Perché Bersani?

Il deputato Sandra Zampa, della direzione nazionale del Pd, ci spiega le ragioni della sua scelta per il segretario: innovativo, coraggioso, vicino alla gente, giovane nella testa. Ha coniugato militanza e impegno civile
pierluigi bersani

Parte dalla vicenda della pubblicità di Renzi sui quotidiani e sui siti ed esprime perplessità sugli eccessi delle ultime ore prima del ballottaggio. Sandra Zampa, deputato del Pd, non vuole che il bagno di democrazia sperimentato lo scorso weekend si trasformi in rissa politica. Apprezza alcune delle ragioni del sindaco di Firenze ma la sua preferenza va a Bersani, che durante l’intervista diventa spesso Pierluigi. 

«L’ho conosciuto e l’ho visto al lavoro. Pierluigi si è rivelato un ottimo ministro anche durante il governo Prodi, che è passato alla storia come "non capace" per colpa di chi l’ha denigrato, e invece con appena quattro voti di maggioranza ha fatto tantissimo: è venuto via dall’Iraq, ha evitato la guerra in Libano e ha rimesso a posto i conti pubblici, ha finanziato i giovani anche con il riscatto degli anni di laurea. In quel governo, Bersani ha lavorato bene con Padoa Schioppa e con il Professore per un Paese un po’ meno ingiusto.

«Bersani ha la capacità di comprendere drammi e sofferenze davanti agli occhi di tutti ed è ancorato saldamente ai valori della solidarietà, della vicinanza ai lavoratori, della sicurezza sociale, strumento per garantire anche l’altra sicurezza, quella pubblica. Condivido totalmente la sua idea di dare subito la cittadinanza ai bambini figli di immigrati nati nel nostro Paese e quindi far avanzare i diritti in un momento in cui questo governo in nome dei conti pubblici li ha dimenticati.

«Ho scelto Bersani perché è stato coraggioso nella scelta di fare le primarie e so cosa gli è costato anche da parte di quelli che i media considerano i suoi, che non avevano voglia di essere messi in discussione da uno di cui sapevano già cosa si sarebbero sentiti dire.

«Il coraggio non è però ragione sufficiente: è stato lungimirante, perché mettersi in gioco ha significato far sì che la democrazia si misurasse con i numeri, e la democrazia vive di consenso.

«Pierluigi ha nella sua testa una cultura innovativa e lo ha dimostrato quando ha fatto le liberalizzazioni: chi si sarebbe aspettato che l’uomo del partito comunista, passato poi ai Ds, che era stato presidente di una regione rossa, si lanciasse in una tale battaglia. Non le ha fatte tutte bene? Non sono riuscite tutte? Ha dovuto interrompere a metà.

«È innovativo perché nessuno gli deve insegnare che c’è bisogno delle donne e mai nessuno come lui ha affermato, senza incertezze, che 50 e 50 è la misura giusta nella rappresentanza. È giovane nella testa perché sa sedersi a un pianoforte e cantare e suonare in libertà. È giovane nel modo in cui esprime il suo pensiero e nel suo linguaggio.

«Mi piace di Pierluigi un discorso bellissimo che fece a 1.500 ragazzi in una grande kermesse a Bologna, tanti anni fa, per spiegare il perché del fare politica. In quell’occasione ha raccontato che la prima volta che sentì l’esigenza di associarsi ad altri fu durante l’alluvione di Firenze: andò a spalare e a tirar via l’acqua e lì cominciò a capire il valore del civismo. E questo si trasformò poi in militanza politica. Questo insegna a molti di noi. A lui insegnò che più che l’io conta il noi.

«È una persona profondamente democratica per come ha ancorato la politica al civismo e quindi non può che produrre un senso etico forte. La politica prima che una passione personale è un servizio che si fa alla comunità e in questo servizio si realizza sé stessi. In questo l’ho sentito molto simile al Professore.

«Meno ingiustizia sociale e una laicità sobria che non è laicismo sono altri due punti che ho sentito nelle mie corde durante questa campagna. Ha una cultura religiosa grande che non è confessionalità. C’è in lui un profondo rispetto delle fedi e anche la capacità di saper interpretare il senso di essere laici e quindi del fare laicamente politica. Questo può ridare eticità a un Paese che in questo momento ne ha un grande bisogno.

«Non c’è presunzione nelle cose che dice. Non c’è il "sono sicuro che risolvo tutto". E mi piace l’idea che bisogna sempre dire la verità, cosa che abbiamo dimenticato facendo molto male alla politica, nella misura che farlo significava pagare un prezzo.

«Rispetto alcune ragioni di Renzi: il partito è troppo ingessato, i capibastone hanno determinato un blocco nel consenso se non addirittura una perdita di consenso. Pierluigi ha il merito di aver guidato questo partito, talvolta lacerato, e di essersi anche sganciato da alcuni meccanismi ricattatori che comunque ci sono. È l’ora del ricambio e non su base anagrafica ma con l’attenzione a non sclerotizzarsi, e penso che questo è quello che Bersani farà».

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