Per amore dello Short Track
Prendete un certo numero di pattinatori, solitamente da quattro a sei. Portateli su una piccola pista ovale su ghiaccio, al coperto. Metteteli a gareggiare uno contro l’altro, contemporaneamente, in un’unica corsia. Aggiungete il brivido di contatti e cadute, spesso inevitabili visto il poco spazio a disposizione per superare gli avversari. Condite il tutto con l’incertezza legata alle decisioni dei giudici, tipica della fine di ogni gara, ed avrete ottenuto una miscela davvero entusiasmante. È lo short track, la disciplina che lo scorso anno, durante i Giochi di Torino 2006, ha regalato all’Italia la centesima medaglia ai Giochi Olimpici Invernali. E che proprio in questi giorni, in Italia, celebrerà i suoi Campionati del Mondo. Delle ragazze azzurre che dodici mesi fa salirono sul podio olimpico, Marta Capurso è certamente una delle atlete più esperte. Torinese, una passione nata per caso frequentando una pista vicino casa dopo aver ricevuto in regalo dei pattini,Marta, a soli ventisei anni, ha già alle spalle una lunga ed intensa carriera agonistica. Fra i ricordi più belli c’è certamente il Mondiale juniores del 1999, quando ho vinto l’oro sui 500 metri. Un successo che mi ha dato la consapevolezza dei traguardi che avrei potuto inseguire. E infatti con il tempo sono arrivate tante altre soddisfazioni. Fino alla medaglia più attesa, raggiunta insieme alle sue compagne proprio davanti al pubblico di casa. Una gioia difficile da descrivere, incontenibile. Quando ho cominciato a fare dello sport il mio sogno era di partecipare alle Olimpiadi. Figurarsi salire sul podio, e per di più nella mia città!. Marta, come gli altri atleti della nazionale italiana, si allena spesso a Bormio, dove ha sede il centro tecnico federale. Tre ore al mattino e altrettante il pomeriggio, uomini e donne insieme. Per noi ragazze il poterci allenare con loro rappresenta un punto di riferimento importante, uno stimolo a dare qualcosa di più. Ma per primeggiare nello short track non bastano solo gambe e muscoli ben preparati. Bisogna essere solidi mentalmente, per accettare di poter perdere una gara importante a causa di un contatto fortuito con un avversario o per una decisione della giuria che non si condivide . Bisogna saper mantenere sempre alta la concentrazione, per reggere allo stress dei vari turni di qualificazione . E poi serve la capacità di destreggiarsi in gara, essendo piuttosto scaltri, e non avendo paura di cadere. Tutte qualità necessarie per cercare di competere con Corea, Cina e Canada, da tempo le nazioni leader in campo mondiale. Questi Paesi hanno un bacino d’utenza più grande e il numero di praticanti non è neppure paragonabile al nostro. In Corea, dove lo short track è sport nazionale, un atleta normalmente non resiste in squadra più di quattrocinque anni proprio per il continuo ricambio al vertice che l’alto numero di praticanti assicura. Eppure, anche se sembra i m p o s s i b i l e co n t r a s t a r e questi colossi, i ragazzi e le ragazze dello short track italiano hanno saputo conquistare negli anni diversi successi a livello internazionale. E il pubblico di casa nostra, sia durante le Olimpiadi dello scorso anno, che in occasione delle ultime Universiadi, si è entusiasmato per questa disciplina: palazzetti gremiti e tifo alle stelle. Nonostante ciò, da noi lo short track rimane poco diffuso. Cosa servirebbe allora per poterlo fare conoscere di più? Il nostro è uno sport molto immediato, dove hai subito la sensazione di quello che hai davanti agli occhi. È anche per questo che chi si avvicina ne rimane catturato. In fondo basterebbe che la tv facesse vedere le manifestazioni più importanti, perché poi il pubblico le guarda e si appassiona. Ma per i prossimi Mondiali non è prevista alcuna trasmissione… . Tanto impegno e tanti sacrifici, solo per amore di questo sport. E per qualche piccolo rimborso spese… Dopo avere avuto l’opportunità di ospitare in casa i Giochi, con tutti i benefici che normalmente ne conseguono, ci troviamo paradossalmente a vivere un periodo di restrizione economica ancora più forte che in passato. Ma vedi, non è neanche questo il punto. Noi che pratichiamo questo sport non lo facciamo certo per soldi. Il vero problema è che, nonostante le Olimpiadi, gli impianti continuano a non esserci. E allora quando ti trovi come me ad avere ventisei anni, quando per allenarti devi continuare a fare il girovago, a vivere lontano dai tuoi affetti, arrivi ad un punto in cui è proprio difficile continuare . Un grande aiuto può arrivare dall’inserimento in un corpo sportivo militare (dallo scorso anno Marta è in Finanza), anche perché nel frattempo devi cominciare ad investire sul tuo futuro, completare gli studi, pensare ad un lavoro per il dopo agonismo . Ma, almeno per ora, la passione è più forte di tutto: Pattinare fa parte della mia vita. Così, dopo un campionato europeo non troppo fortunato, Marta è pronta ad una nuova sfida: i Mondiali che si disputeranno a Milano. Spero di andare bene. Centrare una finale individuale sarebbe già un risultato importante, considerando anche che ogni nazione potrà schierare 3 atleti e ritagliarsi uno spazio non sarà facile. Ma possono fare bene anche tutti gli altri azzurri. Già, con il sostegno del pubblico, con la gara giusta, e con un pizzico di fortuna, potrebbe accadere di tutto. È il bello dello short track.