Per comunicare le Dolomiti

La Rete della promozione del turismo sostenibile della Fondazione Dolomiti Unesco ha redatto un documento volto a stabilire delle strategie di comunicazione che mitighino il fenomeno dell'overtourism e promuovano una frequentazione sostenibile delle montagne
Le Tre Cimne di Lavaredo, uno dei luoghi simbolo dell'overtoursim (foto scatttata in occasione della manifestazione "Le Dolomiti abbracciano l'Africa" il 5 luglio 2009). ANSA / ANDREA SOLERO / DBA

Il tema non è certo nuovo, e non solo sulle Dolomiti: alcuni luoghi “iconici” presi d’assalto dai turisti, complici anche i social, con la popolazione locale che sale sulle barricate contro la devastazione portata dai cittadini (insieme a ingenti flussi di denaro a cui nessuno mai rinuncerebbe, ma che non possono da soli comprare la tutela delle montagne); mentre magari a pochi km da lì altre vallate combattono contro lo spopolamento e la desertificazione economica, e accoglierebbero ben volentieri almeno una parte di quelle che vengono dipinte come orde barbariche. Due estremi che causano entrambi forti disagi, e che sono emblematici della necessità di un approccio diverso alla promozione e gestione del turismo. Per questo la Rete della promozione del turismo sostenibile della Fondazione Dolomiti Unesco ha recentemente pubblicato il documento “Linee Guida per azioni operative nella comunicazione del Patrimonio Mondiale”, che intende suggerire delle strategie in questo senso, coinvolgendo anche quegli stessi “influencer” tanto spesso additati come parte del problema.

Secondo il documento, gli elementi chiave che devono ispirare la comunicazione sono «l’ispirazione ai valori racchiusi nel riconoscimento del Patrimonio mondiale [le Dolomiti sono state riconosciute come tale dall’Unesco nel 2009, ndr] e in particolare il senso del limite che questo comporta nella fruizione turistica, anche in vista del mantenimento del riconoscimento stesso»; poi l’attenzione ad una comunicazione che miri a «sensibilizzare i flussi di visitatori», così da limitare la pressione eccessiva su alcuni territori e favorire invece la conoscenza di altri altrettanto “interessanti” (non solo “belli”) ma tagliati fuori dai flussi principali; l’attenzione alla crisi climatica e al suo impatto sulla fruizione del territorio montano, promuovendo anche in questo senso la consapevolezza (della serie: non posso voler arrivare in auto dovunque, o farmi trasportare la cena di pesce in rifugio); e la sensibilizzazione su una corretta fruizione dell’ambiente alpino, sia relativamente alle misure di sicurezza (è infatti considerato preoccupante l’incremento degli interventi del Soccorso Alpino dovuti a imprudenza) sia alla coerenza delle aspettative di servizi rispetto al territorio (detta in altri termini: non posso pretendere di avere ovunque tutti i comfort che troverei in città).

Le linee guida suggerite sono quindi:

  • Promuovere la diffusione dei principi indicati presso tutte le istituzioni, gli enti e le realtà imprenditoriali, nonché gli abitanti, che operano nella comunicazione del territorio montano;
  • Creare, anche operando in coordinamento con alcune di esse, forme e contenuti di comunicazione coerenti con i principi indicati, combinando forme di nudging (ispirazione di comportamenti corretti adeguatamente motivati) a forme di warning (indicazione delle conseguenze negative di comportamenti scorretti);
  • Promuovere la diffusione di una rinnovata cultura della montagna, in collaborazione anche con altri enti preposti (ad es. il CAI, il Corpo del Soccorso Alpino, Agenzie formative, etc.), anche presso le fasce più giovani di età, a partire dalle scuole;
  • Attivare forme di collaborazione con testate giornalistiche e di informazione per facilitare la diffusione di messaggi responsabilizzanti e coerenti con i principi indicati in precedenza;
  • promuovere la narrazione del Patrimonio Mondiale delle Dolomiti, privilegiando contenuti che possano richiamare i valori naturalistici, paesaggistici e culturali, evitando di evidenziare esclusivamente la “bellezza” dei luoghi;
  • Promuovere nei territori dolomitici forme di discussione e confronto che coinvolgano istituzioni, enti, imprese e la popolazione residente, al fine di creare condivisione attorno ai principi indicati;
  • Interagire con gli organi politico/istituzionali dei territori al fine di introdurre norme, regole e disciplinari coerenti con gli obiettivi e i principi indicati, nonché introdurre forme di monitoraggio;
  • Qualora s’intenda avvalersi di collaborazioni con influencer, blogger e youtuber, si favorisca una diffusione di contenuti digitali coerenti con i principi sopra citati.

Al di là del linguaggio forse un po’ asettico e formale di queste raccomandazioni, il nodo centrale della questione è la consapevolezza – per citare le premesse alle linee guida che si leggono nel documento – che le modalità in cui si comunica la montagna «hanno un impatto significativo nell’indurre comportamenti o atteggiamenti potenzialmente scorretti, o addirittura pericolosi, sia per le persone che la frequentano, sia per i territori»; e che i social in generale, non soltanto gli “influencer” – che non possono essere additati, in maniera semplificatoria, come responsabili del fenomeno dell’overtourism – hanno creato «nuove forme di comunicazione digitale che sfuggono sia dalla pianificazione che dal controllo degli enti territoriali preposti, alimentando, talvolta, visioni e suggestioni incoerenti con i valori stessi alla base del riconoscimento UNESCO». Una molteplicità di fonti che necessitano dunque di una sorta di coerenza e consapevolezza di base a cui tutti sono chiamati, in mancanza di una regia unica. Proprio per questo viene quindi stimolata la collaborazione tra i diversi soggetti di qualsiasi tipo, compresi gli “influencer”, fino a chiunque visiti quei luoghi e diffonda poi la sua esperienza in rete.

«La comunicazione deve favorire e alimentare un incremento di consapevolezza dei visitatori, fino a spingersi alla dissuasione di alcuni comportamenti o atteggiamenti – si legge infatti nel documento -, e in ogni caso non deve mai stimolare o suggerire azioni incoerenti con il pericolo intrinseco alla frequentazione del territorio montano. La comunicazione in ambito montano può divenire uno strumento educativo per la conoscenza e il rispetto dei propri limiti e di quelli del contesto ambientale in cui si è ospiti».

Il documento integrale è consultabile qui.

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