Per un’informazione rispettosa dei migranti

A Bari un seminario sulla Carta di Roma ha toccato, tra gli altri, il tema scottante dell'ngresso dei giornalisti nei Cie e Cara
Manduria immigrati
 

Il 13 gennaio a Bari, presso la sede dell’Assostampa, si è svolto un incontro su Informazione e immigrazione: conoscere la Carta di Roma e la sua applicazione. La Carta costituisce un protocollo deontologico vincolante per i giornalisti sui richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, ed è firmata dall’Ordine dei giornalisti, dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dall’Agenzia Onu per i rifugiati. Il seminario, primo di un ciclo che sarà svolto in tutta Italia, è stato organizzato dalla Federazione della Stampa e dall’ufficio nazionale antidiscriminazioni presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (Unar).

 

Il presidente dell’Assostampa Raffaele Lorusso ha aperto l’incontro ricordando il precedente appuntamento del 20 luglio, svoltosi a Bari e in tutta Italia, dal titolo Lasciateci entrare: l’oggetto del contendere era infatti l’ingresso nei Centri per l’identificazione e l’espulsione dei migranti irregolari, a seguito del divieto imposto dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Roberto Natale, presidente della Federazione della stampa, ha affermato in proposito: «Siamo orgogliosi di aver vinto contro una norma inaccettabile, per ripristinare il nostro diritto dovere di informare». Anche l’assessore regionale alla cittadinanza Nicola Fratoianni ha lanciato «un appello perché i giornalisti siano presenti insieme alle istituzioni nella verifica delle condizioni dei Cie, invitando le testate a fare una staffetta recandosi nei centri a turno, almeno una volta alla settimana, per documentare i fatti relativi ai migranti che restano rinchiusi per 18 mesi, in condizioni indegne, perché il Cie da mostro giuridico diventi un luogo di democrazia».

 

L’incontro della mattina è stato moderato dalla prof.ssa Marina Castellaneta, direttrice del master in Giornalismo dell’Università di Bari. Particolare attenzione è stata rivolta alle nuove generazioni di giornalisti e alla loro formazione: appello ripreso in seguito anche dagli altri partecipanti, tra i quali la presidente dell’Ordine dei giornalisti Paola Laforgia. Dal seminario, al quale ha fatto seguito una tavola rotonda con la partecipazione dei direttori e redattori delle più importanti testate ed emittenti giornalistiche locali, è emersa soprattutto l’importanza di fare un giornalismo senza discriminazioni, scegliendo con cura le parole e gli aggettivi nella narrazione dei fatti riguardanti i migranti, eliminando il termine clandestino, che non può essere considerato un sinonimo di immigrato o di extracomunitario. Nella Carta si legge la necessità di «dare lo stesso spazio e rilievo alle notizie di cronaca in cui gli autori e le vittime di reato sono di origine straniera, rispetto agli altri casi in cui le stesse sono autoctone. Evitare inoltre, se non è necessario alla comprensione della notizia, di citare l’origine etnica, religiosa o la nazionalità dei migranti, richiedenti asilo o rifugiati se arrestati o colpevoli di reato. Non scadere nel sensazionalismo che rischia di alimentare sentimenti di terrore, controllando anche il potere evocativo delle immagini, che se associate a un linguaggio non idoneo possono veicolare una visione distorta della realtà».

 

Nel pomeriggio una delegazione di circa 20 giornalisti insieme ad alcuni rappresentanti della pubblica amministrazione si è recata per la prima volta dall’agosto scorso al centro C.a.r.a. di Palese, perché questa giornata non rappresenti una fiammata fugace sul fenomeno della migrazione, ma sia il segno di una presenza coscienziosa e permanente.

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