guerra e dalla resistenza, tutti vi riconobbero perché tutti vi avevano contribuito, non fu un governo a proporla e farla.
Voto NO perché i padri costituenti usarono volutamente un linguaggio semplice, snello, chiaro ma profondo che fosse a tutti comprensibile e interpretabile oggettivamente mentre il testo proposto è arzigogolato e scritto male e sembra fatto apposta per dare lavoro a legioni di legulei come nella fattispecie l’articolo 70.
Voto NO perché si toglie alle comunità locali ogni autonomia di decidere sul proprio futuro e su scelte che possono incidere profondamente sul loro ambiente e qualità di vita in nome di un presunto e generale interesse nazionale come nel caso del gasdotto in Puglia.
Voto NO perché le spese militari stanno crescendo di fatto a dismisura nonostante la crisi e nonostante vincoli di bilancio e, rafforzando il potere esecutivo rispetto al parlamento, temo che questo diverrà esponenziale.
Voto NO perché siamo in momento storico molto difficile per gli equilibri mondiali e nel Mediterraneo. Il Paese potrebbe trovarsi presto a decidere su questioni delicate circa l’uso delle nostre forze armate e al loro dislocamento nei vari scacchieri mondiali e a farlo potrebbe essere un esecutivo che può evitare di confrontarsi con un parlamento forte e autorevole. Inoltre le stesse prerogative del Presidente della Repubblica sarebbero molto indebolite se non compromesse.
Voto NO perché se è vero che non è stata toccata la prima parte della Costituzione ma, di fatto la si rende sterile, senza dimenticare che dopo il cosiddetto cambiamento si creeranno le condizioni di potere adatte e necessarie per cambiare, senza troppi problemi, la Costituzione anche nella prima parte.
Voto NO per moltissime altre ragioni di merito e di sostanza ma queste mi sembrano già più che sufficienti.
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Questo articolo esprime l’opinione personale di chi lo ha scritto
Città Nuova ha deciso di dare spazio ad un dialogo aperto ed esigente tra i sostenitori del SI e del NO in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre secondo il criterio espresso nello speciale
http://www.cittanuova.it/home/15551/speciale.html
http://www.cittanuova.it/c/458365/Divisi_verso_il_referendum_Appello_ad_un_voto_consapevole.html
http://www.cittanuova.it/c/458287/Il_referendum_alle_porte_Continuiamo_il_confronto.html
Ascoltando l’invito all’unità del Paese come espresso dal Movimento politico per l’unità in Italia
http://www.cittanuova.it/c/457053/Referendum_No_allo_scontro_tra_guelfi_e_ghibellini.html
Ovviamente anche le interviste rientrano fisiologicamente nella finalità di offrire un approfondimento nell’ascolto delle ragioni del SI e del NO