Pecore a Madrid
All’inizio dell’autunno si svolge a Madrid, dal 1994, la Festa della transumanza. Quest’anno si è tenuta domenica 23 ottobre. Un grosso gregge di quasi 1.500 capi di bestiame, composto da pecore e capre, percorre le vie della città fino alla piazza del Comune (Plaza de Cibeles) e lì, simbolicamente, i pastori pagano al sindaco 50 maravedì (moneta medioevale) per ogni mille capi, come concordato nel 1418 tra la gilda dei pastori e il consiglio comunale. Era la tassa stabilita a quei tempi per consentire al bestiame di utilizzare le strade del municipio. Oggi la festa ha un significato piuttosto folcloristico e turistico, ma nel 1994 ebbe i toni di una vera e propria protesta: gli allevatori volevano rivendicare l’uso di percorsi e sentieri tradizionalmente praticati dal bestiame durante la transumanza. Ed ebbero successo: un anno dopo fu approvata una legge per proteggere e garantire la continuità d’uso dei percorsi del bestiame.
L’inizio della transumanza del bestiame nella penisola spagnola si perde nella notte dei tempi, c’è scarsa documentazione. Si sa però che la popolazione iberica la praticava già prima della conquista romana. Ed è continuata durante tutto il periodo del Califfato arabo (711-1492). Alla fine dell’Alto Medioevo, verso l’anno mille, esistevano diverse zone di confine disabitate, e quindi non coltivate, tra i regni cristiani a nord e i territori di al-Andalus, a sud. Questo lasciava ampi spazi liberi di cui hanno approfittato i pastori del nord. Poiché le campagne militari si svolgevano in estate, i pastori con le loro greggi si rifugiavano nelle zone di pascolo delle montagne settentrionali, dette agosteros, dove trascorrevano l’estate, mentre d’inverno scendevano negli invernaderos situati nella “terra di nessuno” disabitata.
I conflitti tra pastori e abitanti di città e villaggi sorsero con il graduale spostamento del confine verso sud (con la Reconquista) e il ripopolamento dei territori. L’agricoltura prosperò e il passaggio delle greggi spesso non rispettava le coltivazioni. Ecco perché i comuni iniziarono a riscuotere tasse di passaggio, per compensare i danni causati dal transito del bestiame, nonché per l’affitto dei pascoli dove trascorrevano la stagione invernale. Alla fine vinsero però gli allevatori. La qualità della lana delle pecore merino migliorava con la transumanza, poiché l’animale viveva in un clima sempre favorevole. Fu allora Alfonso X di Castiglia a creare nel 1273 il Consiglio della Mesta per tutelare il monopolio delle pecore merino e così assicurare importanti profitti al regno con il commercio della lana.
Sono passati secoli di storia e i tradizionali percorsi del bestiame, detti cañadas reales (120 mila chilometri), hanno sofferto tanti cambiamenti e violazioni. I pastori continuano però a rivendicare la loro conservazione per proteggere l’allevamento estensivo. Oggi non si tratta tanto di produrre una lana di alta qualità, ma piuttosto di allevare gli animali in un ambiente naturale e attirare l’attenzione verso il mondo rurale, molto spopolato e dimenticato. A ciò si aggiunge ora, dopo gli incendi boschivi della tragica estate 2022, la consapevolezza del ruolo che il bestiame ha nella prevenzione degli incendi. Il pascolo delle mandrie di pecore, capre e mucche impedisce al sottobosco e ai cespugli di crescere eccessivamente e di seccarsi, creando così un ottimo combustibile per le fiamme.
Infatti, già si parla di ovejas bombero, cioè, pecore che mangiando l’erba hanno lo stesso ruolo dei vigili del fuoco.
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