Per nulla al mondo

Leggendo pagine che svelano quel che non dovrebbe essere svelato. "Un amore di Cioran"di Friedgard Thoma, edizioni L'orecchio di Van Gogh.
cioran

Nel corso del mio decennio parigino m’era capitato di trascorrere trenta minuti scarsi in compagnia d’un filosofo che avevo letto con avidità cercando Nietzsche: Emile Cioran, rumeno e parigino. Accompagnando un amico tedesco, avevo accolto la sua folle e ragionevolissima depressione, che saltava da un incomprensibile (per tanti) bisogno d’assoluto al terrore d’una morte agognata (a parole). In un caffè dinanzi al Senato, a due passi dalla sua mansarda, Cioran non aveva pronunciato che tre o quattro parole sull’autunno. I suoi occhi mi avevano stregato perché non avevano un punto d’approdo, né un orizzonte. Erano vuoti della loro pienezza.

 

Friedgad Thoma, giovane professoressa di Colonia, l’amò. Riamata, eccome, nonostante Cioran non abbia mai coltivato l’idea di abbandonare la sua amata Simone Boué. Un solo passaggio basta per raccontare il libro. «Lei è diventata il centro della mia vita, la dea di uno che non crede in nulla, la più grande felicità e la più grande sventura che mi sia capitata… Dopo che per lunghi anni ho parlato con sarcasmo di tali… cose come l’amore (e simili) dovrei essere punito in qualche modo, e lo sono, ma non importa. Il fallimento è il punto capitale del mio programma. Tuttavia ho una possibilità: Lei è propensa a vivere ai margini, anche se solo un poco, ma questa riserva è già tanto – almeno per me. Mi considero un marginale, e interiormente reagirei come tale anche se venissi tradotto in tutte le lingue del mondo, compresa quella dei cannibali» (p. 67).

 

Così la vicenda è il suo risvolto letterario. Letta una decina di pagine del libro, mi è cresciuta dentro una sorta di ribellione: non si devono svelare le intimità di chi ha una vita pubblica e di una presenza d’arte nel cuore e nella mente di tanta gente. Il “mio” Cioran non era più quello che avevo conosciuto, che m’ero costruito. Un po’ come accade di questi tempi per la biografia (non autorizzata) d’un altro “mio” maestro: Ryszard Kapuściński.

 

Poi, avanzando, mio malgrado nella lettura, immedesimandomi in lui e nella sua amante, ho finito col partecipare al loro amore – non solo di quello del grande aforisma, ma anche di lei –, in una sorta di immedesimazione letteraria. Se l’amore solo è degno di nota – anche la mancanza d’amore – Friedagard Thoma è riuscito a svelarmelo, ancora una volta. «Certamente qualcosa è accaduto in me – scriveva Cioran il 28 novembre 1981 –, Lei ha contribuito quasi intenzionalmente a prepararmi a poco a poco all’idea della rinuncia».

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