Pellicole tra ironia amara e violenza

Questa settimana vi consigliamo "Blue Jasmine", la nuova commedia di Woody Allen; "Dietro i candelabri" di Steven Soderbergh sulla storia di Liberace; l'ansioso "Oldboy" di Spike Lee e "Roma criminale” di Gianluca Petrazzi
La locandina di Blue Jasmine di Woody Allen

Woody Allen dirige il suo ultimo film “Blue Jasmin”, commedia corrosiva più di altre sull’incapacità dei ricchi di avere un cuore. Jasmine è una donna dell’alta società, ma va in rovina a causa del marito, un truffatore, finito suicida in carcere. Ridotta a vivere dalla sorellastra, la umilia con la sua superbia. Incapace di sfuggire ai rimorsi e di adattarsi ad una nuova vita, cerca di distruggere quel poco di felicità che hanno gli altri, ritrovandosi vittima di se stessa. Commedia crudele sull’egoismo, il film nulla risparmia della sottile analisi psicologica di questa donna, cui Cate Blanchett presta volto, corpo e anima in una recitazione insuperabile, da Oscar. Bravi gli attori di contorno come Alec Baldwin, ironica fino al sarcasmo la musica. Allen filma con un’eleganza fredda un ritratto umano feroce e per nulla leggero, decisamente antiborghese e anticonvenzionale e Jasmin-Blanchett suscita sentimenti contrastanti fra disprezzo e compassione nella sua incapacità di guardare oltre se stessa. Una commedia specchio del nostro tempo.

Steven Soderbergh propone “Dietro i candelabri”. Ossia la storia, oltre il successo di un mondo di lustrini e di eccentricità, di Valentino Liberace, pianista eccezionale, attore e uomo di spettacolo popolarissimo negli anni ’70 e ’80, precursore degli eccessi di Madonna e Lady Gaga e morto di Aids. Il film è tratto dal libro di Scott Thorson che racconta i suoi cinque anni di vita comune col divo che conobbe diciottenne: un vita intensa e psicologicamente distruttiva per il giovane. Ci volevano due attori come Michael Douglas (Liberace) e Matt Damon (Scott) per rendere visibile e palpitante la vicenda di un uomo di successo e di un ragazzo semplice uniti da una love story nascosta al mondo. Oltre le luminarie, il film è percorso da una malinconia cocente, da un amore raggiunto e tenuto con difficoltà in un rapporto fragilissimo. I due attori si dimostrano formidabili nell’immedesimazione veramente difficile nei ruoli. Ne nasce un’interpretazione folgorante, che ha conquistato il pubblico a Cannes e fatto commuovere Douglas, reduce da un tumore alla gola, per la verità della sua performance, in un film dove tutto è esibito, ma al tempo stesso fragilissimo e tenero. Regia oculata e precisa di Soderbergh.

Ritorna anche Spike Lee con “Oldboy”. Joe Ducette viene sequestrato da un anonimo e tenuto prigioniero per vent’anni. Uscitone, ricerca in modo ossessivo il movente e l’autore della sua condanna. Lo spirito di vendetta è il filo rosso del film, in cui la violenza, l’inganno, la cattiveria hanno largo spazio secondo lo stile aggressivo e spietato tipico di Spike Lee. Non c’è un momento di pausa, il ritmo è frenetico, ansioso e lascia in tensione costante lo spettatore sino alla fine. Onestamente però il film non è troppo originale e forse Spike ha eseguito una buona opera su commissione, regalando al suo pubblico un prodotto – diciamo così –, “di scuola”, anche se ben fatto e recitato.

Anche l’Italia sforna i suoi film. Ecco allora “Roma criminale” di Gianluca Petrazzi, lavoro poliziesco su Marco Lanzi, figlio di un commissario ucciso da un bandito romano, che egli vuole catturare per vincere il dolore della sua orfanezza.

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