Pearl Jam, 20 anni di grunge

Live on Ten Legs, diciotto canzoni rutilanti, tracimanti di sudore e passione.
Pearl Jam

Per il rock è sempre più spesso una questione di nostalgia. Perché il nuovo, che pure c’è, anche se con sembianze stilistiche apparentemente diverse da quelle primigenie, vive quasi sempre rannicchiato nei sottoboschi del business, impossibilitato ad uscirne dalla forza stritolante della crisi, dai cliché, e da una classe dirigente (dai produttori ai discografici passando per i media) fatta spesso da gente che non ha più la voglia né i mezzi per rischiare. Così si va giù di ricicli, di revival, di retrospettive, di celebrazioni più o meno malinconiche. Accade sempre così, quando una scuola espressiva passa da avanguardia a retroguardia. Ma il punto è capire quel che fa la differenza tra gli aggettivi classico e vecchio. E non sempre è così facile.

 

Per esempio, in questo primo spicchio degli anni Dieci sta tornando in auge il grunge (per approfondimenti consiglio il nuovo volume omonimo appena uscito per Isbn): quel ruvido rock suonato in camicioni smandrappati di flanella; chitarre al calor bianco, voci strazianti, suoni scorbutici ma fascinosi. Era la colonna sonora più trendy dell’ultimo decennio del Novecento, quello della “Generazione X”. I Nirvana di Kurt Cobain e i Pearl Jam di Eddie Vedder rappresentavano non solo l’ennesima materializzazione di certi dualismi tipici del rock, ma anche i fiori all’occhiello del nuovo fenomeno. I primi sono morti di fatto col loro leader (un maudit penultimo modello); i secondi continuano a tener botta. E in occasione del ventennale, ecco arrivare questo spettacolare album registrato dal vivo in giro per il mondo.

 

Live on Ten Legs è insieme una celebrazione e una dimostrazione di forza. Diciotto canzoni rutilanti, tracimanti di sudore e passione. La voce di Eddie, possente ed ammaliante, le chitarre assolute dominatrici della scena, una sezione ritmica torrida e verace. Un paradigma rock ancora efficace e coinvolgente quando, come in questo caso, è sostenuto da una solida credibilità e da un indubbio carisma, che, si sa, è materia rara e preziosa proprio perché non invecchia.

Insomma, come ben dimostra questa nuova confezione di “marmellata di perle” non sempre la nostalgia è un segno di debolezza. Soprattutto quando il presente è così deprimente.

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