Perché in Costa Rica si vive più a lungo
Perfino ad Harvard qualcuno ha notato che gli abitanti della Costa Rica (soprannominati regionalmente “ticos”, in spagnolo) vivono più a lungo, in media fino ad 81 anni. Non solo, se vogliamo dare qualche credito agli studi sulla felicità, sono anche tra gli abitanti dei 20 Paesi più felici. Ad agosto, Atul Gawande, docente nella Facoltà di Medicina della Scuola di salute pubblica della prestigiosa Università di Harvard, faceva notare in un articolo pubblicato da The New Yorker i risultati positivi ottenuti dalla salute costaricana.
L’articolo è il risultato di mesi di ricerca, anche in loco, che gli ha consentito di comprendere il grado di priorità concesso a questa dimensione della vita umana nel piccolo Paese centroamericano. I cinque milioni di abitanti hanno in media la sesta parte del reddito procapite degli statunitensi, eppure negli ultimi vent’anni hanno superato in quanto a speranza di vita gli Usa (fermi a 79 anni), il Messico ed i Paesi sudamericani. Lo aveva notato anche l’Organizzazione panamericana della salute (Ops, succursale regionale della Organizzazione mondiale), in un dossier del 2019. Due anni prima, segnalava tali risultati positivi anche un documento della Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), di cui il Costa Rica è membro.
Quale la ricetta? Intanto la sanità è una politica di Stato, non dipende cioè dal governo di turno, ma segue una linea fissata da un consenso trasversale che da 30-40 anni applica una politica di sviluppo basata sull’Assistenza sanitaria di base.
Un ruolo chiave è svolto dalla Cassa costaricana di sicurezza sociale, istituto pubblico che garantisce l’accesso ai servizi sanitari a tutta la popolazione, anche in casi di elevata complessità, come un trapianto. Ma la politica sanitaria costaricana non ha agito solo sulla sintomatologia, ha investito anche in prevenzione e promozione della salute. E forse qui troviamo una novità di successo, quella di migliorare le condizioni di salute globale, come, ad esempio, assicurare acqua potabile di buona qualità, che ha effetti importanti sulla salute in generale. Negli anni ’70, si realizzò un grande sforzo per abbattere i numeri della mortalità infantile, rafforzando le cure pre e post parto. Vari programmi di nutrizione e di vaccinazioni fecero il resto insieme a politiche educative di qualità. La mortalità infantile nel giro di dieci anni si è ridotta dell’80%, incrementando la speranza di vita.
Ma mentre negli anni ‘90 il resto della regione si lasciava sedurre dalle sirene delle privatizzazioni, anche dei sistemi sanitari, in Costa Rica si è continuato a investire nella promozione e nella prevenzione, coprendo in modo speciale i settori sociali più vulnerabili. Venne costituita una rete territoriale di “Equipe di base di assistenza integrale della salute” (Ebais) che ha consentito un accesso reale di tutti, proprio tutti, a questo servizio.
Il Paese è suddiviso in zone territoriali assegnate a più di un migliaio di Ebais. Le Ebais funzionano grazie a piccole squadre di cinque professionisti, tra i quali un medico ed un assistente tecnico in assistenza di base. Questi assistenti tecnici fanno visite domiciliari periodiche, monitorando le condizioni dei pazienti e prendendo nota delle necessità che vengono manifestate. Le Ebais compilano una scheda per ogni gruppo familiare, e la frequenza delle visite dipende dal grado di priorità assegnato ad ogni famiglia: una, due, tre volte l’anno…
Hanno speciale priorità, le zone rurali più lontane, gli anziani e le persone di ogni età esposte a rischi. Casa per casa, l’equipe è in grado di determinare le reali necessità, il che orienta anche l’uso delle risorse, che non sono molte. In media il governo ha investito negli ultimi anni l’8% del pil in salute, pari al 19,5% della spesa di bilancio, con una spesa procapite di 803 dollari. Se pensiamo agli oltre 4 mila euro spesi per ogni tedesco, ai 7.800 che si spendono negli Usa o ai 2.052 euro che si spendono in Italia, il risultato ottenuto è strabiliante. Eppure, nonostante una spesa così ingente, negli Stati Uniti non si ottengono gli stessi risultati, frutto di una disuguaglianza sempre più visibile. Gawande fa notare che negli Usa 45 mila morti l’anno sono attribuibili alla mancanza di accesso alla sanità, da cui sono escluse più di 26 milioni di persone, perché non riescono a pagarsi la costosa assicurazione medica. Siamo agli antipodi nei confronti della Costa Rica, dove anche le sperequazioni sociali sono contenute.
Qualcuno potrebbe addurre come scusa di questo successo le ridotte dimensioni della Costa Rica. Ma è proprio una scusa. Perché non apprendere da certe esperienze positive applicando altrove quanto hanno da insegnarci?