Partiti e programmi per Roma
Solo nella simulazione teorica si presume che il consumatore conosca interamente la qualità dei prodotti sul mercato. Così, al momento del voto,a pesare nella scelta può rivelarsi decisivo la motivazione di protesta o quella dettata da reti amicali fino a logiche clientelari ineliminabili. Pesa sempre il mistero del gioco democratico dove ad ogni testa corrisponde comunque un voto, come raccontava Guareschi per descrivere la sincera fede democratica di Peppone (Giuseppe Bottazzi) assieme al dubbio che nell’urna la sua scelta fosse equiparabile a quella del noto compaesano di Brescello poco sobrio perché annebbiato dal consumo eccessivo di alcool.
Per chi volesse seriamente analizzare e conoscere i programmi su Roma, oltre i volti dei candidati, è opportuno iniziare a fare un giro sul web.
Il centro sinistra, che ha governato ininterrottamente la città dal 1993 al 2008 e poi dal 2013 al 2015, si espone con il candidato Roberto Giachetti, attuale deputato vicepresidente della Camera ed esponente della maggioranza renziana del Partito democratico. Proveniente da una formazione, riconosciuta e rivendicata, nel Partito radicale, come già l’ex sindaco Francesco Rutelli, Giachetti ha vinto le primarie nel proprio partito che lo sostiene assieme a radicali, verdi, socialisti, Italia dei valori e due liste denominate “democratici e popolari” e “Roma torna Roma”. Il programma, nella versione integrale di cento pagine e nel sunto delle 12 priorità da fare subito, si trova sul sito elettorale dove ha già indicato i nomi della giunta in caso di vittoria. Al di là dei sondaggi il Partito democratico ha una storica presenza sul territorio ereditata dalla lunga permanenza al Campidoglio e alla struttura ereditata dal Partito comunista , poi Pds e Ds, che a Roma ha formato la sua classe dirigente.
Nella coalizione che sostiene il candidato del Pd manca la componente della Sinistra Italiana che ha deciso di correre da sola per una radicale diversità di visione della città che inizia con il progressivo dissenso dal “modello Roma” promosso dal sindaco Veltroni. Alla carica di Sindaco concorre il deputato Stefano Fassina che ha lasciato il Partito democratico per una formazione politica ancora in formazione dove convivono più realtà radunate in due liste (Sinistra per Roma e Lista Civica Fassina Sindaco) riammesse in competizione dopo un ricorso amministrativo. Il programma articolato è consultabile sul sito la meglio Roma.
Sembrava che il centrodestra romano potesse arrivare unito all’appuntamento di Roma ed invece,alla fine, si è consumata la separazione tra la componente di Forza Italia che è confluita sulla lista civica di Alfio Marchini, dopo che Lega e Fratelli d’Italia hanno rotto un primo accordo sulla candidatura di Guido Bertolaso e lanciato con forza la candidatura di Giorgia Meloni, indecisa fino all’ultimo anche in considerazione del suo stato di gravidanza. La Meloni, cresciuta nelle fila giovanili di Alleanza Nazionale, esprime il sentire diffuso di una destra radicata nella Capitale ben oltre alcuni storici quartieri per intercettare il consenso popolare delle periferie. In questo senso l’accordo con Salvini rafforza questa immagine perché il leader leghista, molto presente in tv, riesce a coagulare consensi anche in aree del Paese finora estranee alla tradizionale retorica nordista. Il programma della Meloni si trova sul suo sito ufficiale anche con pillole video e in power point. Oltre a Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, l’ex ministro della gioventù è sostenuta dal Partito liberale e da due liste civiche ( Lista con Giorgia e Federazione popolare per la libertà).
Corre da solo,invece, il candidato sindaco di Casa Pound, Simone Di Stefano, che non si definisce un partito ma esprime una presenza significativa a partire da Roma come riscoperta di un fascismo originario che rifiuta catalogazioni di destra e sinistra come descrivono nel loro sito ufficiale. Le sigle dei partiti di estrema destra Forza Nuova e Movimento sociale esprimono con Alfredo Iorio un candidato autonomo per la “resurrezione di Roma”.
Un importante esponente della destra romana come l’ex presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, ha presentato una lista con il proprio nome a sostegno della candidatura “civica” a sindaco di Alfio Marchini, consigliere comunale uscente e fondatore di un movimento politico che porta il cognome dell’esponente della nota famiglia di imprenditori dell’edilizia legati tradizionalmente al partito comunista, Alfio è il nome del nonno partigiano, ma con studi presso le scuole confessionali ed elitarie della borghesia romana ed incarichi ai vertici di società di prestigio. Il suo programma esposto in 101 punti e scaricabile dal sito della Lista Marchini ha il sostegno di Forza Italia, che schiera come capolista Alessandra Mussolini, e di altre liste civiche come Roma popolare, Rete liberale, Cantiere italia e Rivoluzione cristiana.
Una sola lista sostiene il candidato sindaco Mario Adinolfi, già presidente dei giovani popolari ed ex deputato del Partito democratico, che ha fondato il movimento politico “Il popolo della famiglia” nato da alcuni partecipanti al recente family day Come Gianfranco Amato . presidete dell’associazione dei giuristi per la vita. Il programma di orientamento generale si può leggere sul sito del quotidiano web La Croce
Una sola lista, quella del Movimento Cinque stelle, sostiene la candidatura di Virginia Raggi, avvocato e consigliere comunale accreditata in vantaggio su tutti gli altri candidati sindaco secondo i sondaggi nonché vincitrice nelle simulazioni dei diversi ballottaggi. Il programma in 11 punti si trova sul sito del Movimento. Praticamente sconosciuta ai media sta attirando l’attenzione della stampa con la biografia che insiste sulla residenza nella borgata Ottavia nella zona Nord di Roma dove ha cominciato il suo impegno politico con un gruppo cresciuto rapidamente nel vuoto lasciato da storiche appartenenze, come testimoniano diversi esponenti del mondo dello spettacolo che dichiarano la propria adesione alla candidatura come segno di discontinuità e cambiamento.
La possibile vittoria su Roma potrebbe proiettare il M5S verso il governo nazionale nonostante la debolezza numerica in altre città e per questo la competizione su Roma viene seguita con interesse anche sulla stampa estera anche se il risultato del voto effettivo resta un mistero fino all’ultima scheda scrutinata e aprirà a nuovi scenari lo scelta a due del 19 giugno tenendo presente che nel precedente ballottaggio del 2013 che ha visto contrapposti Marino e Alemanno è andato a votare meno del 45 per cento degli elettori, già in bassissima affluenza al primo turno (52 per cento). Una premessa significativa della difficoltà e lontananza dalla partecipazione politica che suscita grandi interrogativi in cerca di risposte e una fragilità strutturale per ogni giunta che dovrà gestire la “Cttà eterna”.