Perché i voti non cadono dal cielo

La fatica, e la bellezza, della ricerca del consenso elettorale. L'importanza delle "reti buone". L'appello a non lasciare soli i candidati

Durante le elezioni le e i candidati cercano il proprio consenso elettorale. Giá, perché i voti non cadono dal cielo, bisogna cercarli uno ad uno, macinando chilometri su chilometri. Dibattiti, aperitivi elettorali, che spesso si prolungano anche in tarda serata, percorrendo collegi, in certi casi enormi.

E ad ogni elezione vi è sempre maggior fatica in questo esercizio, purtroppo, a causa della crescente disaffezione dalla politica. Ore e ore di telefonate e, in certi casi, importanti costi organizzativi, senza dimenticare il lato della vita privata, che spesso viene sacrificato per almeno un mese, prima della data fatidica del voto.
Questo lato della politica è invisibile, ma esiste (la campagna elettorale non è proprio un pranzo di gala).

E il momento della campagna elettorale è anche delicato, perché è in quel frangente che il candidato può fare piccoli o grandi scivoloni e chiedere il voto anche a realtà che potrebbero nuocere non solo alla sua reputazione personale, ma anche al buon funzionamento della cosa pubblica. Ma è anche il momento delle opportunità per coinvolgere reti sane, singole persone, scoprire nuovi talenti da candidare nelle prossime elezioni e raccontare come funziona il proprio ente, cercando di ridurre le distanze che spesso separano le istituzioni dalla cittadinanza.

In una società sempre più frammentata, le “reti buone” rimaste in piedi possono aiutare a scacciare quelle “cattive”. Per questo è opportuno inserire, nelle singole realtà associative del nostro Paese, il virus della politica. Parlare in modo positivo, entusiasta, ospitare, al proprio interno, senza paure, dibattiti tra candidati. Superare quel grande distacco post-Tangentopoli che ha portato a non rifornire più, in maniera strutturale, la classe politica di talenti provenienti dalle “reti sane”, ma solo molte persone perbene come candidature singole e spontanee.

Altrimenti si passa da frasi evocative e dense di concretezza, come “ai miei tempi i politici erano migliori” oppure, appena si muove qualcosa, si evocano spettri di essere strumentalizzati da questo o quel candidato o partito. Ma l’essere o meno strumentalizzati dipende soprattutto dalla capacità politica delle reti di non legarsi a singoli soggetti partitici, ma senza dover ribadire in ogni elezione il proprio carattere apartitico, altrimenti questo ritornello appare più un disimpegno che una giusta prudenza.

Anche perché, se intendiamo salvare la nostra democrazia, i membri delle realtà sane possono, anzi devono singolarmente colorarsi, supportare i candidati e non lasciarli soli, scegliendo sulla scheda. Perché l’alternativa per l’8 e il 9 giugno é andare tranquillamente tutti al mare.

Ps. I “focolarini” non solo votano i politici, amano la Politica!

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