Pd, è Renzi il nuovo segretario. A furor di primarie
Nessuna sorpresa dalle urne. Il sindaco di Firenze spopola con il 68 per cento dei consensi, distanziando di cinquanta punti (e più) i concorrenti Cuperlo (18 per cento) e Civati (14 per cento). Il neo-segretario del Pd riceve un'investitura molto forte, ma altrettanto grande è la responsabilità di cui dovrà farsi carico. Nessuno (neanche Renzi) parla più di "rottamazione", ma è fuor di dubbio che con lui si volta pagina e che il risultato dà una forte spallata alla vecchia nomenclatura del partito democratico che non troverà spazi nella nuova segreteria. Una svolta non solo generazionale di notevole portata.
I primi commenti all’interno del Pd. Il vincitore Renzi: «Adesso tocca a noi, a una nuova generazione. E questa volta il cambiamento sarà vero. Non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra. Basta con le correnti, a cominciare da quella renziana che da stasera è ufficialmente sciolta. Il Pd metterà tutto il proprio impegno per una legge elettorale che garantisca il bipolarismo e che tagli i costi della politica».
Gli sconfitti fanno così gli auguri al neo-segretario. Cuperlo: «Sarò leale verso Renzi», e Civati: «Con questo gruppo dirigente possiamo vincere». Per il segretario uscente Epifani: «Si tratta di una vittoria inequivoca. Il nuovo segretario avrà un mandato democratico molto forte».
Le voci degli altri partiti. Paolo Romani (Forza Italia) chiede al neo-segretario Pd:«È pronto Renzi a lavorare per la pacificazione?»; Paola Taverna (M5S) lancia una sfida: «Siete disposti a tornare subito alle urne con il Mattarellum?», e Nichi Vendola (Sel) auspica che Renzi «non sia solo il segretario di un partito ma incarni una grande speranza».
I riflessi sul governo. Il premier Letta dichiara: «Con il nuovo segretario lavoreremo insieme, con spirito di squadra per il bene del Paese». E cosa potranno fare insieme? Veltroni commenta: «Insieme lavoreranno per spingere il Parlamento a varare una nuova legge elettorale e poi insieme decideranno quando sarà il momento di andare al voto».
Una nota a margine. È la prima volta nel nostro Paese che i leader dei tre principali partiti rappresentati in Parlamento (Renzi, Berlusconi, Grillo) non ne fanno parte. Potrebbe essere un fatto positivo.