Partiti sull’orlo di una crisi di nervi/1: Sinistra Ecologia Libertà

La formazione guidata da Nichi Vendola continua ad essere nella tempesta, con fibrillazioni interne e parlamentari in libera uscita, come l'ormai ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore
Gennaro Migliore e Nichi Vendola

Il terremoto si è avuto con il risultato del Pd alle europee, ma i sintomi dei malesseri si erano già manifestati subito dopo le elezioni politiche del febbraio 2013. La sensazione è che la transumanza di parlamentari ed i nuovi posizionamenti guardino già alle prossime elezioni ed alla ricerca di maggiori garanzie di sopravvivenza politica (personale). Ci soffermiamo soprattutto su quanto sta accadendo in Sel e SC.

Sinistra Ecologia e Libertà. Alle elezioni politiche del 2013 il partito è parte della coalizione Italia, Bene Comune (con candidato premier Pier Luigi Bersani), eleggendo 37 deputati e 7 senatori. Alla Camera costituisce un proprio gruppo parlamentare, con capogruppo Gennaro Migliore; al Senato confluisce nel gruppo Misto e, risultando la sua componente più corposa, ne esprime anche il capogruppo Loredana De Petris. Inoltre la parlamentare di Sel Laura Boldrini viene eletta Presidente della Camera. Il partito non condivide la scelta (obbligata) di un governo di coalizione ed in Parlamento si colloca all’opposizione sia dell’esecutivo Letta che di quello guidato da Renzi.

Alle elezioni europee dello scorso 25 maggio, la lista L’altra Europa con Tsipras, sostenuta da un cartello di formazioni di sinistra, tra le quali Sel e Rifondazione comunista, riesce a superare di un soffio lo sbarramento (4,03 percento), ottenendo tre seggi al Parlamento europeo. Le fibrillazioni nascono quasi subito, con la querelle attorno a Barbara Spinelli, risultata la più votata in due circoscrizioni: quella centrale e quella meridionale. Prima del voto la Spinelli aveva reso nota l’intenzione, in caso di sua elezione, di rinunciare al seggio. Ma, spinta dal sostegno dei suoi elettori e dello stesso Alexis Tsipras, decide di accettare il seggio, optando per la circoscrizione Centro; in tal modo favorendo Eleonora Forenza, esponente della segreteria di Rifondazione comunista, che era risultata seconda dopo di lei nella circoscrizione Sud, e consentendo così al Prc di tornare ad eleggere un proprio rappresentante nelle istituzioni dopo otto anni di digiuno.

Insorge Sel rinfacciando alla Spinelli di essere venuta meno alla parola data, contrariamente a quanto fatto invece da Moni Ovadia che ha mantenuto l’impegno di rinunciare al seggio conquistato. C’è chi malignamente ipotizza che gli anatemi sarebbero venuti meno qualora la Spinelli avesse optato per la circoscrizione Sud, consentendo l’elezione di Marco Furfaro (membro della segreteria nazionale di Sel), secondo classificato dietro di lei nella circoscrizione Centro. 

Ma il partito implode poi, soprattutto, su due questioni. Il 18 giugno si registra una spaccatura in occasione del voto sul Decreto Irpef (i famosi 80 euro in busta paga per i redditi medio-bassi): nell’assemblea dei deputati di Sel prevale la linea del “sì” al provvedimento (17 a 15), con Gennaro Migliore che aveva anche minacciato le sue dimissioni da capogruppo in caso di astensione.

E la seconda tematica divisiva è quella che vede una componente del partito favorevole sia all’apertura di un dialogo con il Pd che ad una collocazione di Sel nel Pse, ed una seconda componente che vuole mantenere la linea dell’opposizione e la costruzione di una sinistra radicale (una “Syriza” italiana) nel solco tracciato con l’appoggio alla Lista per Tsipras.

Il voto in Aula sul Decreto Irpef certifica la spaccatura: il gruppo vota a favore (con un paio di astensioni: Giulio Marcon e Giorgio Airaudo) e due deputati, Ferdinando Aiello e Michele Ragosta, abbandonano Sel per passare al Pd.

Dopo il voto si materializza la scissione: si dimettono dal partito diversi parlamentari, dal capogruppo alla Camera Gennaro Migliore al vice-presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava, alla vice-capogruppo alla Camera Titti Di Salvo, alla segretaria del gruppo alla Camera Ileana Piazzoni. E pare ci sia una decina di altri parlamentari in procinto di lasciare a loro volta il partito.

Nichi Vendola parla esplicitamente di spaccatura plateale e di errore politico che «ripropone il vezzo della vita pubblica italiana di andare in soccorso dei vincitori», ribadendo la linea del partito che vede Sel all'opposizione del Governo Renzi.

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