Per la Grecia elezioni senza promesse
Sembra che sarà difficile per Tsipras ottenere la maggioranza assoluta, mentre il suo stretto alleato Anel (Nazionalisti greci indipendenti) probabilmente non riuscirà nemmeno ad entrare in Parlamento. Secondo tutti i sondaggi, finora, Alba Dorata (estrema destra xenofoba) pare che ottenga la terza posizione, mentre Potami e Unita popolare combattono per la quarta. L’outsider Leventis con l’Unione di centro (Ek) sembra che riuscirà a entrare nella nuova assise.
Queste elezioni, è evidente, sono le prime nelle quali i presidenti dei partiti, tranne le estreme, non possono fare grandi promesse. Possono solo assicurare una buona gestione dell’accordo con l’Europa. Nei fatti tutti hanno votato per l’intesa dura con Bruxelles al punto che per essi è difficile prendere le distanze.
Si capisce in effetti che certe dichiarazioni fatte dai partiti contro l’accordo o per il suo cambiamento servono solo a fini interni, per tenere buona la propria clientela politica. Forse apparirà più evidente la strategia dei partiti nel dibattito programmato per il 14 settembre tra le due maggiori formazioni e quello tra gli altri partiti previsto per il 9 settembre.
Nel frattempo la gente appare scettica e, in realtà, non si fida più di nessuno. Syriza è letteralmente a pezzi, al punto che ogni giorno perde dei membri e ha già perso, il che è più grave, la federazione dei giovani. Alcuni analisti sostengono che l’ex-premier in realtà non vuole governare ed essere costretto ad attuare un accordo difficilissimo che va contro le sue convinzioni: Tsipras è giovane e non avrebbe nessuna intenzione di distruggere il suo capitale politico attuando l’accordo.
Da parte sua Nea Dimokratia si riorganizza, il suo presidente vede crescere la popolarità che, secondo un sondaggio di ieri, supera quella di Tsipras: Meimarakis dichiara di essere aperto a coalizioni dopo le elezioni perché la gravita della situazione e la serietà dei problemi che il Paese sta affrontando esige governi di ampie coalizioni.
Il terzo polo che il Pasok voleva coagulare è naufragato, visto che il partito di Papandreou (Kodiso) non è stato accettato: Papandreou ha informato la stampa che ritira la sua candidatura per problemi finanziari del partito. E ciò è significativo, perché sarà la prima volta dal 1920 che un Papandreou non entrerà in Parlamento.
Secondo l’ultimo sondaggio, la differenza tra Syriza e Nea Dimokratia si riduce a qualche decimale. Mentre chi non ha ancora deciso come votare costituisce il 13 per cento dell’elettorato, sembrerebbe proprio che la gente non voglia dare la maggioranza assoluta a nessuno, dimostrando una maturità maggiore di quella dei partiti e pretendendo cooperazione tra le forze politiche. Resta, tuttavia, l’incertezza dei sondaggi preelettorali che poi vengono sempre smentiti dalle urne…