Paura dell’ Ebola: cosa serve sapere
A partire dalla fine di marzo 2014 in Africa Occidentale è attivo un focolaio di malattia da Virus Ebola, che si è evoluto rapidamente a partire da un’area forestale del sud-est della Guinea, fino ad interessare diverse zone rurali in Sierra Leone, Liberia e nella stessa Guinea, con un numero complessivo di 1201 casi e 672 morti (dati diffusi dall’OMS al 27 luglio, includenti i casi sospetti e probabili). Nella stessa giornata del 27 luglio è stato inoltre notificato il primo caso probabile in Nigeria, quello di un uomo di 40 anni, deceduto nella città di Lagos.
In questa fase dell’emergenza, l’Ufficio Regionale dell’OMS per l’Africa sta coordinando gli sforzi sanitari, umanitari e governativi per circoscrivere l’epidemia e raggiungere le aree a rischio con interventi di informazione e prevenzione. Allo stato attuale, in base alle informazioni disponibili, non sono state raccomandate restrizioni per viaggi e commerci da e per i Paesi colpiti.
Tuttavia molti Paesi vicini hanno applicato restrizioni alla libera circolazione dei viaggiatori internazionali provenienti dalle aree a rischio, e sono segnalati casi di compagnie aeree che hanno sospeso o ridotto le disponibilità di imbarco di passeggeri.
I Servizi Sanitari europei e delle altre Nazioni occidentali ribadiscono l’assenza di rischi relativi alla diffusione dell’epidemia sul proprio territorio nazionale, stante la scarsa trasmissibilità della malattia fra esseri umani, che rimane legata soprattutto alle precarie condizioni igienico-sanitarie, e la rapidità del decorso clinico. Le raccomandazioni fornite ad esempio dal nostro Ministero della Sanità (il quale ricorda come l’Italia non abbia collegamenti aerei diretti con le zone colpite) sono relative ai viaggiatori diretti nelle aree epidemiche, e riguardano “generiche precauzioni sempre consigliate in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana, quali, ad esempio, evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura prima del consumo, lavarsi frequentemente le mani.”
Sono state comunque fornite le necessarie disposizioni per la vigilanza sanitaria alle frontiere aeree e marittime. Riguardo al timore, paventato da alcuni media, che l’epidemia possa diffondersi tramite profughi e migranti, tale rischio è annullato dalla durata del viaggio, che si protrae, quasi sempre in condizioni disumane, per periodi ben superiori a quello di incubazione e al decorso della malattia.
L'autore dell'articolo è Dirigente Medico presso la Direzione di Presidio Ospedaliero dell'Azienda ASL 1 di Massa e Carrara
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