Per fortuna c’è Roger

Dal Sud Africa, negli ultimi giorni, non sono arrivate solo le notizie del controverso caso Pistorius. Un altro campione dello sport, infatti, ha fatto parlare di sé per ben altri motivi...
Roger Federer visita una delle scuole materne della provincia di Limpopo

Roger Federer, il tennista elvetico attualmente numero 2 del mondo, in questo 2013 ha preso parte sin qui a soli due tornei. Lo abbiamo visto in campo prima agli Australian Open nel mese di gennaio, dove è stato eliminato in semifinale dal britannico Andy Murray, e poi, nella seconda settimana di febbraio, a Rotterdam, dove è stato battuto un po’ a sorpresa nei quarti di finale dal francese Julien Benneteau. A 31 anni Roger è consapevole che per continuare ad essere competitivo ai massimi livelli con i migliori tennisti del circuito, da Djokovic a Murray, da Nadal a Berdych, tutti più giovani di lui, deve necessariamente “dosare le forze”. Il suo programma di gare per questa stagione, non a caso, prevede infatti la disputa di non più di una quindicina di tornei. Una scelta ponderata, quasi inevitabile, che però permette ad uno dei più grandi sportivi della storia di avere anche qualche “vantaggio collaterale”.

Innanzitutto Federer avrà molto più tempo da dedicare alla sua famiglia, alla moglie Mirka e alle due figlie, le piccole gemelle Myla Rose e Charlene Riva che oggi hanno tre anni e mezzo. Ma non solo. Perché Roger, già dal 2003, è molto attivo sul fronte della solidarietà, ed ora che gli impegni agonistici andranno via via diminuendo, il campione svizzero ha intenzione di dedicare sempre più tempo proprio a questo importante aspetto della sua vita privata. In questi ultimi giorni, ad esempio, si è recato in prima persona in Sud Africa, per visitare alcune scuole materne della provincia di Limpopo, una delle zone più povere di questo Paese. Per alcuni giorni il suo impegno principale non è stato quindi quello di allenarsi in vista dei prossimi appuntamenti agonistici, ma quello di trascorrere del tempo con i bambini, giocare con loro, per toccare con mano e verificare da vicino l’andamento dei progetti che porta avanti la sua Roger Federer Foundation.

Questa fondazione, da lui creata dieci anni fa, finanzia lo sviluppo di strutture deputate all’istruzione di bambini che vivono nei Paesi più poveri del mondo. Un’iniziativa che ogni anno destina il controvalore di circa due milioni di euro a vari progetti, grazie ai quali oggi circa 50 mila bambini possono guardare al futuro con un sorriso. Si tratta di progetti studiati e analizzati nel dettaglio, prima di essere sostenuti, perché, come afferma il tennista svizzero, «il nostro obiettivo principale non è quello di raccogliere e spendere denaro, ma piuttosto di seguire l’effettivo sviluppo delle varie iniziative». Si è partiti dal Sud Africa, il Paese d’origine di sua madre, Lynette, ma poi nel tempo sono stati avviati programmi in altre nazioni del continente africano, dall’Etiopia al Mali, dalla Tanzania allo Zimbabwe, fino al Malawi, dove Roger punta a creare nei prossimi anni, grazie anche all’aiuto di Action Aid (organizzazione impegnata nel promuovere iniziative a sostegno dei Paesi del Sud del mondo) e del Credit Suisse (azienda leader a livello mondiale nel campo dei servizi finanziari), circa 80 strutture, tra asili nido e scuole primarie, in sei diversi distretti di questo Stato all’Africa orientale.        

Federer, per il suo stile e la sua eleganza in campo ma anche fuori dal campo, è oggi uno degli sportivi più ammirati e amati del pianeta. Pensate, tanto per rendere l’idea, che proprio in questi giorni a Ginevra è in scena uno spettacolo teatrale a lui ispirato. Si chiama “In love with Federer”, opera scritta, diretta e interpretata da due artisti rossocrociati amanti dello sport. Un’opera che, a detta di chi l’ha vista, risulta molto poetica, abbastanza distante dai canoni abituali delle rappresentazioni teatrali, che oltre ad evidenziare la bellezza dei gesti tecnici che Roger è capace di mostrare in campo nelle giornate in cui è particolarmente ispirato, vuole provare a raccontare proprio la sensazione “d’estasi” che gli appassionati di tennis provano spesso nel vederlo giocare.

Sia ben chiaro, per questo campione leggendario non è ancora venuto il momento di attaccare la racchetta al chiodo (in questa settimana lo rivedremo già in campo impegnato nel torneo di Dubai). Ma i suoi tantissimi fan, gradualmente, dovranno abituarsi a vederlo sempre più protagonista anche su un altro terreno di gioco, quello dell’aiuto concreto nei confronti di chi è meno fortunato. «Per me – ha detto recentemente Roger – questo tipo di impegno si è trasformato in un percorso parallelo alla mia vita agonistica e familiare, un percorso divenuto quasi imprescindibile, che mi appaga molto perché mi consente di restituire ad altri, in qualche modo, una parte della fortuna che ho avuto nella vita». 

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