Perché Grillo, perché M5S?
Rintracciare l’ufficio stampa regionale o nazionale del Movimento 5 Stelle non è stato facile. Una volta trovato il numero, sempre libero o occupato, non è stato possibile contattare nessuno. I candidati incontrati ci rimandavano sempre a loro. Saranno le ore convulse di fine campagna elettorale, ma uno straccio di segno di vita e di risposta ai messaggi in segreteria o agli sms, ce la saremmo aspettata. Fatto sta, tramite i soliti canali personali, Città Nuova ha rintracciato Stefano Vignaroli, 36 anni, un tecnico video della Rai, stimato per la sua professionalità, che è il settimo della lista nel collegio Lazio 1 per il Movimento 5 Stelle che lo candida alla Camera dei deputati. Se il suo partito raggiungerà una percentuale di voti del 17 per cento Stefano Vignaroli sarà eletto.
Quali sono delle buone ragioni per votare il suo partito?
«A differenza degli altri partiti che possono attingere dal finanziamento pubblico e da importanti sovvenzioni da privati, noi non dobbiamo rendere conto a nessuno perché facciamo una campagna elettorale a costo zero. Siamo semplici cittadini, attivisti, che si occupano e si specializzano in determinate tematiche. Io, per esempio, mi occupo di rifiuti da 20 anni, e mi rendo conto che gli amministratori dello Stato sono integrati nel sistema, propongono leggi con il “copia e incolla” da precedenti provvedimenti, non sono competenti della materia. Inoltre più che rendere conto ai cittadini, rendono conto ai grandi poteri, a chi li ha finanziati. Questo è uno dei tanti motivi».
Riguardo la crisi occupazionale e del lavoro cosa proponete?
«Spezzare il sistema finanziario perché le banche investono non nell’economia reale, ma in prodotti ad alto rischio, tipo i derivati, che non creano occupazione. Bisogna tornare ad investire nelle piccole e medie imprese attraverso la Cassa depositi e prestiti per cercare di rilanciare l’economia produttiva che genera posti di lavoro. La prima cosa che faremo sarà «aprire i cassetti» per rompere i monopoli decisionali perché spesso tutte le decisioni sono tenute nascoste ».
Se sarà eletto in Parlamento non avrà più, secondo i principi di M5S, il vincolo di mandato, ma su ogni questione voterà a seconda delle indicazioni, a maggioranza, fornite via Internet, dagli iscritti al partito.? E ogni singolo voto vale veramente un voto?
«A livello locale funziona così, ogni voto vale un voto. A livello nazionale, probabilmente, il nostro movimento politico subirà delle trasformazioni. Ora ci sono vari movimenti locali che stiamo cercando di mettere in rete a livello nazionale e, una volta in Parlamento, la nostra struttura sarà perfezionata alla luce dell’esperienza dei gruppi locali».
Come si fa a prendere delle decisioni in questo modo? Non diventa impossibile prendere delle decisioni condivise e partecipate?
«Da noi deciderà chi ricoprirà un determinato incarico, ma sempre come portavoce della base e metterà sempre in discussione, periodicamente, il proprio mandato elettorale. Il portavoce ha il compito di portare le proposte emerse via Internet dagli iscritti al partito. Ogni proposta di legge sarà messa in rete e discussa per almeno due mesi. Renderemo obbligatorio discutere al Parlamento le proposte di iniziativa popolare perché il cittadino deve tornare il vero protagonista e il Parlamento alla sua funzione legislativa: ultimamente è andato avanti a colpi di fiducia o poco più.
Chi si comporterà in modo troppo individualistico e non ascolta la base, nel giro di poco tempo, sarà messo in discussione. È comunque un’esperienza nuova e ne pagheremo lo scotto, anche se ci stiamo già organizzando con corsi di formazione e con uno staff apposito che ci seguirà. La nostra filosofia è applicare a livello nazionale, quanto già applicato a livello locale».
Ci sarà un capogruppo alla Camera e al Senato?
«Ci sarà un capogruppo ma sarà a rotazione, perché il nostro movimento ha lo scopo di eliminare la figura degli intermediari e di creare una democrazia partecipata dal basso a livello orizzontale».
Di veramente nuovo è il metodo di partecipazione politica?
«Ognuno parla e vota solo sulle materie di cui è competente. Quando parlo con gli amministratori locali, io abito vicino la discarica di Malagrotta a Roma, mi rendo conto che legiferano senza conoscere la realtà, senza competenza e solo per rendere conto a dei poteri forti. Il metodo partecipativo dal basso è una delle novità del movimento. La gente che incontro per strada non mi chiede un posto di lavoro ma come possono partecipare. Abbiamo risvegliato la coscienza civica del cittadino che delegava tutto al partito. Da noi non ci sono ideologie ma idee che possono essere proposte da tutti».
Nel campo ambientale cosa proponete?
«La prima cosa sarà di spezzare il monopolio dei rifiuti nel Lazio. Invece di puntare al business degli inceneritori e delle discariche, vecchi di 30 anni, puntiamo al nuovo, al riciclo dei rifiuti».
Le opinioni di Beppe Grillo influenzano il voto del singolo attivista e dei vostri parlamentari?
«Si risponde ai cittadini e al movimento. Siamo dei portavoce controllati. Beppe Grillo ha avuto il carisma e la forza di farci da megafono, però non mi ha mai detto cosa devo fare. Se qualcuno agirà fuori dalle regole, forse, interverrà lui direttamente, ma solo in casi estremi».
Che progetto ha M5S per l’Italia?
«Vogliamo un ricambio in politica di nomi, schemi e metodi e vogliamo mandare a casa tanta gente. Vogliamo l’ Italia senza l’ostacolo della illegalità. La grande sfida è un cambio culturale: non bastano le leggi bisogna educare i cittadini alle varie tematiche e problematiche».