Passeggini vuoti
Antonella è architetto professionista e racconta che l’opera più importante a cui ha collaborato è quella della sua famiglia. Le è costata parecchi sacrifici, tra cui anche quello di rinunciare alla libera professione, dal momento che conciliare famiglia e lavoro era praticamente impossibile. E le difficoltà non sono finite… Micol al momento è in maternità e, non avendo i nonni di supporto, il rientro a lavoro le costerà molto caro, tra babysitter e nido per il figlio più piccolo e la scuola di materna privata per la figlia, che non è stata accolta nella struttura comunale. E poi tante coppie che non avendo un lavoro non riescono a progettare una famiglia. Eppure il sogno di mettere al mondo un bambino è vivo in tante di loro, ma alla domanda “Figli?” rispondono: “Vorrei, ma non posso”.
I racconti di pochi servizi alle famiglie, di orari di lavoro rigidi, di chi vorrebbe un figlio, ma esita, emergono dalla manifestazione di domenica 14 maggio organizzata a Roma dal Forum Associazioni Familiari.
L’occasione, senza riferimento politico o partitico, è offerta dalla XXIII Giornata internazionale della famiglia e della Festa della mamma. Genitori, bambini, nonni sono arrivati da varie regioni italiane e tra le dieci e le dodici della mattina hanno composto file ordinate di passeggini vuoti, simbolo della fatica quotidiana e della bellezza delle famiglie. L’immagine che rimbalza sui social con l’hashtag #IostoConIPasseggini è un’immagine triste che contrasta con l’imponente sfondo del Colosseo e dell’arco di Costantino; quella di un futuro in cui «pochissimi potranno permettersi di avere un bambino – dice una mamma – perché questo significa nuove spese, perdere il lavoro e, in alcuni casi, anche diventare povero».
L’appello che si alza dal centro di Roma è silenzioso, ma parla più efficace di tante parole, ponendo al centro dell’opinione pubblica un tema cruciale per i prossimi vent’anni in Italia: un Paese che non riesce ad assicurare ai suoi cittadini il minimo indispensabile, un lavoro, una casa e una famiglia con figli, non mette le basi per un nuovo futuro.
«La nostra società è sulla schiena delle mamme. Sono 40 anni che tutti si riempiono la bocca della parola famiglia -, ma poi nessuno ha fatto mai nulla» ha affermato Gianluigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. È urgente invertire la marcia di un trend demografico che vedeva nel 1964 la nascita di oltre un milione di bambini all’anno e nel 2016 di solo 475.000 bambini. In 50 anni ci siamo persi circa 600.000 bambini. Ma i dati Istat «se non diventano azione politica restano letteratura», sottolinea De Palo. Per dare un futuro al nostro Paese servirebbe una seria politica familiare sull’esempio degli altri Paesi europei. In Germania infatti il sostegno alle mamme dura fino a 18 anni ed è di 184 euro a mese e cresce per i figli successivi al primo. In Francia è di 923 euro in gravidanza e di 184, 62 al mese per i tre anni successivi alla nascita.
«Ci auguriamo che nella prossima legge di stabilità non solo ci siano misure concrete per le famiglie e per la natalità – ha ribadito De Palo – ma anche che il dibattito su quelle proposte veda un’unità di intenti da parte di tutte le forze politiche: è finito il tempo delle polemiche e degli ostruzionismi. Qui è in ballo l’esistenza del nostro Paese e il futuro dei nostri figli».