Per aiutare il mondo a ricordare

Sabato 24 aprile ricorre il 95° anniversario dell'inizio del Medz Yeghern. Numerose le iniziative per farne memoria.
genocidio armeni

Tutto iniziò all’alba di sabato 24 aprile 1915, quando la maggioranza della popolazione armena di Istanbul (Turchia) venne arrestata. Dal mese successivo presero il via le deportazioni – le cosiddette “marce della morte” verso l’interno del Paese – che coinvolsero oltre un milione di persone, in gran parte morte per fame, malattie e sfinimento. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco. È il Medz Yeghern, il “grande male”, il genocidio degli armeni di cui ricorre quest’anno il 95° anniversario. Il bilancio finale della strage è incerto, ma le stime più attendibili parlano di un milione e 200 mila morti. Il governo turco tuttora non riconosce le deportazioni come genocidio – posizione che costituisce un ostacolo all’ingresso del Paese nell’Unione Europea – e le motiva con la minaccia filorussa costituita dagli Armeni alla vigilia della prima guerra mondiale.

 

Non era la prima volta che il popolo armeno veniva preso di mira: già dal 1894, ai tempi in cui la Russia lo sosteneva nella propria lotta per l’indipendenza dal rivale Impero Ottomano, almeno 50 mila persone avevano perso la vita nei pogrom anti-armeni e nelle azioni di repressione da parte dell’esercito. La situazione si aggravò poi con la salita al governo dei nazionalisti “Giovani Turchi”, che temevano un’alleanza russo-armena e miravano alla costruzione di uno Stato etnicamente omogeneo: nel 1909 si registrò in Cilicia un eccidio di 30 mila persone.

 

Al di là delle posizioni divergenti che ancora oggi esistono sulla portata del genocidio, sulla sua definizione come tale e sulle motivazioni che ne stanno alla base, si tratta comunque di un fatto storicamente accertato. Per questo sono numerose le iniziative per ricordarlo anche in Italia, una delle mete della diaspora armena in virtù dei rapporti storici e culturali esistenti sin dal tempo dei romani. La comunità armena di Roma ha promosso la campagna “Io ricordo”: un tam-tam di posta elettronica, con una mail dal titolo “Un mondo senza memoria non può esistere” divulgata dagli aderenti ad amici, parenti e colleghi. Internet aiuta a far conoscere il genocidio armeno anche nelle scuole, con il lancio del portale didattico lamemoriacondivisa.it. Non mancano nemmeno le lettere ai direttori delle reti tv, perché diano spazio in questi giorni a programmi che testimonino il Medz Yeghern «così come avviene per la Shoah», e l’invito alla Conferenza episcopale italiana ad unirsi in preghiera ai fedeli armeni domenica 25 aprile. Sabato 24 alle 18.45 si terrà inoltre una pubblica commemorazione del Medz Yeghern alla presenza di autorità ed associazioni italiane ed armene. L’elenco completo delle iniziative si trova sul sito della comunità.

 

In Italia il Medz Yeghern è stato fatto conoscere in particolare dai libri di Antonia Arslan, autrice del best seller La masseria delle allodole. La scrittrice padovana di origine armena ha ricevuto lo scorso 21 marzo a Los Angeles il premio Narekatsi per il contributo alla diffusione della cultura armena. Il prestigioso riconoscimento è stato preceduto dalla consegna della medaglia d’oro del ministero della Cultura dell’Armenia, avvenuta a Roma il 9 marzo.

 

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