Perché enti pubblici promuovono le armi?
Può una manifestazione commerciale suscitare la reazione indignata dei cittadini con cartelli e sit-in di protesta? Pare proprio di sì; dipende da ciò che si vende; se si vendono armi, non solo da caccia ma di ogni tipo, la gente protesta indignata.
È accaduto a Vicenza sabato 9 febbraio all’HIT Show, “La fiera delle armi”, salutata, all’apertura, da un sit-in di protesta mentre interi autobus scaricavano visitatori venuti da ogni dove. Sempre a Vicenza, lontano dalla fiera, si svolge il convegno “Legittima difesa, delitti e armi. Quale sicurezza?”. I lavori sono distinti in due sessioni: la prima sul disegno di legge sulla legittima difesa, la seconda dedicata allo Hit Show.
Elisabetta Aldrovandi (Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime) parla di modifiche per il disegno di legge sulla legittima difesa ma Giorgio Beretta (OPAL) avverte: se non cambia la legge che regolamenta il porto d’armi la nuova legge sulla legittima difesa, allargando a dismisura il numero di persone armate, può fare molti danni in tema di vite umane.
Legittima difesa non significa poter uccidere legalmente qualcuno, dice Aldrovandi, ma solo potersi difendere in casa senza un calvario giudiziario che ti rovina e ti cambia la vita anche se sarai assolto. Quando uno ti entra in casa con intenti violenti, comunque vada, la tua vita in ogni caso cambia. Gabriella Neri, Presidente dell’Associazione “Ognivolta” è vedova per mano di un uomo che deteneva regolarmente un’arma malgrado precedenti psichiatrici importanti. Si chiede come sarebbe andata quel giorno se suo marito Luca avesse posseduto un’arma: non sarebbe morto? L’arma è uno strumento di offesa, di morte. Possedere un’arma ti fa cambiare la qualità della vita, e non in senso positivo. Dubita: «Ogni vita è sacra. Anche la vita del rapinatore è sacra». Pare il disarmo l’unica, vera soluzione.
È il possesso anche legittimo di un’arma che spesso rende omicida il possessore. L’arma è comunque uno strumento di offesa, di morte, ricorda Neri. Giorgio Beretta cita le esperienze di quelli che hanno ucciso un rapinatore per salvare sé stessi e i propri cari. Dicono sempre che avrebbero voluto non esser stati lì quella volta. Chi ha sparato e ucciso è visitato ogni notte dal rimorso, preferirebbe non averlo mai fatto.
C’è in sala, tra il pubblico, Graziano Stacchio il benzinaio di Ponte di Nanto che nel 2015 uccise un rapinatore per difendere se stesso e una commessa assediata in una gioielleria. Premette di non essere un eroe. «Se fossi un eroe, un “pistolero”, oggi sarei dall’altra parte (alla fiera delle armi)». Avvisa in modo concreto delle responsabilità che sempre, chi si difende, ha per gli eventuali i danni all’aggressore.
In Fiera nel frattempo arriva Salvini. Un anno fa, in piena campagna elettorale sottoscrisse qui un «impegno pubblico in difesa dei tiratori sportivi, dei cacciatori e dei collezionisti di armi». Oggi sostiene che «Compito di un Ministro dell’Interno è togliere le armi dalle mani dei delinquenti e di permettere che chi per sport, passione, scelta o perché fa un lavoro a rischio e detiene legalmente un’arma, possa farlo e gli sia consentito di potersi difendere senza stare cinque anni in tribunale». Come se fosse semplice, come se farlo fosse facile quanto dirlo…
Inizia la tavola rotonda sul HIT Show, l’odierna fiera vicentina delle armi. Quest’anno HIT Show apre all’outdoor passion e nei suoi stand allinea dunque le armi e gli articoli per la vita all’aria aperta come scarponi, giacche a vento, marmellate e attrezzature da campeggio.
Qui ci sono armi da polizia, armi da caccia, armi giocattolo o da collezione come se tutto fosse uguale e questo rende la fiera unica nel suo genere.
L’IWA di Norimberga è una grande fiera simile a questa, ma con accesso permesso solo agli operatori del settore. Alla fiera di Vicenza può entrare chiunque, anche i bambini ed è questo che suscita le maggiori polemiche. La Fiera è organizzata oggi da IEG, Italian Exhibition Group S.p.a. che unisce gli Enti Fiera di Vicenza e Rimini ed ha per azionisti Enti pubblici vicentini e romagnoli.
Viene riferita una lunga ed annosa storia di interventi delle associazioni presso le autorità pubbliche di Vicenza e di Rimini coinvolte nell’evento: puntualmente esse si dicono disponibili, ma le loro sono in fondo azioni dilatorie ed elusive, tutto va avanti come prima.
Cristina Guarda, consigliere regionale di minoranza parla di responsabilità di impresa. La Regione Veneto è sempre pronta a sostenere attività produttive, anche quelle di chi produce armi, ma non trova fondi per sostenere iniziative di protezione sociale. La consigliera regionale, che aveva partecipato al sit in di protesta dinanzi alla Fiera, denuncia l’evidente scopo elettorale di questa politica della Regione.
Alessandro Marchetti, consigliere Comunale vicentino del PD (minoranza), pone ancora il problema dell’ammissione dei minori alla manifestazione. I minori non possono imbracciare le armi, devono essere riconoscibili per una speciale maglietta arancione ed entrare da un accesso riservato. E questo viene sempre riproposto come problema cruciale, ma in fondo è inutile e relativo occuparsi solo dei pochissimi minori che entrano in Fiera. È un problema parziale e di importanza minima rispetto al grave problema generale. Pare di stare a guardare il solito dito invece della luna. Qui lo scandalo non è che entri in fiera qualche bambino accompagnato dal padre.
Lo scandalo, la cosa davvero imbarazzante, è l’evento di promozione commerciale che sostiene, diffonde e promuove l’uso delle armi. Il fatto inquietante è che Enti Pubblici promuovano, con un evento fieristico, la vendita, il possesso, l’uso e la diffusione di oggettivi strumenti di violenza e di morte quali sono le armi.