Passione Novecento

La rassegna a Firenze, Palazzo Medici, fino all’8 gennaio. Un viaggio tra mondi diversi.
Cecily Brown - Couple

Passare dopo le eleganze rinascimentali della Cappella Medici di Benozzo Gozzoli al mondo novecentesco, sembra un gran salto. E in parte lo è. Il raffinato equilibrio della Cavalcata dei Magi del Gozzoli è ben altra cosa da De Chirico, Rosai, da Paul Klee e Damien Hirst, da Warhol a Lichtenstein, da Burri a Fontana ed amici. Ossia attraverso il Novecento ed oltre, in percorsi d’arte che sono ricerche talora gridate, altre volte sofferte, altre pacificanti nella tensione verso una armonia nuova. Nuova, perché l’arte vera è sempre novità e antica: il passato è dentro ogni vero artista, fosse anche il più dissacratore.

Perciò, passeggiare fra le stanze in questa rassegna così densa di significati significa affrontare diversi incontri e per così dire colloqui con lavori di personalità che hanno qualcosa di nuovo e d’antico da dire, cioè l’eterno amore per la vita.

Si tratta di lavori provenienti da collezioni private e perciò difficilmente fruibili dal grande pubblico, ed è appunto per questo motivo che la mostra fiorentina merita di venire vista e goduta. Sono opere di collezionisti che amano la bellezza così come si è manifestata nel secolo breve e continua a manifestarsi ancora oggi.

Ne presentiamo alcuni esempi, anche se ogni opera esposta meriterebbe un commento, dato il suo essere una “presenza” in un autentico concerto “corale”. Ecco L’enigma politico di De Chirico (1915, Collezione privata, Firenze), la solitudine metafisica di una piazza in piena guerra mondiale, dove la statua candida di un politico denota una gelida presenza-assenza illuminata da luce e colori freddi. Attualissima. Il surrealismo di Joan Mirò trova nella Composizione del 1969 la voce di una tensione verso l’onirico, il “segno” di una diversa dimensione, quella della autentica “fantasia al potere” solcata da forti linee nere. Bisogno ancora attuale di evasione.

La Colomba bronzea di Giacomo Manzù (1980, Collezione Lazzeri) sta per scattare in volo, ma è ancora legata a terra. Simbolo di una pace così difficile da volare per conquistare gli uomini, allora come ora.

Brilla soffice la poesia nella stupenda opera di Carla Accardi (1972-1976), Arancio verde (Collezione Casamonti): la sinfonia lieve dei colori genera quello che si chiama il flusso poetico con una sensibilità rara. E se Damien Hirst nel 2002 espone un disco policromo (Zinc Chloride), e Roy Lichtenstein nel1996 un fulmineo Coup de chapeau, Cecily Brown entra nella foresta incandescente di colori in Couple (2003, The Levett Collection) in un momento di passione amorosa.

Ai Weiwei infine ritorna alla Firenze rinascimentale con la sua rivisitazione di Girolamo Savonarola del 2016. Un profeta apocalittico ancora attuale nel nostro tempo di apocalissi. E il cerchio, per ora parrebbe chiudersi. Sarà vero? Da non perdere.

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