Perchè ancora Mumbai?

Dopo gli attentati in India, la vita riprende come sempre, ma paura e insicurezza sono ostacoli difficili da superare
Mumbay

«Perchè Mumbai è costantemente presa di mira per attacchi terroristici?» La domanda la propone ai suoi lettori on-line uno dei quotidiani a più vasta tiratura del Paese asiatico, l­’Hindustan Times. Varie le risposte già pubblicate sul blog: vanno dalla rabbia, alla necessità di prendere provvedimenti drastici, dalla capacità proverbiale della metropoli di ricominciare a vivere subito senza guardarsi indietro, alla coscienza che Mumbai offre il fianco ad una molteplicità di attacchi terroristici.

 

Le tre bombe esplose in sequenza due giorni fa rappresentano il già vissuto e, purtroppo, non una sola volta. È una scena che ormai si ripete da decenni, con intervalli di un paio d’anni tra un’esplosione e l’altra. Sono varie centinaia le vittime di questi attacchi, culminati il 26 novembre 2008 in quello che è considerato le torri gemelle dell’India: la guerriglia fra terroristi con decine di ostaggi e l’esercito attorno ai due grandi hotel della metropoli.

 

Indubbiamente, una città con 17 milioni di abitanti che si affollano in una compenetrazione di corpi nelle ore di punta, offre il fianco ad una gamma svariata di attacchi. Zaveri Bazaar, Opera House e Kabutar Kana, le zone colpite l’altro ieri, sono località che chiunque vive a Mumbai sa che dalle 11 della mattina alle 21 della sera non sono solo sovraffollate, ma offrono uno spazio minimo per muoversi, tanta è la calca umana, di auto e di bancherelle che vi si affollano. Chiunque può approfittarne senza troppi problemi e senza lasciare traccia. Lo stesso vale per i treni e gli autobus, che nelle ore di punta rigurgitano di passeggeri al punto da far apparire la metro di Roma un mezzo di trasporto pressochè deserto. Solo chi vive a Mumbai sa cosa significa viaggiare e camminare in quei quartieri (ed in molti altri) per buona parte della giornata. Poco si può fare per la sicurezza e la prevenzione del terrorismo.

 

Eppure in varie occasioni, altri attacchi e potenziali vittime sono stati evitati grazie a controlli accurati o a soffiate di informatori. Sorprende che questa volta nessuno si sia riferito immediatamente al Pakistan, il nemico tradizionale, da sempre accusato per atti di questo tipo e nessuna organizzazione abbia ufficialmente rivendicato le tre esplosioni. È una modalità nuova che lascia chi indaga, confuso, a brancolare nel buio.

 

Intanto, come sempre il giorno dopo gli attentati, la gente è tornata alla vita normale, nonostante in questo periodo infurino le piogge monsoniche, che creano problemi alla mobilità del traffico e al trasporto ferroviario che collega la metropoli al resto del Paese. È una scena tipica di questa città, in un certo senso, unica la mondo. I 7 o 8 milioni di abitanti che ogni mattina viaggiano sui treni e la sera tornano a casa con lo stesso mezzo sanno che un attacco potrebbe succedere in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo e non ci sarebbe via d’uscita. Eppure, la metropoli continua a vivere, giorno dopo giorno, ciascuno rischia per guadagnarsi da vivere. Forse in questa prospettiva di vita si può trovare una chiave per capire il boom economico attuale dell’India, di cui Mumbai resta una immagine emblematica.

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