Per un voto libero e uguale
Egregio direttore, Papa Francesco, nel suo intervento alla recente Settimana sociale dei cattolici, ha detto che la democrazia è da risanare e che “l’indifferenza è un cancro della democrazia”
Il modo principale per partecipare alla politica italiana per il cittadino è quello del voto per le elezioni politiche. Queste determinano la composizione del Parlamento che rappresenta il potere legislativo, da cui discende la formazione del governo, il potere esecutivo, tramite la fiducia di entrambe le Camere, l’elezione del Presidente della Repubblica, e quindi la nomina di due terzi della Corte Costituzionale, eccetera
Questo snodo importantissimo della vita politica italiana è connotato in primis dall’art.48 della Costituzione che indica che il voto è libero, personale, segreto ed uguale.
Un voto libero significa che l’elettore nel segreto della cabina elettorale è libero di indicare chi vorrebbe che lo rappresentasse in parlamento senza vincolo di mandato.
Il voto espresso senza alcuna costruzione o pressione per tizio o Caio in condizioni di uguaglianza con gli altri elettori determina in base alla legge elettorale la composizione finale del parlamento e quindi la rappresentanza parlamentare del corpo elettorale.
Matteotti nel suo ultimo discorso in parlamento denunciò come i fascisti manipolarono le elezioni del 1924 impedendo ai candidati di altri partiti, a suon di minacce e botte, di presentare le liste e tenere i comizi elettorali, votando con certificati elettorali di altri, fino a controllare l’elettore entrando nella cabina elettorale o tramite le combinazioni di preferenze. Qualche notaio e dei candidati finirono in ospedale. Matteotti sappiamo come è finito.
Quando il fascismo ebbe ottenuto la maggioranza tramite questi metodi, e una legge elettorale fortemente maggioritaria, si preoccupò di evitare che altre elezioni potessero cambiare la maggioranza e venne approvata nel 1928 la legge elettorale plebiscitaria: la composizione del parlamento era prestabilita dai fascisti di accordo con le corporazioni, l’elettore poteva solo approvare la lista o respingerla.
Tale cosa pare oggi ovviamente assurda, ma dopo circa 50 anni di proporzionale puro e dopo il sistema del Mattarellum, abbiamo avuto una legge elettorale battezzata Porcellum, così definita dal suo stesso autore, Calderoli, approvata nel 2005 che replicava per ciascun partito lo schema della legge plebiscitaria. L’elenco dei candidati per ciascun partito era prestabilito dalle segreterie. L’elettore poteva solo scegliere il partito.
Nel proporzionale o nel Mattarellum l’elettore poteva indicare i propri rappresentanti, mentre col Porcellum poteva solo scegliere un partito, l’ordine di elezione era deciso dal partito. Pare evidente che in questo modo i partiti avessero assunto un peso enorme
Dopo tre elezioni svoltesi con la legge Calderoli, l’avv.Felice Carlo Besostri riuscì ad ottenere dalla Consulta l‘incostituzionalità di tale sistema elettorale (Porcellum)con la sentenza 1/2014.
La sentenza cassava il premio di maggioranza perché poteva essere ottenuto senza soglia minima di accesso e aboliva le liste bloccate ripristinando una preferenza.
A proposito delle liste bloccate vorrei riportare questo passaggio della sentenza:
«Tali disposizioni violerebbero gli artt. 56, primo comma, e 58, primo comma, Cost., che stabiliscono che il suffragio è «diretto» per l’elezione dei deputati e dei senatori; l’art. 48, secondo comma, Cost. che stabilisce che il voto è personale e libero; l’art. 117, primo comma, Cost. in relazione all’art. 3 del protocollo 1 della CEDU, che riconosce al popolo il diritto alla «scelta del corpo legislativo»; e l’art. 49 Cost. Esse, infatti, non consentendo all’elettore di esprimere alcuna preferenza, ma solo di scegliere una lista di partito, cui è rimessa la designazione dei candidati, renderebbero il voto sostanzialmente “indiretto”, posto che i partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale e che l’art. 67 Cost. presuppone l’esistenza di un mandato conferito direttamente dagli elettori. Inoltre, sottraendo all’elettore la facoltà di scegliere l’eletto, farebbero sì che il voto non sia né libero, né personale».
