Perché tanto odio?
«Perché? Qualche giorno fa passeggiavo tranquillamente nel quartiere Sainte-Foy nella città di Québec. È il quartiere dove abita la mia amica. E oggi, appena tornata, sento dell’attentato contro il centro islamico davanti al quale passavo ogni mattina. Perché quest’odio? Tutto sembrava così calmo, sotto la neve. Mi puoi spiegare perché?». È un messaggio su Whatsapp che ho ricevuto da Christine, un’amica tedesca di ritorno dal Canada. Non c’è risposta vera possibile. Perché l’odio cresce senza che ce ne accorgiamo, un po’ al giorno, una dichiarazione politica, un atto di insofferenza, un nuovo arrivo nel quartiere, un articolo… L’odio cresce finché ce lo troviamo accanto, attorno, ovunque. L’odio è un mistero, come il bene.
Chi semina vento raccoglie tempesta: è così, non c’è nulla da fare. Che cosa ci si poteva aspettare con un conflitto israelo-palestinese irrisolto da mezzo secolo? Che cosa dalle sette-otto guerre che l’Occidente ha portato nel Medio Oriente? Che cosa dai predicatori d’odio wahhabiti e salafiti sostenuti da regimi coi quali facciamo comunella commerciale? Che cosa dalla sistematica demonizzazione di chi professa una religione differente, che sia nei media occidentali verso i musulmani o in quelli arabi verso i cristiani, sbagliando di obiettivo perché non si può assimilare né il cristianesimo all’Occidente (ché è nato in Medio Oriente), né il mondo arabo all’Islam (ché i cristiani abitano quelle terre da più tempo), perché siamo tutti meticci?
Gli anelli deboli cedono per primi, a Nizza, a Monaco, nelle tante strane stragi nel territorio statunitense, ora a Québec. Cedono coloro che, con una vita precaria, sono infatuati dalle parole d’odio definitive dei politici e dei mercanti di sentimenti; cedono coloro che, vivendo ai margini o negli interstizi della società, voglio arrivare al centro dell’attenzione, foss’anche per una serata; cedono coloro che non hanno mai conosciuto vera serenità e che concepiscono solo un mondo manicheo.
Una catena tiene non solo se è fatta da anelli forti (chi mai è forte?), ma soprattutto se le giunzioni tra anello e anello sono ben saldate, se c’è buona distribuzione della forza esercitata sulla catena stessa. Questo dovrebbero fare gli anelli (deboli e forti) della catena per la pace.