A chi pensa che il Covid-19 sia una permissione di Dio

Non credo proprio che il coronavirus sia un flagello permesso dall’alto per convertirci. Non credo proprio che la Madonna possa invocarlo per farci tornare sulla retta via. Lo dimostrano paradossalmente le tante “crescite umane” consentite dall’emergenza, delle piccole benedizioni
Kim Joo-sung/Yonhap via AP

Tutto pare sospeso a un minuscolo virus. La globalizzazione, forse per la prima volta, manifesta sintomi profondi delle sue gravi anomalie. L’inatteso virus di Wuhan sconvolge le abitudini di tutti, del mondo ricco in particolare, quello che sta “al fresco” per quasi tutto l’anno, quello che è più attento all’igiene: spopola le piazze, lascia a terra gli aerei, crea nuovi muri, obbliga a diminuire i rapporti sociali al lavoro, a scuola o nei circoli sportivi, tarpa le ali al commercio, aumenta la paura personale e collettiva, genera psicosi, scatena la corsa all’accaparramento di generi alimentari, impedisce alle aziende di lavorare a pieno ritmo e rischia di “mettere in mobilità” tanta gente… E via dicendo, basta aprire un sito qualsiasi di informazione per fare l’inventario dei danni del piccolo virus.

Ma nello stesso tempo c’è una dimensione sociale dell’epidemia da Convid-19 che viene sottovalutatoa. Il virus indirettamente ha provocato e provoca ogni giorno di più, accanto ai tanti effetti negativi se non drammatici, non pochi miglioramenti nella convivenza civile. Direi che la società intera riprende a pensare alla qualità della propria vita, alle cose future, al bene. Ecco una serie di piccoli-grandi miglioramenti.

AP Photo/Ahn Young-joon
AP Photo/Ahn Young-joon
  1. Obbliga a riscoprire gli affetti più prossimi, a rivalutare la famiglia e la casa come luoghi di sicurezza.
  2. Porta ad avere un po’ più di umiltà nel considerarci “superiori” alle forze della natura.
  3. Ci spinge a uno stile di vita più sobrio, meno centrato sul continuo divertimento.
  4. Diminuisce il tempo che dedichiamo allo shopping fine a se stesso, non essenziale.
  5. Ci fa riscoprire i libri, tra le grandi vittime degli smartphone.
  6. Ci spinge a pregare un po’ di più, a riscoprire la preghiera del cuore oltre a quella nelle chiese.
  7. Ci fa considerare il mondo più legato, più piccolo, più unito.
  8. Ci fa smettere di considerarci “più puliti e civili”, cioè “superiori” a tanti altri popoli.
  9. Ci fa smettere di pensare che gli “untori” siano solo all’estero, in particolare nei Paesi più poveri.
  10. Fa diminuire l’inquinamento, persino nella soffocata Cina.
  11. Ci fa riconsiderare il fatto che il guadagno sia il solo scopo della vita.
  12. Meno pacche sulle spalle, meno abbracci buttati lì, diamo più importanza alla gestualità.
  13. Ci fa vivere di più nell’attimo presente, senza poter programmare granché.
  14. Sviluppa la ricerca medica e coinvolge i ricercatori in uno sforzo collettivo encomiabile.
  15. Evidenzia l’abnegazione di tanti, tantissimi operatori sanitari.
  16. Attori, politici, giornalisti e calciatori sono portati a usare espressioni più pacate.
  17. C’è un po’ meno sport spettacolo, il che non è un male, anzi.
  18. Meno pubblicità intossica i nostri giorni.
  19. Sui social si leggono meno sciocchezze e più riflessioni serie.
  20. Diminuisce il gossip, a profitto della testimonianza.
  21. Cresce sui social l’umorismo (che risate che ci facciamo) e soprattutto l’autoironia.
  22. I governi e le istituzioni finalmente lavorano in modo concertato nella lotta alle fake news.
  23. Ci curiamo maggiormente dei nostri anziani, per evitare che siano contagiati.
  24. Ci si rende conto di come il corso normale della vita dipenda da tante relazioni sociali nascoste.
  25. Fa allentare i cordoni della borsa a non poche istituzioni economiche e finanziare mondiali.
  26. Ci fa considerare “più umani”, cioè coi nostri limiti irriducibili.

Ognuno prosegua con la propria, di lista. Nessun dubbio, sia chiaro, il Covid-19 è una sciagura, una iattura. Ma, come ricordava sant’Agostino, se si riceve uno schiaffo non è detto che esso sia volontà di Dio, ma il dolore che si sente lo è per forza. Nel dolore, nella sofferenza si può “crescere” come persone umane, perché siamo costretti a ritornare all’abc del senso della vita.

All’indomani della sciagura delle Torri gemelle, chiedemmo a Chiara Lubich che cosa pensasse. Ci sorprese rispondendoci che riteneva che tale drammatico evento ci avrebbe fatto capire meglio che siamo tutti fratelli. Forse quell’intuizione è valida anche per il Covid-19.

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