Il nuovo Patto per la salute

Novità sul fronte del piano ministeriale approvato dalla Conferenza delle Regioni, grazie al quale si affrontano, ad esempio, i problemi della carenza di personale, delle mancate assunzioni, della misurazione della qualità delle cure

Il 18 dicembre è stato approvato dalla Conferenza delle Regioni il piano ministeriale denominato “Patto per la salute”, mirato ad affrontare il problema delle carenze di personale negli ospedali italiani – soprattutto specialisti –, nonché una serie di altre criticità; mettendo sul piatto 2 miliardi di euro per il primo anno e 1,5 per il secondo – e portando dunque la dotazione complessiva da 114.474.000.000 euro per l’anno 2019, a 116.474.000.000 euro per l’anno 2020, a 117.974.000.000 euro per l’anno 2021.

Il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa al ministero della salute, Roma, 14 dicembre 2019. ANSA/ FILIPPO ATTILI -UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
Il ministro della Salute Roberto Speranza e il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa al ministero della salute, Roma, 14 dicembre 2019. ANSA/ FILIPPO ATTILI -UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

La novità più attesa riguarda appunto il personale: le Regioni infatti potranno investire di più per le assunzioni, fino ad ora bloccate da una serie di parametri fissati dal ministero dell’Economia. Il fondo per gli investimenti nel personale potrà passare dal 5% della spesa sanitaria regionale al 15%, consentendo di assumere quantomeno gli specialisti disponibili (ricordiamo infatti che per diverse specializzazioni c’è carenza); e introducendo la possibilità di ammettere alle procedure concorsuali anche gli specializzandi dal terzo anno in poi. Infine sarà possibile, su base volontaria e secondo le esigenze aziendali, rimanere in servizio fino ai 70 anni d’età. Il tutto accompagnato da una proposta di revisione del sistema di formazione, con l’obiettivo di agevolare l’entrata in corsia dei giovani medici e di valorizzare il ruolo sul territorio dei medici di medicina generale (quelli un tempo noti come “medici di base”).

Novità di rilievo è anche l’implementazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Viene previsto uno strumento di misurazione della qualità delle cure, il Nuovo sistema di garanzia (NSG), secondo cui il Comitato Lea effettuerà una valutazione annuale sulla qualità, appropriatezza ed efficienza dei servizi sanitari regionali. In caso di gravi criticità rilevate in almeno due dei tre macro-livelli di assistenza, la Regione dovrà presentare un piano di risoluzione che viene valutato ed eventualmente integrato dal Comitato. Nel caso di valutazione insufficiente in tutti i tre macro-livelli, la Regione è valutata inadempiente e deve elaborare un piano operativo di riorganizzazione. Inoltre, nel caso di Regioni la cui Sanità è stata commissariata, Governo e Regioni si impegnano entro 180 giorni a riesaminare la procedura di nomina dei Commissari; e ad elaborare nuove linee guida che contengano indicazioni operative per la valutazione dei parametri per l’uscita dal commissariamento. I nuovi parametri dovranno essere basati sull’equilibrio di bilancio, sull’adempimento del mandato commissariale e sulla garanzia che i Lea siano al di sopra della soglia di sufficienza.

Vi sono poi molte altre misure, da quelle per il riordino degli enti di vigilanza come l’Aifa, a quelle per l’iter più veloce per l’accesso alle risorse per l’edilizia sanitaria, alle nuove linee di indirizzo per l’assistenza territoriale; configurando quindi una revisione ad ampio spettro del sistema.

Soddisfatta la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo): secondo il presidente, Filippo Anelli, «si apre finalmente una nuova stagione, nella quale la politica vede la salute e la sanità come settori sui quali investire, e non come costi sui quali risparmiare. Ci rincuorano in modo particolare l’attenzione nei confronti dei giovani e della carenza di specialisti e la maggiore flessibilità del tetto relativo alla spesa per il personale. Ora diventa fondamentale avviare un dibattito sull’adeguamento agli standard europei della remunerazione dei medici». Più critico Sindacato Medici Italiani, con la segretaria generale Pina Onotri che, parlando di “luci ed ombre” nel Patto, ha osservato come «non ci convince quanto previsto per la riorganizzazione della medicina generale, che deve prevedere risorse certe per i rinnovi contrattuali dei medici. Questa scelta non è più rinviabile a fronte della cronica carenza di medici di famiglia».

Plauso pressoché generale da parte dei presidenti di Regione, in particolare da Luca Zaia – che ha sempre portato il Veneto come esempio di terra virtuosa sotto il profilo sanitario, nonostante le numerose criticità anche lì rilevate: «In questo documento c’è molto di Veneto: soprattutto per quanto riguarda le risorse umane e la carenza di medici, con l’inserimento nei bandi degli specializzandi dal terzo anno, la possibilità di permanenza al lavoro dei medici con 40 anni di servizio – ha dichiarato –. Se non avessimo smosso le acque con atti e azioni tanto coraggiose quanto ponderate, probabilmente non si sarebbero raggiunti questi risultati a livello nazionale».

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