Per una pedagogia dell’unità
Intendo porre una questione educativa rilevante: gli studi universitari sono finalizzati solo allo studio specialistico, oppure anche all’educazione in senso ampio, dove contano esperienze, valori, orientamenti e scelte di vita maturate?
Come Istituto Universitario Sophia abbiamo condotto una ricerca per verificare se la formazione universitaria possa esser considerata un processo educativo continuo e unitario, che riguarda non solo le conoscenze, ma anche la vita. Un processo che parte dalla scuola dell’infanzia e prosegue per gli anni successivi. Così intesa, anche l’esperienza universitaria diventa capace di incidere sullo stile e la qualità di vita dei laureati.
Il rischio, infatti, è che l’università si limiti alla ricerca accademica, dedicando poco spazio alla pratica dei valori, col rischio di una spaccatura tra sapere e vita, insofferente alle domande essenziali che riguardano l’umano. Cosa significa oggi l’espressione “restiamo umani”? Chiara Lubich, fondatrice di Sophia, nel 2001 di fronte a giovani provenienti da tutto il mondo, chiedendosi quale fosse l’orizzonte che avrebbe dovuto caratterizzare gli studi nella nascente università, senza esitazione indicava la Sapienza: un sapere alto, che coinvolge impegno di vita e intellettuale.
Benedetto XVI nella Caritas in Veritate sottolinea quanto sia fondamentale far interagire «i diversi livelli del sapere: teologico e filosofico, sociale e scientifico». Vàclav Havel, perseguitato politico, ammoniva che «non basta inventare nuove macchine, nuove regole, nuove istituzioni; dobbiamo sviluppare una nuova comprensione del vero senso dell’esistenza». I dati emersi dalla ricerca sugli ex studenti laureati di Sophia, confermano l’importanza della relazione, base non solo dei rapporti interpersonali e sociali, ma anche dei processi che interessano studio e ricerca.
È questa la novità che scaturisce dalla “pedagogia dell’unità”, intesa come luogo d’incontro in cui lo studente ha la possibilità di sperimentare una comunità intessuta di reciproco interesse. È quanto emerso anche nel seminario promosso dalla rete internazionale di educatori e pedagogisti “EdU-EducazioneUnità”, sul valore della relazione intesa come dialogo interculturale, come ponte tra persone e culture. Studio e vita si richiamano nella loro originaria vocazione all’unità, come ricerca di senso.
La relazione non è, quindi, solo rapporto “tra” due, ma è “abitata” da un “terzo”, da un vincolo ideale che unisce (nell’esperienza cristiana è Gesù presente in mezzo a coloro che si amano). È una mutua promozione – sia tra educatori, sia tra educatori, studenti e comunità accademica –, che diventa progetto formativo a respiro universale. Per questo Sophia mette a suo fondamento il “patto di reciprocità”, quale orizzonte etico nei rapporti tra docenti-studenti-personale amministrativo, sforzo dialogico per un cambio di paradigma di pensiero e di vita.
Questo vale anche tra le discipline, in un’ottica di distinzione e unità dei saperi, di dialogo tra molteplici visioni del mondo, attraverso un uso responsabile delle conoscenze, contro ogni conformismo, pregiudizio e stereotipo. Una mente pensante – direbbe lo psicologo Edward de Bono –, creativa e positiva, capace di svelare la specificità dei saperi, ma anche il loro senso e la loro vocazione unitaria per una “vita buona”.
La parte qualificante della ricerca di Sophia ha riguardato gli stili di vita dei suoi ex studenti. I dati dimostrano che hanno imparato non solo a pensare, ma anche una vita intessuta di interessi per la comunità. Nei loro ambienti mostrano infatti autostima, positività, sensibilità, propensione all’impegno civico e sociale. In pratica un circolo virtuoso tra sapere e ricerca di senso, tra studio e vita, tra soddisfazione personale e attività lavorativa. Gli ex studenti riferiscono di aver appreso una “forma mentis aperta”, attraverso cui vedere e interpretare il mondo, la vita stessa, nei suoi molteplici aspetti.
Questo dovrebbe incoraggiare una riflessione e un cambiamento dei curricoli e della pratica riguardante gli stili educativi scolastici, dalla scuola dell’infanzia all’università. Allo stesso tempo, è chiaro che bisogna offrire agli studenti uno slancio, uno sguardo, una motivazione nuova al sapere: conoscere e apprendere, ma per servire gli altri e il bene. Questo è il vero motore di cambiamento culturale e di civiltà.
We Care Education 2019
PAROLE COME PIETRE PAROLE COME ALI
ciò che fa la differenza nella relazione insegnanti-studenti
La parola può opprimere, umiliare, distruggere; oppure rispettare, innalzare, trasformare. A scuola è lo stile comunicativo che fa la differenza. Qui si gioca la qualità dellʼinsegnamento e dellʼapprendimento, ma anche i destini di vita degli studenti.
Lezioni accademiche e workshop laboratoriali. Loppiano (25-27/10), Verona (8-10/11), Benevento (22-24/11).
Iscrizioni: http://www.istruzione.it/pdgf/
Info: http://www.sophiauniversity.org/it/formazione-in
Tel: +39 055 9051508 dal lunedì al venerdì h.13.30-15.30