Per non restare spettatori di un naufragio
Un breve periodo, aggiunto dal ministro Clini, nel testo del decreto legge su Taranto in via di conversione in legge, e anche il prodotto sotto sequestro sulle banchine del porto commerciale, come corpo del reato ambientale consumato dall’Ilva, sarà riconsegnato nel possesso della proprietà. La movimentazione dell’acciaio, dal valore equivalente ad un miliardo di euro, servirà ad evitare temporaneamente il ricorso in massa alla cassa integrazione annunciato dall’azienda e probabilmente farà scattare il conflitto costituzionale da parte della magistratura. Gli operai sanno bene che sono i primi a pagare colpe che non hanno.
Mentre i vertici della famiglia Riva si trovano agli arresti domiciliari o ricercati con mandato di cattura internazionale, centinaia di capi di bestiame, nel raggio di qualche chilometro dalla fabbrica, sono stati abbattuti su ordine dell’autorità sanitaria perché contaminati da diossina. L’intero quartiere Tamburi potrebbe essere delocalizzato secondo le ultime esternazioni dello stesso ministro dell’ambiente, come avviene in caso di calamità naturali. Per sabato 15 dicembre è atteso l'arrivo in città di esponenti di movimenti e associazioni da tutta Italia per la manifestazione “Taranto Libera” contro il cosiddetto “decreto salva Ilva”.
Se, dunque, il disorientamento è grande, forse è questa l’occasione per arrivare ad una svolta decisiva e radicale perché è necessario non solo immaginare ma costruire “un luogo buono” dove poter vivere assieme, cominciando dalle ricchezze che esistono. Parte da questa decisione la proposta di “Utopia Taranto” che sarà presentata pubblicamene domenica 16 dicembre, a pochi giorni dalla fine del 2012, un anno che ha mostrato la crisi economica e di sistema nei suoi vari aspetti, risvegliando da antichi sonni problemi mai risolti.
Come afferma il manifesto fondativo: «Non si può essere “spettatori” di fronte al “naufragio” di un modello di sviluppo narcotizzato e narcotizzante, non si può cedere alla tentazione dell’indifferenza».
L’Italia non si può salvare abbandonando gli abitanti di Taranto che, tuttavia, devono scoprire in loro stessi le risorse per rispondere all’emergenza. È questa la sfida di “Utopia Taranto” che rimanda a quel significato della parola che sembra stonare perché velleitario davanti ad una realtà così cruda: non l’utopia come “non luogo” in cui fuggire ma la possibilità di coniugare il “bene” negli spazi abitati dagli esseri umani. Un percorso che ha bisogno dell’incontro con l’altro diverso da sé, partendo dall’ascolto reciproco per costruire assieme un destino diverso.
Ecco come abbiamo raccolto l’intuizione che muove il progetto nell’intervista video con uno dei promotori di “Utopia Taranto”, l’avvocato Giuseppe Barbaro.
La presentazione della proposta di Utopia Taranto avverrà domenica 16 dicembre dalle ore 17 presso l’Istituto Salesiani in via Virgilio 97.