Per tornare a crescere ci vuole fiducia
L’impressione, a caldo, anche tenendo conto delle discussioni sul tema che ho frequentemente con amici o colleghi, è che il punto centrale non è solo “finanziario”; quindi la disponibilità di ulteriori risorse esterne per investimenti potrebbe aiutare ma solo in un quadro di rinnovata fiducia dei cittadini-consumatori-imprenditori e di cambiamento di alcuni modelli politico-economici.
Io non sono un economista, quindi non sono in grado di valutare tecnicamente se, nel punto in cui siamo arrivati, sia meglio una ricetta più di stampo liberista (taglio drastico delle spese dello stato per poter progressivamente ridurre le imposte) o più di tipo keynesiano (aumentare la spesa pubblica e gli investimenti per far lavorare le imprese e permettere ai cittadini consumatori di consumare di più ).
Una cosa mi sembra evidente: in assenza di segnali forti di cambiamento da parte delle istituzioni e della classe politica quell’asset intangibile quanto fondamentale che è la fiducia rimarrà molto basso, e allora le iniziative normative e/o finanziarie di stimolo economico avranno un effetto limitato (come gli strumenti di politica monetaria delle banche centrali, senza credibilità hanno poco effetto).
Le misure prese finora dal Governo, sicuramente depressive nell’immediato per imprese e consumi, secondo me erano necessarie per dare un segnale di fiducia agli investitori internazionali (e in prospettiva anche agli italiani).
Molti si chiedono perché nazioni come gli Stati Uniti o l’inghilterra, con debiti pubblici elevatissimi o deficit di bilancio più elevati del nostro, non abbiano corso gli stessi nostri rischi di bancarotta.
La risposta è ancora una volta quel bene intangibile che si chiama fiducia in un sistema paese. Noi abbiamo un debito pubblico tale per cui ogni mese per poter pagare stipendi o far funzionare gli ospedali dipendiamo dagli investitori internazionali e dai mercati che rinnovano il debito in scadenza.
In questo contesto indebitarsi ulteriormente per poter investire e far ripartire la crescita potrebbe essere efficace, ma se gli investitori valutassero questo ulteriore indebitamento eccessivo rispetto alle capacità di restituzione (per la credibilità che abbiamo come paese)… Correremmo ancora rischi enormi, come nel novembre 2011…..
Forse lo shock che stiamo vivendo a tutti i livelli nel nostro paese è “necessario” e “salutare” per poter cambiare radicalmente alcune prassi e strutture (ricambio classe politica, evasione fiscale, modelli pensionistici, efficienza della pubblica amministrazione, contratti di lavoro, etc. etc.) senza la modifica delle quali un’ulteriore spesa pubblica si tradurrebbe solo in ulteriore debito pubblico.
La soluzione dei finanziamenti “europei” piuttosto che un aumento di debito solo italiano può essere una via da percorrere. A patto di un ulteriore progressivo trasferimento di sovranità dal livello nazionale a quello europeo, che nel nostro caso, dispiace dirlo, attualmente darebbe migliori garanzie di un corretto utilizzo delle risorse….