Paul Klee, di tutti e di nessuno

Alla Galleria d'arte moderna a Roma una rassegna di opere, tra tele e disegni, racconta il rapporto del pittore con l'Italia
Paul Klee

È venuto spesso in Italia. Ha soggiornato a Ravenna, a Pisa, a Venezia, a Livorno e a Genova. Naturalmente a Roma, Napoli e in Sicilia. Ma del Belpaese a quanto sembra non ha portato via nulla. Anzi, a fatica è riuscito a stimare la gente. Perché allora proporre una rassegna che conta, tra disegni e tele, neanche una cinquantina di opere?

Bisogna andarci piano con gli artisti. Essi hanno un altro occhio. Viaggiano, si trovano in un luogo, sembra non gli interessi, e poi qualcosa li penetra, gli va nell’anima lentamente e riemerge nelle opere. Klee ha visto certo molto, musei, chiese, località naturali. Ma cosa dell’Italia gli è rimasto?

Credo gli sia entrata dentro l’idea della luce come vita e calore. La "Costa meridionale di sera" (1925), piccolo olio e acquerello su carta, è emozionante. Luci di fiamma sospese sui monti color rossobruno, tre vele sul mare blu, un incantamento che parte dall’osservazione ma poi si fissa sulla carta come ricordo, impressione, libera anche dal momento in cui la costa è stata vista e ammirata. Klee trascende ciò che ha visto. Anzi, lo “snatura” per farlo diventare fibrillazione lirica.
Il "Quartiere di ville 'fiorentino'” (1926) è un olio su cartone di tinte accese, rosse e gialle e arancione, ma tiepide, non aggressive: è l’occhio “in più” del pittore che vede, trascende e ci dona l’essenza delle cose. La trasmette senza voler trasmetterla. Diversamente non sarebbe un artista, ma un filosofo o un politico.

Ma qualsiasi brano tratti, qualunque soggetto, nelle mani, nella penna di Klee si fa un ricamo. Non occorre soffermarsi troppo sulla tecnica – puntillinismo o astrattismo – ma forse serve saper ascoltare le parole quanto mai brevi e quanto mai ricche di senso che ogni sua opera ci trasmette. La luce con lui diventa linea musicale e il figurativo cede piano piano non al non-figurativo o astratto, ma semplicemente, all’essenziale. Il “modo” di porgerlo è secondario.

Così ammiriamo con maggiore gioia l’arte di un pittore che è di tutti ma anche di nessuno. Libero nei mezzi, nei soggetti. Nell’anima. Forse è questo che l’Italia gli ha dato, ed egli ha trasmesso ai tanti che lo hanno amato nel Belpaese.

Paul Klee e l’Italia. Fino al 27/1. Roma, Galleria Nazionale d’are moderna (cat. Electa)

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