Perché un festival di Economia civile
L’Italia e l’Occidente stanno vivendo una stagione difficile di rabbia e passioni tristi dove il problema non è soltanto economico ma anche identitario ed esistenziale. Siamo convinti che valore economico sostenibile, felicità, solidarietà, generatività siano gli approcci giusti per ripartire. Non solo parole ma già oggi progetti, idee, esperienze concrete che una parte importante del Paese, a cui il nostro Festival darà voce, sta declinando sul campo.
Per questo e per molti altri motivi la nascita del Festival nazionale dell’Economia civile è qualcosa di inedito, originale e importante.
Il primo è che il lavoro di un economista e di un operatore sociale che vuole risolvere i problemi che i cittadini gli chiedono di affrontare è enormemente più complicato di quello di un meccanico e di un medico. Al meccanico bastano le sue competenze e le chiavi della macchina. Al medico serve anche la collaborazione del paziente. All’economista e operatore sociale non basta infatti avere una buona ricetta, e neanche che un singolo paziente collabori. C’è bisogno della collaborazione di un numero di cittadini un po’ più numeroso per produrre cambiamenti che abbiano un minimo di probabilità di successo. La nascita del nostro Festival vuole essere specchio, amplificatore e motore di questo cambiamento inteso come capacità di attivazione dal basso di cittadini, organizzazioni e imprese che già esiste nel nostro Paese e va solo stimolata e potenziata.
Il Festival nazionale dell’Economia civile è anche un festival della felicità, della ricchezza di soddisfazione e senso della nostra vita. Gli esseri umani sono felici se la loro vita è generativa.
Ovvero siamo felici se la nostra opera, le nostre relazioni, il nostro modo di essere in sintonia con il mondo che ci circonda, migliora la vita di qualche altro essere umano.
Mettersi in moto per dare assieme una risposta ai problemi che ci circondano dunque non è solo la migliore ricetta politica per cambiare in meglio il nostro Paese, è anche la via migliore per dare senso e significato alla nostra vita.
Il Festival intende da questo punto di vista essere una fonte d’ispirazione attraverso le parole e i fatti di protagonisti che ci possono aiutare in questo cammino.
Nella consapevolezza, ed è questo il principio fondamentale della “politica economica” dell’economia civile, che un mondo complesso come quello in cui viviamo non potrà mai salvarlo “l’Uomo della Provvidenza”, quel leader o uomo forte sulle cui spalle per pigrizia e mancanza di generatività vorremmo mettere sulle spalle la croce del paese.
Nessun leader o uomo della provvidenza, ricordava Baumann, può risolvere da solo problemi così complessi come quelli delle società contemporanee. Il mondo “a due mani” (quella invisibile del mercato e quella visibile del leader politico) non può funzionare. C’è bisogno di un mondo “a quattro mani” dove mercato e istituzioni sono aiutate nel loro lavoro dalla terza mano della cittadinanza attiva e dalla quarta mano delle imprese socialmente, ambientalmente e civilmente responsabili.
L’economia non è la scienza triste della descrizione dei vincoli di bilancio ma la definizione di sfide, investimenti, progetti che, non ignorando i vincoli, possono rendere felici e ricche di senso le nostre vite.
Nel Festival Nazionale dell’Economia Civile scopriremo che i germogli del cambiamento sono già tra noi e sono molteplici, anche se spesso poco visibili. La sfida che dobbiamo vincere tutti insieme, per il futuro del nostro pianeta e per la generatività delle nostre vite, è renderli “virali”, popolari, contagiosi.
Una missione affascinante che il festival intende ispirare e lanciare dal 29 al 31 marzo a Firenze.
Siete (siamo) tutti convocati per questa grande festa.
Leonardo Becchetti (professore ordinario di economia politica presso la Facoltà di economia dell’Università di Roma Tor Vergata) è il presidente del comitato scientifico del Festival nazionale dell’Economia civile