Quindi le liste bloccate del Porcellum consentivano ai partiti di sostituirsi al corpo elettorale nella scelta dei parlamentari, di fatto nominandoli e dando loro un potere grandissimo e fuori dalla Costituzione.
Dopo l’Italicum del 2015, altra legge elettorale, collegata ad una riforma costituzionale mai approvata, dichiarata incostituzionale grazie ad un altro ricorso di Besostri ed altri (2017), i partiti hanno approvato un ulteriore legge elettorale, cosiddetto Rosatellum, con l’intento di riprendersi il pallino della politica. Tale sistema è stato, tra l’altro, adattato al taglio dei parlamentari.
Il Rosatellum ripropone le liste bloccate nella parte proporzionale, seppur ridotte a 3 o 4 candidati, ma col voto congiunto per il candidato uninominale e listino plurinominale, le pluricandidature consentono nuovamente ai partiti di posizionare molti candidati in collegi sicuri e quindi di poter nominare e quindi condizionare un gran numero di parlamentari.
L’avvocato Besostri ha nuovamente provato a fare rinviare la legge Rosatellum all’esame della Consulta presentando diversi ricorsi in vari tribunali, ma nessun giudice ha ritenuto di esprimersi in tal senso. Così lo stesso studioso, assieme ad altri avvocati e costituzionalisti ha quindi predisposto 4 quesiti referendari per modificare il Rosatellum cercando di ridurne le storture per quel che si può fare con un referendum. La legge elettorale eventualmente modificata dal referendum, infatti, deve essere immediatamente applicabile e non prevede aggiunte di alcun tipo.
Besostri è mancato il 6 gennaio 2024, ma i quesiti su cui aveva lavorato sono stati completati da un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato vari costituzionalisti e sono stati presentati il 23 aprile scorso in Cassazione dal comitato referendario per la Rappresentanza costituitosi pochi giorni in maniera apartitica.
A metà giugno è iniziata la raccolta firme per 4 quesiti che sintetizzo così:
1) abolizione del voto congiunto del candidato uninominale e liste plurinominali: il voto dato al candidato uninominale viene ripartito tra le liste plurinominali e viceversa il voto dato ad una lista uninominale conta anche per il candidato uninominale
2) abolizione soglie di sbarramento
3) abolizione pluricandidature: una persona può candidarsi in un collegio uninominale e fino a 5 collegi plurinominali
4) abolizione esenzione raccolta firme per i partiti presenti in parlamento
Maggiori informazioni si possono trovare sul sito https://iovoglioscegliere.it
A complemento della proposta referendaria è stata avanzata una legge di iniziativa popolare intesa a introdurre il voto di preferenza nel listino plurinominale.
Questo sarebbe solo un primo passo per cercare di restituire la libertà di voto garantita dall’ art. 48 della Costituzione ma sottratta con il sistema del Porcellum e mai restituita dai partiti.
Il primo febbraio 2024 inoltre la Corte Europea Diritti Umani ha dichiarato ammissibile, con una rapidità inusuale, un ricorso promosso contro la legge elettorale italiana, a conferma ulteriore della criticità democratica del ‘Rosatellum’.
La Corte di Strasburgo recepisce un motivo di ricorso che è esattamente uno dei quesiti oggetto di richiesta di referendum, vale a dire l’abrogazione del voto congiunto obbligatorio tra collegio uninominale e collegio plurinominale. Tale condizione di voto lede gravemente la libertà di scelta dell’elettore e rende il voto diseguale.
Cordiali saluti
Bartolomeo Nicolotti
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