Passi in avanti
Fare tutto il possibile per ristabilire la piena comunione tra le Chiese cristiane: la risposta di Bartolomeo I.
Non lesinare sforzi per migliorare l’impegno ecumenico.
È l’auspicio col quale si sono conclusi i lavori della Conferenza delle chiese europee (Kek), riunitasi in questi giorni a Lione nel suo cinquantesimo di fondazione, presenti 750 delegati di 126 chiese cristiane.
L’esigenza è quella di creare un luogo attorno al quale si incontrino tutti i cristiani d’Europa per elaborare un messaggio comune da portare alla società in materia politica, economica e sociale e di promuovere un più efficace dialogo tra le chiese e con le istituzioni europee. Insomma non lasciare nel dimenticatoio quei valori cristiani senza i quali il futuro del continente si prospetta alquanto incerto, né sottovalutare l’efficacia della testimonianza dei cristiani uniti.
A lanciare la proposta di un Consiglio di tutte le Chiese cristiane del nostro continente è stato in maniera autorevole il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Non è una novità assoluta, ma la proposta era nel dimenticatoio da tempo. «Siamo convinti che una Conferenza di tutte le Chiese europee possa, concordemente, rispondere al meglio al comandamento sacro del ristabilimento della comunione ecclesiale e servire l’uomo contemporaneo posto di fronte a una moltitudine di problemi», ha affermato.
Attualmente, infatti, lo ricordiamo esistono due organismi la cui collaborazione è stata certo importante: da una parte la già citata Kek, di cui fanno parte ortodossi, protestanti, anglicani e vetero cattolici; dall’altra il Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. I due organismi hanno promosso insieme importanti iniziative di carattere ecumenico, ma quello che si vuole è un passo in più.
«Fare tutto il possibile per ristabilire la piena comunione fra le Chiese cristiane in Europa», ha detto Bartolomeo che in un passaggio successivo in cui ricordava l’efficacia del dialogo fra cristiani, ebrei e musulmani, sottolineava: «Tutti cercano disperatamente una speranza. Ecco perché nessun arretramento sarebbe giustificato».
Una sfida che non è facile attuare e che richiederà oltretutto «lavori preliminari ed emendamenti ai regolamenti relativi», ha precisato lo stesso patriarca, ma che è percepita sempre più come un imperativo non rimandabile.