Per i due papi santi disegni colorati dai piccoli degenti
La grande cupola di San Pietro è disegnata con cura, ma chi troneggia è la figura di Giovanni Paolo II con mantellina rossa e una mitra alta di un non canonico colore vermiglio. Sulla destra, un dardeggiante sole giallo e, sotto, una scritta traboccante affetto: «Ciao Karol, ti vogliamo bene». Una mano adulta, a margine, ha aggiunto in corsivo: «Il Santo Padre ci seguirà anche dall’alto». Il grande disegno campeggia, insieme ad altri, nel corridoio della cappella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù e proviene dalla ludoteca del nosocomio.
Da poco è terminata la messa delle 8,30 e sono state esposte vicino all’altare, in questa domenica della duplice canonizzazione, le reliquie di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II. Il papa bergamasco lasciò in dono all’ospedale il suo candido zucchetto, dopo averlo scherzosamente posto sulla testa di uno dei piccoli degenti nella sua prima visita, avvenuta nel Natale 1958. Fu la prima venuta di un pontefice al Bambino Gesù, a proposito della quale qui si racconta che, entrato nel primo reparto, i piccoli degenti scambiarono Giovanni XXIII per Babbo Natale. Immaginiamo che Roncalli, per la sua bonomia e per lo spiccato senso umoristico, non fece fatica a stare al gioco e poi a far sentire tutto l’affetto. Quei bambini si impressero nel suo cuore, tanto che volle tornare nel Natale 1962, dando così inizio alla tradizione della visita del papa tra i piccoli ammalati di questo centro altamente specialistico.
Capelli neri e occhi mobilissimi, felpa romanista, un bambino, accompagnato dai genitori, guarda con calma il reliquario in cui è inserita una piccola ampolla contenete il sangue di Giovanni Paolo II. Potrebbe risultare qualcosa di inopportuno, se non di macabro per i piccoli visitatori. «Assolutamente no – ci risponde don Luigi, uno dei cappellani dell’ospedale, medico, vocazione sacerdotale a 32 anni –. I genitori raccontano la storia dei due papi e i figli li sentono vicini, amici. Così i bambini non sono estranei a questa canonizzazione».
C’è una predilezione tra i due papi santi? «Certamente papa Wojtyla – spiega don Luigi –, per due ordini di motivi. Primo, perché la generazione dei loro genitori è cresciuta sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, che li ha guidati in tante scelte. E poi perché vengono a sapere dell’attentato e della lunga sofferenza che l’ha condotto alla morte. Lo sentono perciò vicino, perché può capire il loro dolore, la degenza in ospedale, una vita limitante». Commenta don Luigi: «Per un bambino la reliquia di Giovanni Paolo II è tutt’altro che un problema. Egli ne apprezza il senso, perché risulta il segno della sua presenza. Si vede che i piccoli se la intendono con Dio e con le cose spirituali». E per gli adulti? «Anche in questo caso, papa Wojtyla sa mettere tutti d’accordo. Vengono a vedere la reliquia anche cristiani di altre Chiede e comunità, ma anche musulmani», precisa il cappellano.
I motivi della presenza di una piccola ampolla contenente il sangue di Giovanni Paolo II sono molto semplici. Negli ultimi giorni della malattia di papa Wojtyla, il personale medico addetto compì prelievi di sangue da mettere a disposizione del servizio trasfusionale del Bambino Gesù, in vista di un’eventuale trasfusione. La trasfusione non ebbe poi luogo e il sangue prelevato fu conservato in quattro piccoli contenitori: due rimasero a disposizione del segretario particolare di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanisław Dziwisz; gli altri due restarono custoditi presso l'ospedale.
In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, avvenuta il 1° maggio 2011, i due contenitori furono collocati in due reliquiari. Il primo fu conservato nel Sacrario, a cura dell'Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, insieme ad altre importanti reliquie. Il secondo fu invece riconsegnato al Bambino Gesù. Il sangue contenuto nelle ampolle si trova allo stato liquido, in virtù di una sostanza anticoagulante presente nelle provette al momento del prelievo.