Patto di stabilità e migrazione: c’è l’accordo
Secondo gli ultimi dati di Frontex, l’agenzia europea che si occupa delle frontiere esterne dell’Unione europea (Ue), ci sono stati più arrivi di migranti privi di documenti quest’anno che in qualsiasi altro anno dal 2015, allorchè oltre un milione di migranti e rifugiati sono arrivati ai confini dell’Ue, molti dei quali in fuga dalle guerre in Siria, Iraq e Afghanistan. Sono poi quasi un milione le persone che hanno presentato domanda di asilo nell’Ue nel 2022.
Il ben noto accordo di Dublino regola tra gli Stati membri la questione dell’ingresso e dell’accoglienza dei migranti irregolari sul territorio dell’Ue, ma sono anni che se ne tenta invano una riforma. Secondo un sondaggio di Eurobarometro, il 28% degli europei ritiene che l’immigrazione sia la questione più importante che l’Ue si trova ad affrontare, assieme alla guerra in Ucraina. Inoltre, il 57% degli intervistati si dice soddisfatto della risposta dell’Ue all’invasione russa dell’Ucraina, mentre il 54% degli europei esprime identica soddisfazione per quanto riguarda la risposta del proprio governo nazionale. Quasi 7 intervistati su 10 (69%) si esprimono a favore di una politica europea comune in materia di migrazione mentre il 68% appoggia un sistema europeo comune di asilo. Allo stesso tempo, tre quarti degli intervistati (75%) si dichiarano favorevoli al rafforzamento delle frontiere esterne dell’Ue con più guardie di frontiera e guardie costiere europee.
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sul patto sulla migrazione e l’asilo, che la Commissione europea aveva presentato nel settembre 2020, con l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili e a lungo termine per gestire la migrazione nell’Ue. Secondo la Commissione europea, infatti, il quadro giuridico istituito dal patto creerà un equilibrio tra solidarietà e responsabilità tra gli Stati membri, in un approccio globale per una gestione efficace ed equa della migrazione. L’adozione formale di queste proposte, poi, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio stabilirà i pilastri del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo.
L’accordo raggiunto riflette l’impegno a gestire la migrazione in modo equo e ordinato, permettendo all’Ue e ai suoi Stati membri di passare da soluzioni temporanee a soluzioni sostenibili a lungo termine. Il punto più controverso, quello della redistribuzione dei migranti tra i vari Stati membri dell’Ue, è stato superato stabilendo sì un obbligo di redistribuzione solidale, ma anche la possibilità di non accogliere i migranti sul proprio territorio dietro il versamento di una compensazione economica verso altri Stati membri che accolgano quelli ad altri assegnati.
L’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio riguarda 5 proposte fondamentali del patto. Innanzitutto, il regolamento sugli accertamenti, che definisce norme uniformi sull’identificazione dei cittadini di Paesi terzi al loro arrivo, aumentando così la sicurezza all’interno dello spazio Schengen, con uno screening orientato alla raccolta di informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagini del volto per i migranti dai 6 anni in su.
Il regolamento Eurodac istituisce una banca dati comune per raccogliere dati più accurati e completi al fine di individuare i movimenti non autorizzati, aggiungendo alle impronte digitali le immagini del volto, anche per i bambini. Il regolamento sulle procedure di asilo rende più rapide ed efficaci le procedure di asilo, la cui prima risposta dovrebbe arrivare entro 6 mesi dalla domanda, di rimpatrio e di frontiera. Le nuove regole prevedono che i migranti che non soddisfino le condizioni per entrare nell’Ue saranno soggetti a una procedura di screening pre-ingresso, con l’identificazione, la raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza, per un massimo di 7 giorni.
Il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione è, per l’appunto, quello che istituisce un nuovo meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri per equilibrare il sistema attuale, in cui pochi Paesi sono competenti per la maggior parte delle domande di asilo, e detta regole chiare sulle competenze relative alle domande di asilo. Il regolamento sulle situazioni di crisi e di forza maggiore prepara l’Ue ad affrontare future situazioni di crisi, compresa la strumentalizzazione dei migranti.
Secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, «l’Europa è una comunità forte e capace di trovare grandi risposte a grandi sfide», laddove l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sugli elementi cruciali del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo riflette l’obiettivo di «trovare un approccio equo e pragmatico alla gestione congiunta della migrazione nell’Ue» ed è «un passo fondamentale per dotare l’Europa degli strumenti necessari per gestire la migrazione».
Le fa eco Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni, secondo la quale «la svolta per quanto riguarda il patto dimostra il nostro impegno a progredire insieme anche nella gestione dei problemi più complessi, rimanendo fedeli ai nostri valori». L’imperativo è quello di «gestire la migrazione in modo ordinato e dobbiamo farlo alla maniera europea».
Mentre le istituzioni europee si felicitano per l’accordo raggiunto, le organizzazioni per i diritti umani e quelle che si occupano di migranti guardano allo stesso accordo con perplessità. Infatti, più di 50 organizzazioni no-profit hanno pubblicato una lettera aperta osservando che il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo consentirebbe ai Paesi di detenere arbitrariamente bambini, trasferire i migranti in quelli che l’accordo definisce Paesi terzi sicuri e aumentare la profilazione razziale.
Secondo la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (Comece), «principi di giustizia ed equità dovrebbero orientare i decisori politici a mettere in atto leggi e meccanismi che garantiscano un trattamento equo, giusto e umano di ogni migrante o richiedente asilo regolare o irregolare che arriva alle frontiere dell’Ue, in qualsiasi fase delle procedure». Infatti, «migranti e richiedenti asilo non sono numeri, ma persone reali che meritano la nostra generosità, solidarietà e sostegno», laddove «i negoziati offrono un’opportunità unica per l’Ue e i suoi Stati membri di portare avanti la causa dell’umanità, fedeli ai nostri valori e rispettosi degli impegni internazionali».
Un altro accordo importante è quello raggiunto dai ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Ue, dopo settimane di difficili negoziati, che prevede il quadro riformato che stabilirà un ritmo di riduzione del debito e del deficit più permissivo rispetto a quanto previsto in precedenza. La decisione è stata presa durante un incontro online a seguito di una cena tra i ministri delle Finanze francese e tedesco tenutasi martedì sera a Parigi. Si tratta del cosiddetto patto di stabilità e crescita, che fu sospeso all’inizio della pandemia di Covid-19 per consentire ai governi di aumentare la spesa sulla scia della peggiore recessione economica dalla Seconda guerra mondiale. La Commissione europea aveva proposto di modificare le vecchie regole perché temeva che fossero obsolete, inflessibili e difficilmente applicabili. Il nuovo formato è progettato per offrire tagli di spesa più graduali e personalizzati per gli Stati membri che superano la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil (Prodotto Interno Lordo) e del 60% del rapporto debito/Pil.
Il testo concordato propone di prorogare la scadenza per gli Stati membri che si trovano ad affrontare una situazione di deficit eccessivo se l’economia dell’Ue è in grave difficoltà e prevede una fase di transizione di tre anni in cui sarà loro richiesto un aggiustamento fiscale minore. Nel breve periodo, i tassi di interesse in rialzo saranno detratti dall’aggiustamento fiscale richiesto a tali Stati membri in difficoltà. Queste regole più flessibili si applicheranno dal 2025 al 2027 e sono progettate per tutti quegli Stati membri che superino la soglia del deficit nei prossimi anni.
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