Per le riforme partire dalla comunità
C’è una grande nube che si alza dall’Etna ricoperta di neve. Ha eruttato e gettato in aria i suoi lapilli, nel corso della notte e al mattino di domenica lo spettacolo è impressionante. Con negli occhi e nel cuore l’immagine di questa terra che amo, mi dirigo verso Pergusa. È il luogo e il borgo, al centro della Sicilia, dove si svolge il convegno dal titolo “Democrazia e partecipazione”, organizzato dal Movimento politico per l’unità, da Umanità Nuova e dai Movimenti civici di Sicilia, una realtà associativa sorta di recente che raggruppa varie esperienze di partecipazione attiva in varie città siciliane. Anche questo, un segno tangibile di una terra che vuole crescere e guardare al futuro, spezzare le catene di uno sviluppo bloccato da una serie di privilegi atavici che, piuttosto che diventare modello e opportunità, si sono trasformati in una “gabbia dorata” riservata a pochi. Lo Statuto siciliano, nato prima della Costituzione e confluito in essa, non ha contributo, con l’autonomia, a dare una svolta alla vita dell’isola.
Oggi si guarda alla Costituzione. E alle leggi elettorali. Quelle che hanno bloccato ogni possibilità di avere un’interazione diretta tra il Paese reale, quello fatto di uomini che vivono e camminano per le strade delle nostre città, e quello che si è arroccato nelle stanze del Parlamento, dove li ha condotti una legge elettorale insana e malvagia, che deruba gli elettori del diritto di scegliere liberamente i propri rappresentanti eletti, così come sancito dalla Costituzione. Anche in Sicilia è arrivato il vento che chiede le riforme, che fa sentire la voce di un popolo umiliato e offeso da chi ha voluto garantirsi privilegi, sottraendo spazi di democrazia.
La riforma elettorale Si discute sul documento “Per una riflessione sulle riforme istituzionali”, nato sulla scorta del vento impetuoso che ha scosso l’animo di tanti quando, ormai sette anni fa, è stata approvata la legge che, nelle ultime due tornate elettorali, ci ha costretto a votare con le liste bloccate, senza poter esprimere preferenza di sorta su chi mandare alla Camera e al Senato. «Il documento – spiega Marco Fatuzzo – presidente internazionale di Mppu – è l’esito di un ampio lavoro di approfondimento e di confronto, che parte da un orizzonte culturale, quello dell’unità come cardine della vita sociale: chi lo ha promosso, ha lavorato a fondo perché la sua formulazione includesse le diverse culture politiche che oggi attraversano la realtà del Paese e che in esso si sono riconosciute e sentite espresse. È un documento unitario, frutto del lavoro di persone con opzioni ed esperienze politiche diverse. È stato presentato a settembre e, in questi mesi, intorno a esso si è sviluppato un forte dibattito, attraverso incontri su tutto il territorio nazionale. Ed è questo uno degli obiettivi: costruire un Paese che dialoga, che ritorna al dialogo dopo averne in parte perduto l’abitudine e, forse, anche la capacità. Esso enuncia alcuni princìpi guida, essenziali per garantire il lavoro politico, indipendentemente dalle particolari scelte di partito compiute da ciascuno». Nel documento si danno alcune indicazioni, non regole precise, non uno schema preconfezionato, ma alcuni princìpi ineludibili attorno a cui far partire e ripartire il dialogo politico.
La comunità Poi Liboria Di Baudo, dei Movimenti civici di Sicilia, racconta un’esperienza che, in varie città, ha portato gruppi di cittadini a iniziative forti, concrete, di presenza attiva nella vita delle varie comunità. Qui si disegna l’esperienza molteplice e variegata che i vari movimenti (che non a caso si definiscono “civici”) a percorrere i sentieri di una rinnovata e sofferta voglia di partecipazione, a dispetto di regole scritte e non scritte che comprimono gli spazi di democrazia e consegnano spesso le sorti e il governo delle città ai soliti noti.
Quando sono nati, nel novembre 2010, Stefano Zamagni li aveva definiti una «minoranza profetica», ma anche una «speranza per la democrazia». E ora il loro percorso incrocia quello del documento “Per una riflessione sulle riforme istituzionali”, che ora sta facendo il giro del Paese e viaggia con le gambe degli uomini che hanno deciso di scommettere sulla speranza di una nuova democrazia.
Le azioni A Pergusa c’è anche Pino Giaccone, docente universitario in pensione. Da qualche anno è tornato a vivere nella sua città, Baucina, alle porte di Palermo. Lì è nata, insieme a un gruppo di giovani, un’esperienza di partecipazione diretta alla vita della città: la presenza nell’aula del consiglio comunale, dove si fanno le scelte per la città, delle proposte lanciate in maniera trasversale, il rapporto con le varie componenti politiche che crea ponti di dialogo e spezza muri atavici di divisione. Poi ci sono i giovani di Belmonte: vivono alle porte di Palermo e hanno avviato un percorso di dialogo e di partecipazione, partendo da Facebook e da Twitter e giungendo fino a incontri veri e reali, in cui si maturano le proposte per la vita del Paese.
I commenti Pergusa ha visto la presenza di numerosi amministratori pubblici, sindaci, consiglieri comunali, consiglieri regionali (che, in Sicilia, hanno il titolo di “deputati”), esponenti di partito. Alfio Di Pietro, segretario della consulta regionale delle aggregazioni laicali, commenta: «Ho visto espressa nelle parole di Paolo Lòriga tutta la passione ideale e la tensione civile del progetto di Umanità Nuova e del Movimento politico per l’unità. Questo progetto deve ora convergere e snodarsi dentro una linea di azione comune di tutto il laicato associato, perché orienti il proprio impegno di carità verso la costruzione del bene comune. Orizzonte di senso del nostro operare siano le linee di futuro che Dio sta preparando per l’umanità e in particolare per la nostra terra. Non dobbiamo cedere mai alla tentazione a volte subita, di vedere nei partiti un ostacolo da abbattere o del quale accelerare a tutti i costi l’ora della fine. Con essi, dobbiamo intrattenere un dialogo senza veli, senza riserve, senza pregiudizi».
I laboratori L’esperienza di Pergusa si snoda poi attraverso tre laboratori tematici su “Partecipazione”, “Riforma elettorale”, “Riforma e regolamentazione dei partiti”. Gli spunti che ne sono scaturiti confluiranno in un documento unico che approderà a Roma. Farà parte del patrimonio di idee e di proposte che il Movimento politico per l’unità proporrà il 22 marzo prossimo in una sala di Palazzo Montecitorio. Il documento “Per una riflessione sulle riforme istituzionali” sarà proposto ai parlamentari e varie città italiane si collegheranno via Internet. Perché la democrazia ha bisogno di un percorso che parta dal basso e che interagisca con le istituzioni. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo ancora da queste pagine.
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