Patagonia, i vescovi scrivono all’Onu

L'acqua come diritto umano da non rendere merce

I vescovi cattolici della Patagonia, l’estrema regione meridionale del Sudamerica divisa tra Cile e Argentina, hanno inviato un messaggio al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon, in vista della prossima conferenza sul cambiamento climatico che si svolgerà il prossimo dicembre a Copenhagen. Oggetto della missiva la richiesta di includere tra i temi in agenda la questione dell’acqua in modo che abbia un posto rilevante nei trattati post-Kyoto (2012).

Per i prelati sudamericani l’acqua «costituisce un diritto umano; è patrimonio comune dell’umanità; non può essere privatizzata ne mercantilizzata; è un elemento vitale non solo per la vita, ma per le culture, le religioni, l’economia, la politica  e deve essere motivo di solidarietà, giustizia ed equità tra i popoli». 

Nel documento, i vescovi propongono che sia stilato un "Programma mondiale per l’acqua". «Si promuova in tutti i Paesi la gestione dell’acqua con la partecipazione del settore pubblico, di quello privato e delle comunità e organizzazioni locali, considerando i bacini idrografici, i ghiacciai e le acque sotterranee come beni comuni». I presuli propongono inoltre che sia l’Onu  a farsi promotrice di una cultura della vita e dell’austerità nei confronti dei beni, soprattutto dove la cultura consumista si manifesta in maniera "predatoria".

Il documento vuole essere una proposta concreta diretta al massimo organismo internazionale in coerenza col tema scelto da Benedetto XVI per il suo messaggio del prossimo primo gennaio, giornata mondiale per la pace: "Se vuoi coltivare la pace, cura il Creato".

 

(AB_Ciudad Nueva_Argentina_2009/11/25)

 

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