Pensiero ateo e scettico

A proposito dell’articolo “Oltre il dialogo” a cura di Giulio Meazzini apparso sul n. 13-14/2012.
Atei e credenti a confronto

Domande scomode
«A me non sembra che la spiritualità focolarina sia la più adatta per articolare un confronto con il pensiero ateo e scettico perché è molto autoreferenziale e non si discosta di un millimetro dalle posizioni ortodosse del catechismo della Chiesa cattolica. Al di là di sorrisi di facciata e di circostanza, non mi sembra di scorgere nelle riviste dell'Opera un “tormento” ideologico, tipo, per es., quello che tocca un teologo moderno e controverso come Vito Mancuso, o altri come Raimon Panikkar o Hans Kung.

«Chiara Lubich, in genere, e i suoi teologi non si discostano di molto dalla dottrina tradizionale, non fanno che snocciolare i vari dogmi della Chiesa, anche quando questi appaiono palesemente assurdi ad una ragione moderna e imbevuta di analisi scientifica.

«Quando voi parlate di confronto e di dialogo con il pensiero ateo e scettico, vorrei che molto onestamente e sinceramente voi affrontaste le mille problematiche che si frappongono sulla strada della credenza. Voi invece, al di fuori di tanta buona educazione e cordialità, mai che affrontaste seriamente un'obiezione, un dubbio, una domanda scomoda. Detto questo, è poi vero che la condivisione, l'amore al fratello, l'accettazione del dolore sono grandi valori che ognuno si dovrebbe sforzare di vivere».

Vincenzo Caputo

 
Caro Caputo, la ringrazio della sua lunga lettera, nella quale lei affronta anche il problema dell’evoluzionismo e della posizione cattolica sul peccato originale. A questo proposito, la rimando alle numerose pubblicazioni di Sergio Rondinara (in particolare “Dio come spirito e le scienze della natura”, del 2008) e di altri ancora, presenti nel catalogo della nostra editrice sotto la voce “Scienza e fede”.
Quel che invece mi preme qui sottolineare è la natura stessa del dialogo, che si svolge a vari livelli: c’è il dialogo della vita e quello dell’ascolto, del confronto sui temi e della collaborazione per il bene comune. In questo dialogo il riconoscimento della identità dell’altro è elemento essenziale: non è giusto mettere tra parentesi le proprie convinzioni per trovare un consenso al ribasso. Certo, c’è un tempo per… e un tempo per…
Mi sarebbe piaciuto che lei fosse presente al recente LoppianoLab ad un dialogo pubblico tra il teologo Coda e il filosofo Natoli sui temi dell’eutanasia e del fine vita. A questo proposito, le segnalo che l’Istituto universitario Sophia, diretto proprio da Coda, ha già ospitato e ospiterà sempre più dibattiti approfonditi con laici che non la pensano certo come la Congregazione per la dottrina della fede, da Cacciari a Zavoli, alla Nussbaum. (m.z.)

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