Perché i tagli anche ai disabili (quelli veri)?

I tagli colpiscono non solo gli sprechi, ma anche i più deboli, come gli invalidi. D’ora in poi, secondo la manovra, solo chi ha un’invalidità all’85 per cento riceverà l’assegno di invalidità.
disabili

256 euro per 13 mesi per un totale di 3.336 euro all’anno. A tanto ammonta l’assegno di invalidità concesso, finora, a coloro per i quali, dai 18 ai 65 anni, è stata riconosciuta un’invalidità valutata dal 74 al 99 per cento. Ma attenzione, se il disabile lavora o possiede un reddito superiore a 4.408.95 euro l’anno, l’assegno rimane nelle casse dello Stato.

Secondo un parere diffuso ci sono troppi falsi invalidi e il governo ha previsto mezzo milione di verifiche da parte dell’Inps sui due milioni di invalidi. Ma la manovra finanziaria contenuta nel DL dello scorso 31 maggio ha pensato di dover essere ancora più drastica: dal primo giugno l’assegno verrà concesso solo in caso di invalidità superiore all’85 per cento. E chi, secondo le tabelle ufficiali seguite dalle commissioni mediche, si trova per esempio all’80 per cento, un portatore della sindrome di down o un sordomuto, che deve fare? Ci sono pure i falsi down?

 

Ma la decisione, in generale, sembra frutto di un errore: come è possibile non riconoscere un così minimo importo di sostegno a chi non riesce ad inserirsi nel modo del lavoro e possiede comunque redditi bassissimi? Se lo chiedono, ancora incredule, molte associazioni che vedono riuniti gli invalidi e i loro familiari.

Una decina di mamme di ragazzi con handicap si è anche presentata davanti ai corazzieri del Quirinale per parlare con il Presidente della Repubblica. Sono state ricevute dalla segreteria del Capo dello Stato al quale hanno lasciato documentazione, anche video, utile a comprendere il problema in generale di una manovra che finisce per colpire le spese sociali.

 

Anche una realtà come la Fish (Federazione italiana per il supermento dell’handicap) vuole seguire le regole democratiche. Ha chiesto di essere ascoltata dalla commissione Bilancio del Senato che sta esaminando nel merito la manovra economica del governo, ma non è stata ammessa rimanendo fuori dalla porta. Forse non ce n’è bisogno visto che i numeri offerti dalle associazioni dei disabili sono molto semplici e comprensibili: il taglio consisterebbe in una riduzione di spesa per 10 milioni di euro nel 2011 e 30 milioni nel 2012. Un risparmio davvero misero, fa notare il presidente della Fish Pietro Barbieri, a fronte di una «misura iniqua, penalizzante e discriminatoria».

Per avere un termine di paragone può essere utile considerare come costi molto di più uno solo dei 135 caccia bombardieri Jsf 35 che l’Italia, con un accordo concluso già con il precedente governo di centro sinistra, si è impegna ad acquistare dalla Lockeed Martin.

 

Le persone colpite da una tale decisone, assieme alle loro famiglie, si stanno mobilitando con gli scarsi mezzi che possiedono. Interpellano direttamente i parlamentari eletti nei collegi di riferimento e chiedono il nostro sostegno. Come Città Nuova abbiamo già segnalato la necessità, in sede di una manovra economica imposta dalla crisi, di non andare a peggiorare le già precarie condizioni di diseguaglianza esistenti nel nostro Paese.

Questa vicenda esemplare merita di essere seguita con particolare attenzione, a sostegno di una convivenza che si fonda sul rispetto del più debole, anche “evangelicamente”.

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