Passo dopo passo… in viaggio verso Auschwitz

Tre attori teatrali ripercorreranno a piedi, insieme ad altri volontari, il cammino verso il campo di concentramento in cui furono deportati ventisei ebrei di Cuneo
Cartolina Passo dopo passo

Sarà un viaggio nella memoria, un viaggio vero, fisico, non metaforico, quello che porterà il cuneese Gimmi Basilotta della compagnia teatrale Melarancio e due dei sui figli, insieme a molti altri compagni di tappe, a piedi da Borgo San Dalmazzo fino ad Auschwitz, percorrendo passo dopo passo il viaggio dei ventisei ebrei catturati in provincia di Cuneo e deportati nel campo di concentramento il 15 febbraio 1944.

 

Il viaggio Passo dopo passo inizierà proprio il 15 febbraio per terminare il primo maggio, la vigilia dello Yom Hashoah, il Giorno della Shoah (secondo il calendario ebraico).

 

Attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia il percorso vuole essere occasione per parlare di memoria e per fare memoria, cercando di recuperare un senso tra passato, presente e futuro, in un viaggio fatto di strada, di relazioni concrete e di rapporti umani vitali, percorrendo le tappe della deportazione, fermandosi, incontrando i giovani, le associazione, la gente comune.

 

«Quando ho incominciato a raccontare questo mio desiderio di fare un viaggio a piedi verso quei luoghi dell’orrore – spiega Gimmi Basilotta, ideatore del progetto, fondatore della compagnia di teatro per ragazzi che gestisce a Cuneo la Residenza multisciplinare Officina – ho sentito che poteva essere un percorso condiviso. Molti mi dicevano che poteva essere occasione di costruire relazioni, un modo per ridare significato al “Tempo estorto all’Uomo”. Da qui parte il progetto che conserva per ognuno una dimensione personale, ma che diventa occasione di incontro umano, civile e sociale. È un percorso in cui la lentezza e la relazione diventano valori fondanti: perché solo lentamente possiamo prenderci il tempo della cura di noi stessi e della conoscenza degli altri. Procedendo, passo dopo passo, possiamo aggregare e costruire una comunità itinerante che condivide e partecipa; solo lentamente, in punta di piedi crediamo si debbano raggiungere i luoghi della disumanizzazione, perché ci vogliono forza e rispetto per affrontarli e condividerli; solo con pazienza possiamo conquistare una via verso la conoscenza».

 

Sono 76 giorni di viaggio, in un percorso quasi tutto lungo la ferrovia, proprio come il percorso dei 26 verso Auschwitz: si parte sempre da una stazione e si arriva in un’altra. Tre sono coloro che faranno tutto il viaggio mentre altri compagni si aggregheranno lungo il percorso, chi per alcune ore, chi per un giorno e chi per una settimana. Insieme a loro ci saranno un videomaker, un fotografo e un addetto all’aggiornamento del sito. http://www.viaggioadauschwitz.com/?lang=it

 

Il percorso coinvolge 360 comuni in Italia, 180 in Austria, decine nella Repubblica Ceca e le ultime due tappe in Polonia. Tutti gli enti sono stati contattati e molti hanno dato patrocinio e contributo all’iniziativa, che lungo il percorso vedrà tappe con incontri preorganizzati, nel corso dei quali si racconteranno le storie che partono dalla vita dei 26 deportati, dei quali solo due si salvarono.

 

Dando voce alle piccole storie si cerca di dare significato ai 6 milioni di vittime della Shoah.

In ogni fine tappa verrà piantata una betulla nei posti dove potrà essere curata, dove ci sarà qualcuno che potrà continuare a fare memoria. E così succederà anche ad Auschwitz, nel cimitero. Inoltre ogni giorno avrà una “parola” guida con cui si leggerà ogni tappa del viaggio.

 

«Come artisti di teatro – continua Basilotta – crediamo sia indispensabile recuperare un senso tra passato, presente e futuro; ecco da dove nasce la nostra istanza del viaggio: un viaggio che vuole essere pellegrinaggio laico in cui la dimensione fisica e spirituale si fondono; un viaggio fatto di strada e di fatica, ma al tempo stesso di relazioni concrete e di rapporti umani vitali con l’ambiente circostante. Percorrere le tappe della deportazione, fermarsi, incontrare i giovani, significa riappropriarci di una storia che ci appartiene e che non possiamo permetterci di dimenticare».

 

Non sarà infatti un viaggio di poche persone perché molta gente si può unire nel percorso, camminando o facendo una piccola offerta. Intanto comuni, associazioni culturali, fondazioni, parrocchie, realtà teatrali, scuole stanno organizzando tante iniziative da proporre lungo il cammino. Ci saranno attività al campo di Fossoli, ci sarà un percorso sui sentieri partigiani del reggiano con la fondazione Alcide Cervi, a Bolzano con le scuole, a Pescantina, vicino Verona, punto di smistamento per chi è rientrato dai campi. E poi in Austria a Velsen, cittadina sui percorsi della morte, a 50 chilometri da Mathausen, dove Comune e associazioni stanno creando una marcia nella marcia fino al campo di concentramento, con le scuole e il coro del teatro Lirico che eseguirà un’opera nel cimitero ebraico.

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